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 2022  febbraio 07 Lunedì calendario

Monesteroli, una fogna in paradiso


Come cantava Fabrizio De Andrè: «È una storia da dimenticare. È una storia da non raccontare. È una storia un po’ complicata. È una storia sbagliata». È la storia di chi ha pensato di mettere una fogna in Paradiso. Un paradiso di nome Monesteroli, nell’estremo Levante Ligure, a un tiro di schioppo dalle celebrate Cinque Terre. Monesteroli si raggiunge via mare o attraverso una scalinata di oltre 1.200 gradini che scendono dalla collina sovrastante, passando tra boschi e vigneti per poi aprirsi in una discesa mozzafiato. I vigneti sono parte della sua ragion d’essere: nelle cantine, infatti, storicamente proprietà degli abitanti di Biassa, frazione di La Spezia, veniva vinificata l’uva raccolta, per poi essere trasportata a spalla lungo la ripida scalinata. Nel borgo non abita nessuno e le cantine sono ben conservate, anche se non più utilizzate, ma il piccolo centro viene molto frequentato soprattutto nel periodo estivo. Un borgo unico al mondo che domina il mare azzurro. Soltanto il rumore della natura, del vento e delle onde rompe il silenzio in questo luogo incantato, aggrappato alla roccia, sul filo del mare. Ben 7.845 persone lo hanno candidato tra «I Luoghi del Cuore» del Fai, il Fondo ambientale italiano. E per questo risultato il Fai ha deciso di finanziare con Banca Intesa il restauro conservativo della storica e spettacolare «Scala Grande» di Monesteroli.
Tafazzi, però, è in agguato. I borghi delle Cinque Terre hanno un problema atavico da risolvere: la depurazione delle acque nere. Oggi i liquami vengono sversati nelle acque cristalline dell’area marina protetta a soli duecento metri da riva. Con la pandemia sono arrivati i fondi Pnrr, ma per accedere ai bandi e presentare i progetti ci sono tempi stretti. Così in Iren, che gestisce le fogne delle Cinque Terre, hanno avuto una bella pensata: realizzare a Monesteroli una stazione di pompaggio e sollevamento dei liquami provenienti da Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore (per Monterosso si pensa di sfruttare il più vicino impianto di Vallesanta fra Levanto e Bonassola). Gli scarichi delle Cinque Terre arriverebbero grazie a una rete di tubature sottomarine. All’altezza di Monesteroli i liquami sarebbero pompati verso l’alto per essere convogliati all’interno di una galleria realizzata negli anni Sessanta che sbuca in località Buggi. Da qui le acque nere verrebbero convogliate al depuratore degli Stagnoni a La Spezia. Costi previsti: 35 milioni per condotte e stazione di pompaggio, 25 milioni per il rifacimento dell’impianto degli Stagnoni. Ancora nulla di deciso, per carità. E c’è chi mette le mani avanti e sostiene che quello è solo uno dei progetti allo studio. Ma i timori restano.
Che dire? La mancanza di depuratori nelle Cinque Terre (4 mila residenti «ufficiali» d’inverno, oltre 20 mila l’estate, milioni di visitatori mordi e fuggi durante tutto l’anno), luogo conosciuto e invidiato in tutto il mondo, non è più tollerabile. Ma è indubbio che il progetto dell’Iren avrebbe un pesante impatto ambientale e paesaggistico in un angolo quasi incontaminato. Basti pensare che qualche anno fa si è detto no all’utilizzo della stessa galleria per una pista ciclopedonale e un trenino elettrico proprio per evitare l’assalto del turismo di massa in una zona particolarmente delicata.
Negli anni Sessanta il tunnel fu costruito per scaricare direttamente in mare i liquami fognari della Spezia. Diciamo che non erano anni in cui la coscienza ecologica fosse di gran moda e Monesteroli era considerato un posto dimenticato da Dio e dagli uomini. Fortunatamente durante gli scavi trovarono delle sorgenti d’acqua e dovettero interrompere i lavori, chiudendo col cemento l’ingresso di Buggi. Ora c’è chi vorrebbe riaprire il tunnel facendo compiere ai liquami il tragitto inverso. Una fogna in Paradiso. Una storia sbagliata.