Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  gennaio 04 Martedì calendario

Biografia di Christian De Sica

Christian De Sica, nato a Roma 5 gennaio 1951 (71 anni). Attore e regista. Figlio del grande Vittorio (1901-1974): «Mio padre è De Chirico e io sono un pittore della domenica», e di Maria Mercader: «Una donna d’altri tempi, molto simpatica e spiritosa, completamente incosciente. I fascisti le hanno buttato giù la casa in Spagna, è andata in Francia a recitare, aveva più successo di mio padre, era molto bella, elegante. Poi mio padre l’ha chiusa in casa e lei ha vissuto tutta la vita innamorata di lui, tra il parrucchiere, le partite a carte coi miei zii e noi figli. È stata un po’ vittima. In parte è stata lei a spingere mio padre a diventare regista, anche per allontanarlo dal teatro e dalla prima moglie» [ad Arianna Ravelli, CdS].
Titoli di testa «Vorrei una famiglia larghissima, un castello dove abitare tutti quanti, un sacco di soldi, niente preoccupazioni».
Vita A due anni, «sul set del film Stazione Termini, mi scappava la popò e mi metto sul vasetto a espletare la funzione. Montgomery Clift, protagonista del film, durante una pausa prende un altro vasetto e si accuccia anche lui vicino a me, per farmi compagnia» [a Emilia Costantini, CdS]. «Solo inconveniente. Da quel giorno, se non c’era Montgomery Clift, io non facevo più popò» [a Paolo Scotti, Giornale] • Quella volta che Charlie Chaplin andò a casa sua e, assieme alla mamma, aspettarono il papà: «Avrò avuto 5-6 anni e il grande Charlot, già anziano, per intrattenermi nell’attesa, giocava con la sua bombetta. Io non sapevo chi fosse e, quando arrivò mio padre, gli dissi “c’è un vecchio scemo che gioca col cappello!”» [Costantini, cit.] • «Mio padre, nonostante avesse due famiglie, perché aveva una prima moglie e una figlia e poi me e mio fratello nati dal matrimonio con mia madre, non aveva il coraggio di dircelo. Quando avevo diciotto anni, mi chiamò mia sorella Emi, che è più grande di me e di Manuel [fratello morto d’infarto nel 2015], e mi disse: “Vogliamo conoscerci?”» • Ogni tanto quando ero piccolo spuntava una sorella o un fratello dal nulla. Al funerale di papà c’era una ragazza, la notai perché aveva un gran sederone. Quando si girò mi prese un colpo: aveva la mia faccia. Era Ines, la figlia della sarta» [a Ilaria Ravarino, Mess] • «A 12 anni pesavo 105 chili (...) È stato mio padre a rovinarmi, un uomo d’altri tempi, si mangiava tutti insieme e in tavola doveva esserci tanto cibo, dall’antipasto al dolce» [Ok Salute] • «A 18 anni facevo il cantante». Poi nel 1973 fu trombato a Sanremo con Mondo mio e tutto andò come, in fondo, doveva andare • «Mio padre era un uomo semplice. Quando io sono nato aveva già cinquant’anni e i capelli bianchi, e quindi non era un padre che con noi giocasse a pallone. Voleva che mi laureassi in Storia dell’arte. Dato che lavoravo, mi comperai una Rolls-Royce. Lui non ci salì mai perché si vergognava» • «Andava a rovinarsi ai tavoli verdi. Abbiamo spesso cercato di interdirlo, ma non fu possibile». «Meno male che mamma al casinò vinceva parecchio e sosteneva le spese del ménage familiare» • A Lettere: «Ho dato solo 7 esami: due 30 e lode e cinque 30. Per fortuna non ho continuato, sarei stato un laureato fallito» [Costantini, cit.] • «Ho avuto la fortuna di avere un padre così, e la sfortuna di essere figlio di un vecchio, frustrato nel bisogno di averlo vicino quando ho intrapreso il suo stesso mestiere. Ma ho conosciuto proprio tutti: da Chaplin in avanti (...) Basti solo la possibilità di frequentare Cesare Zavattini: non può immaginare che gioia, da adolescente, trascorrere pomeriggi interi in casa sua quando mi insegnava che l’unico libro da leggere era Il capitale» [a Paolo D’Agostini, Rep] • «Avevo 23 anni quando è morto. So bene quello che pensavano di me: “Ma che vuole questo ciccione, che si è messo in testa?”. Da ragazzo ero grasso, ho sofferto moltissimo. Poi un giorno ho deciso che dipendeva solo da me cambiare. Devo molto ad Aurelio De Laurentiis che mi ha dato fiducia e a Carlo Vanzina, che mi ha scelto per Sapore di mare. Per il resto, devo tutto a me. Il pubblico l’ho sempre sentito vicino, anche nei momenti difficili, anche quando la critica mi attaccava. Il cognome devi fartelo perdonare» [a Silvia Fumarola] • Nell’anno di Sapore di mare (ingaggio da 600 mila lire) arrivò anche l’offerta per Il conte Tacchia, con Enrico Montesano e Vittorio Gassman (ingaggio da 14 milioni di lire). Scelse il primo: «L’agente mi dice che sono pazzo. Rispondo: “La pazza sei tu, quello non farà una lira, questo avrà successo”» [ad Arianna Finos, cit] • Nel 1984 il successo con Vacanze di Natale, «quando a ridosso della fine della proiezione, dopo aver visto il numero di presenti e le risate della sala, guardai Silvia [sua moglie, ndr] e le dissi: ‘Da oggi se magna» [a Alessandro Ferrucci, Fatto] • «Io non mi sono mai montato la testa. Sono sempre stato severo con me stesso. Ma so di avere una notorietà molto forte in Italia. Molto più di tanti attori che credono di essere famosi. Ho fatto film come regista che mi hanno dato molte soddisfazioni, magari meno al botteghino. Uomini, uomini, uomini oppure Tre. Ho fatto per due anni teatro con un musical su George Gershwin. Di Vittorio De Sica non ne nascono tantissimi. Papà ha vinto quattro Oscar. Come mi posso paragonare? Ho fatto quello che sapevo fare» • «Feci la comparsa, le feste di piazza, i night, i Festival di Sanremo, la televisione. Non sono mai volgare. La parolaccia che fa ridere non è volgare. In Tutti pazzi per Mary c’è Cameron Diaz che si pettina con lo sperma. Questo è “rinnovamento comico”. Woody Allen che fa fare un pompino a una banana. Questa è “arte”. Se lo facciamo io e Boldi è terrificante volgarità. Spesso si è spinto l’acceleratore sulla cosiddetta volgarità. Ma il Paese è così. Il Paese parla in questa maniera, i ragazzi, gli impiegati, la borghesia. Tutti. E io ho sempre fatto dei personaggi che non mi appartengono, ricchi, vigliacchi, prepotenti, arroganti. L’alta borghesia è la classe peggiore nel nostro Paese. I ricchi strafottenti sono tremendi. Farli diventare simpatici è stata la mia impresa storica. Scalfari l’ho fatto piangere. A una cena gli cantai una canzone e lui si commosse fino alle lacrime. A me l’intellighentia mi ha sempre fatto vomitare, come diceva Roberto Rossellini. Ma molti intellettuali andavano a vedere i miei film e si divertivano moltissimo. Sono contento che una parte della critica si sia accorta che non siamo così cani» [a Claudio Sabelli Fioretti] • Grande successo in coppia con Massimo Boldi: «Maurizio Porro sul Corriere della Sera ha scritto che abbiamo fatto incassare più di mille miliardi in venti anni. O il Paese è completamente idiota, oppure i due idioti De Sica e Boldi non sono tanto idioti». I due hanno rotto il sodalizio dopo Natale a Miami (2005) e De Sica ha fatto coppia per alcuni anni con Massimo Ghini: «È bravissimo, capace di passare dal film sulle morti bianche alla farsa, il genere più difficile» [ad Aldo Cazzullo, CdS] • Con Boldi ci sono stati iniziali scambi d’accuse, anche a causa di un David vinto per i cinepanettoni dato al solo De Sica nel 2009 (Boldi: «Un abile salottiero. Sono stato io, quando lui era un ragazzo grassottello e sconosciuto, a dargli per primo una mano»). Dopo un periodo in cui i rapporti sembravano sereni («Con lui ricordo momenti straordinari, mai mi sono divertito come ho fatto con lui»), nel 2013 sono tornati freddi: «Mi sembra che se la canti e se la suoni da solo: è lui che ha rotto la coppia, firmando con un altro produttore perché guadagnava di più (...) Poi si è pentito e adesso vorrebbe che tornassimo insieme. Ma a fare che?» [a Paolo Mereghetti, CdS]. I due torneranno insieme nel 2018, dopo 13 anni di separazione, in Amici come prima, una commedia con degli equivoci • Come regista ha diretto tra gli altri: Ricky e Barabba (1992), Tre (1996), Simpatici e antipatici (1998) e The Clan (2005). Quest’ultimo «non è andato male: è andato malissimo. Da allora nessuno mi ha più dato fiducia come regista» (a Mereghetti, cit.) • Nel 2006 in teatro protagonista di Parlami di me, spettacolo firmato da Maurizio Costanzo ed Enrico Vaime da cui nel 2008 è tratto l’omonimo film per la regia del figlio Brando • Sempre nello stesso anno l’autobiografia Figlio di papà (Mondadori), «un libro strepitoso, che riscatta un’esistenza e una carriera, se c’era bisogno di riscattarle» [Edmondo Berselli, Esp]. Il libro è concepito come un varietà «ma con pagine acute e struggenti sul padre Vittorio, su Zavattini, su Rossellini (...) su Sordi (...) e la grande Italia che c’era una volta» [Curzio Maltese, Rep] • In tv ha recitato, tra le altre, nella fiction Rai Lo zio d’America (di Rossella Izzo, due stagioni 2002-2006 con Lorella Cuccarini) • Per due anni (2009-2011) ha fatto coppia con Belén Rodriguez in una serie di spot televisivi della Tim • Del 2013 Il principe abusivo (2013, di e con Alessandro Siani, che nel 2015 è diventato anche uno spettacolo teatrale), in Colpi di fortuna (Neri Parenti, 2013) e ne La scuola più bella del mondo (Luca Miniero, 2014). Nel 2015, dopo una pausa di un paio di anni, è tornato al cinepanettone con Vacanze ai Caraibi (Neri Parenti): «Quando il regista Neri Parenti me l’ha proposto, ho gridato al telefono: “Sì!”». In tv nella miniserie diretta da Pupi Avati Un Matrimonio. Nel 2012 e per quattro edizioni è stato giurato del programma Tale e Quale Show di Raiuno; nel 2015 conduttore di Striscia la notizia accanto a Michelle Hunziker • Il film Vacanze di Natale a Cortina (Neri Parenti 2011), ventiseiesimo cinepanettone consecutivo e a detta di molti l’ultimo della serie storica, gli è valso l’entrata nel Guinness dei primati per la longevità. Altri premi vinti: un David in coppia con Boldi (2000), un Nastro d’argento nel 2010 come migliore attore protagonista per Il figlio più piccolo (Avati 2010), Telegatto come miglior attore (2007) e svariati Biglietti d’oro, i premi del botteghino • Con Colpi di fortuna è scaduto il contratto con il produttore Aurelio De Laurentiis: «Per trent’anni ho fatto sempre lo stesso film, con le stesse battute» [a Paolo Mereghetti, cit] • Altri film: Il figlio più piccolo (Pupi Avati 2010, il suo primo ruolo drammatico); The tourist di Florian Henckel von Donnersmarck (2010, con Johnny Depp e Angelina Jolie); il prequel del capolavoro di Monicelli Amici miei – Come tutto ebbe inizio (Carlo Vanzina 2011); Buona giornata (Neri Parenti 2012) • Nel gennaio 2013 ha debuttato in Cinecittà, musical dedicato al cinema, e ha trattato i diritti del film francese Quasi amici, che vorrebbe fare a teatro con Alessandro Siani: «Io sarò il ricco paraplegico e lui il mio inaffidabile badante» • Poi ci sono stati: La scuola più bella del mondo (Miniero, 2014), Vacanze ai Caraibi (Parenti, 2015), Fräulein - Una fiaba d’inverno (Carone, 2016), Poveri ma ricchi (Brizzi, 2016), Poveri ma ricchissimi (Brizzi, 2017) • In Sono solo fantasmi (2019) recita per la regia del figlio Brando. Nel 2020 è al cinema con La mia banda suona il pop e il 13 dicembre dello stesso, con Boldi, è In vacanza su Marte. Da ultimo Chi ha incastrato Babbo Natale? con Alessandro Siani.
Amori È sposato con Silvia Verdone (sorella di Carlo): «Ci siamo innamorati quando lei aveva 14 anni e io 21. Frequentavo casa Verdone perché ero compagno di banco di Carlo. Ho fatto a botte con lui prima di fidanzarmi perché diceva che Silvia era una ragazzina e la dovevo lascia stà» • «I primi tempi in cui ero fidanzato con Silvia: facevamo la fame ed era lei a portare i soldi a casa, pagava l’affitto della casetta in cui vivevamo, perché io, nelle prime apparizioni cinematografiche, guadagnavo pochissimo» [a Emilia Costantini, cit] • «Io e Silvia siamo sempre stati come un bulldozer e abbiamo superato tutto insieme» • Due figli: Brando, attore e regista (È felice che qualcuno in famiglia segue la sua strada? «Molto. A casa nostra è come nelle cioccolaterie: qui si fa il cinema dal 1901» [ad Alessandra Luppoli, Libero]), e Maria Rosa, amante dell’arte e proprietaria di un atelier di moda. Quattro grandi amici: l’attore Paolo Conticini («era un giocatore di pallone del Pisa e aveva una palestra. Gli feci un provino e capii che funzionava benissimo»); Antonio Gallo, «mio compagno di banco dal ’58 e ora direttore di produzione»; il cognato Carlo Verdone, conosciuto ai tempi del liceo; il cantante Renato Zero, che lo conosce da quando aveva 17 anni: «Gli riconosco una grande qualità: è sempre stato Christian; non è mai stato De Sica» (ad Aldo Cazzullo) [Cds 23/9/2010] • Prima di fidanzarsi con Silvia, «So’ stato in Venezuela a fare il cameriere. Ho conosciuto la figlia di un presentatore televisivo, il Mike Bongiorno del Venezuela, che poi stava per diventare presidente, ma l’hanno ammazzato (...) Mi fidanzai con la figlia, firmai un contratto e dopo 5 mesi avevo una villa con le guardie del corpo, ero ricchissimo» (a Carlo Antonelli) [Rol 3/2010] • «Ava Gardner si invaghì di me. Avevo 17 anni, lei 40, ero a casa sua (...) Ubriaca mi portò nel suo ufficio, voleva ballare per me. Che donna meravigliosa» [Cds 2/11/2008] • Da giovane ebbe anche un breve relazione con Isabella Rossellini.
Politica «Quando ho fatto la pubblicità col vigile Persichetti, su un giornale mi hanno dato del fascista. A me, che sono sempre stato di sinistra, con un padre di sinistra, culo e camicia con Zavattini» (a Berselli, cit.) • «Io sono nazionalpopolare. Un attore davvero amato non dovrebbe dichiarare il proprio voto: appartiene a tutti» (ad Aldo Cazzullo, Cds] • «Ho votato Grillo. Non per convinzione, ma non avevo mai votato in vita mia perché avevo la cittadinanza francese. Era la prima volta, e ho votato lui perché gli altri mi facevano paura. Ma non mi ha fato ridere» [ad Alessandra Mammì, Esp].
Curiosità Nel 2000, durante i festeggiamenti del capodanno a Cortina, la scheggia di un petardo gli finì nell’occhio: «Mi è parso di morire, ho avuto nove interventi, il distacco della retina, un nodo di plastica nel cavo oculare, il taglio del trigemino, non avevo più il canale lacrimale (…) Mentre mi somministravano la morfina per operarmi, ho provato un gran piacere muovendo i piedi sulla lettiga, una sensazione quasi di orgasmo. Strana la vita, eh?» [a Rodolfo Di Giammarco) [Rep 14/6/2009] • «La cosa che mi infastidisce di più è aspettare. Io sono molto puntuale» [N20 17/6/2010] • Ramón Mercader, zio di sua madre, fu l’agente segreto spagnolo che uccise Lev Trotskij: «Era zio di mia madre. Non proprio il tipo che inviti al pranzo di Natale. Era un aristocratico che a un certo punto è andato in Russia ed è diventato comunista. Poi l’hanno mandato in Messico ad ammazzare Trotskij. Ci hanno fatto anche un film: con Richard Burton che faceva Trotskij e Alain Delon nella parte di mio zio. Dopo l’omicidio in Russia, prima gli hanno fatto tutti gli onori, poi volevano ammazzare pure lui. Mia madre ci rideva su, diceva: “Non mi contraddite perché c’ho uno zio assassino”...» (a Ravelli, cit.) • «Siccome ho le mani bucate, io i soldi neanche li vedo e mia moglie mi dà la paghetta» • Ex fumatore, ha smesso nel 2010 ingrassando «di 12 chili. Il costume per Amici miei pesava 40 chili» [a Daria Bignardi a Le invasioni barbariche, La7] • Di scarpe porta il 44 • Tifo Laziale dai tempi di Vacanze in America, film diretto dai Vanzina nell’85 in cui interpretava don Buro, arbitro di un Roma-Juve in terra straniera, «imparzialissimo, so’ daa Lazio, ve odio a tutte e due»: «Quando il film uscì nelle sale, si convinsero tutti che fossi un tifoso laziale. In realtà a me del calcio importava poco, ma la cosa mi fece ridere e col passare degli anni sono diventato un simpatizzante. Pure del Napoli, per colpa di De Laurentiis» • Oggi vive a Roma, zona San Saba, al primo piano di un villino con «molti quadri, da collezionista non improvvisato». Per muoversi in centro utilizza un’auto elettrica Renault, modello Twizy.
Frasi «Il film di Natale è uno dei più difficili da fare. Intanto perché se reciti l’Amleto ne vieni fuori anche se sei un attore modesto, perché dietro hai Shakespeare. Qui no: se c’è un cane, il film proprio non funziona» • «Non basta essere figlio di De Sica per saper fare Ladri di biciclette. Se avessi seguito quel filone sarei stato un fallito» • «Ho una faccia padronale, da stronzone. Non a caso ho cominciato a lavorare con i dialetti. Quando arriverò ai 60, e ormai non manca molto, mi resteranno, come diceva papà, solo due ruoli: il generale in pensione e il cardinale» • «Ho festeggiato i miei primi 18 anni, gli altri 42 sono solo di esperienza» (al suo sessantesimo compleanno) • «Io faccio il borghese, anche perché fisicamente devo fare per forza il borghese. Non posso fare l’operario. Ho questa faccia qua, sono alto. Posso fare l’architetto, il dentista. Poi da vecchio farò l’aristocratico, il cardinale, come faceva mio padre» [a Michele Masneri, Studio] • «Sono passato da ricco vero – di quelli che la gente ammirava quando giravano con i macchinoni in centro – a povero. (...) Una volta ci mandavano a prendere in automobile per portarci in tv, adesso a Tale e Quale Show vado in Lambretta» [a Marina Cappa, Vanity] • «Pensate che c’è perfino un Christian De Sica fan club alla Bocconi di Milano, non scherzo, esiste davvero e ha 1.500 soci. Quando l’ho detto alla mamma, lei ha borbottato: saranno 1.500 deficienti» • «Non so se sono un grande attore, però mi sento amato».
Titoli di coda «Vorrei morire giocando con il trenino elettrico. Mi sento giovane» [a Carola Uber, Chi].