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 2022  gennaio 10 Lunedì calendario

Biografia di Sidney Poitier

Sidney Poitier (1927-2022). Attore statunitense. Primo nero a vincere un Oscar come miglior attore protagonista, nel 1964, per I gigli del campo. Nel 2002 ha ricevuto l’Oscar alla carriera, ricca anche di dieci Golden Globe e due Orsi d’argento. «Nato il 20 febbraio 1927 a Miami, in Florida, ma cittadino delle Bahamas, Poitier cresce a Cate Island, a 13 anni lascia la scuola per il lavoro e per aiutare la famiglia disagiata. A 16 anni si trasferisce a New York con tre dollari in tasca, fa il lavapiatti ad Harlem, dorme in un deposito di autobus e tenta senza successo l’audizione nell’American Negro Theatre. Studia recitazione, finché nel 1949, mentendo e alzando la sua vera età, debutta in Uomo bianco tu vivrai di Mankiewicz, cui seguono due titoli bollenti come La parete di fango nel ’58 di Stanley Kramer e Il seme della violenza di Richard Brooks (che lo dirigerà anche in Qualcosa che vale), con Glenn Ford insegnante in una classe di teppisti all’avvento del rock, oltre al musical di Gershwin Porgy and Bess diretto da Otto Preminger. Praticamente è la generazione di registi impegnati nella causa antirazzista in quegli anni eredi del maccartismo ma forti delle riforme kennediane, compreso Martin Ritt (Paris blues) e La vita corre sul filo di Sidney Pollack in cui condivide con Anne Bancroft una telefonata salvavita […] Poitier ottenne la tangibile complicità del pubblico liberal degli anni 60 che ne fece l’eroe di Indovina chi viene a cena? di Kramer e La calda notte dell’ispettore Tibbs con Rod Steiger, di Norman Jewison, tutti non a caso del ’67, premessa di un’epoca movimentata. Negli anni 70, perde un poco l’aureola dell’eroe della giusta causa e si lancia senza gran successo nella regia, dirigendo anche una trilogia con l’amico Bill Cosby. Riappare sugli schermi dopo 10 anni, nel 1988, in Sulle tracce dell’assassino di Spottiswoode e poi nella banda criminale dei Signori della truffa di Robinson, con Redford, in cui si confondono i ruoli di buoni e cattivi, mentre l’ultima regia è Ghost dad del ’91» [Porro, CdS]. «In La calda notte dell’ispettore Tibbs, di Norman Jewison, Poitier era un ispettore inizialmente scambiato per un malvivente, arrestato dallo sceriffo della cittadina di Sparta, nel profondo Sud degli Stati Uniti, in grado di mantenere la calma in un clima di soffocante razzismo. La battuta in cui, rispondendo allo sceriffo interpretato da Rod Steiger, chiariva la propria identità dicendo “Mi chiamano Mister Tibbs” divenne simbolo di lotta per l’uguaglianza, in un momento in cui la famiglia di Poitier era stata oggetto di minacce e intimidazioni razziste: “Portavo sulle mie spalle – aveva detto una volta l’attore – le speranze e le aspirazioni di un intero popolo. Non ho nessun controllo sui contenuti delle storie, né posso sfruttare la creatività. L’unica cosa che posso fare è rifiutare un ruolo, e lo faccio spesso”» [Caprara, Sta]. «Marciò sorridendo a fianco di Marlon Brando il giorno in cui Martin Luther King commosse il mondo con il suo “I have a dream”, e la sua presenza silenziosa e implacabile fu l’immagine più celebrata di quel giorno. Per comprendere la portata del suo carisma, basti ricordare che il giovane afroamericano protagonista di Sei gradi di separazione conquista i favori di una coppia di ricchi signori bianchi dell’Upper East Side spacciandosi per suo figlio. Quando venne onorato con il premio alla carriera dalla Film Society del Lincoln Center, fu accolto da un’interminabile standing ovation e recitò Invictus. Sembrava che William Ernest Henley avesse scritto per lui quei versi: ho visto molti occhi bagnarsi di lacrime quando ha recitato “my head is bloody but unbowed / il mio capo è sanguinante, ma indomito”, e “the menace of the years finds and shall find me unafraid. / la minaccia degli anni mi trova e mi troverà senza paura”. E concluse la poesia dando a ognuno dei presenti l’idea che stesse fissandolo negli occhi: “I am the master of my fate, I am the captain of my soul. / Io sono il padrone del mio destino, il capitano della mia anima”» [Monda, Rep]. Morto a Los Angeles. Lascia sei figli avuti da due mogli.