18 gennaio 2022
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Biografia di Fabrizio Viola
Fabrizio Viola, nato a Roma il 19 gennaio 1958. Manager. Amministratore delegato e direttore generale di Banca Monte dei Paschi di Siena dal 2012 al 2016.
Titoli di testa «Mi piace l’idea di essere imprenditore di me stesso»
Vita Maturità classica all’Istituto Tito Livio di Milano, laurea in Economia alla Bocconi (ex allievo di Mario Monti). Primo impiego nel 1987 nel gruppo Imi, dal 1990 al ’95 a fondiaria Assicurazioni, alla Banca Popolare di Milano dal ’95 al ’99 (vice direttore generale), dal ’99 al 2001 alla Banca Popolare di Vicenza (vice direttore generale), dal 2001 al 2008 ancora alla Banca Popolare di Milano (direttore generale) e dal 2008 al 2011 alla Banca Popolare dell’Emilia Romagna (amministratore delegato) •
Nel 2011, al culmine della crisi dell’istituto, il bilancio del Monte Paschi di Siena registra una perdita di 4,6 miliardi. Viola e Profumo cercano di fare pulizia e scoprono, in una cassaforte, i contratti sui derivati con Nomura. Immediata una rettifica del «buco» per altri 730 milioni, ma con una scelta contabile che porterà la Consob, all’inizio dello scorso anno, a imporre la riscrittura di tutti i bilanci a partire dal 2009 [Francesco De Dominicis, Libero] • La sua nomina al vertice di Mps è voluta soprattutto da Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Associazione delle fondazioni e casse di risparmio • Nominato direttore generale di Mps il 12 gennaio 2012, diventa anche amministratore delegato in concomitanza con l’arrivo di Alessandro Profumo alla presidenza della banca (aprile 2012) • Nel giugno 2012 Viola e Profumo presentano un piano di ristrutturazione triennale che prevede il ricorso ai Tremonti bond per 3,4 miliardi, il taglio dei costi operativi da 3,5 a 2,9 miliardi e il taglio dei costi del personale da 2,19 a 1,89 miliardi, con 4.600 esuberi tra chiusura di 400 filiali, pensionamenti, rami in uscita (come la cessione di Biverbanca e dei suoi 700 lavoratori a Cassa di Asti, per 200 milioni) e l’esternalizzazione dei servizi informatici del Consorzio Mps • Il governo Monti mette a disposizione 3,9 miliardi di Monti bond (teoricamente restituibili in azioni Mps, così come il pagamento degli interessi, a salire dal 9 fino al 15%), in parte per rimborsare i Tremonti Bond (1,9 miliardi) e in parte per sostenere il piano di rilancio. L’emissione di Monti bond viene approvata dalla Banca d’Italia nel gennaio 2013 e confermata dal Tar nel febbraio, dopo un ricorso del Codacons • I conti del primo semestre 2013 evidenziano una perdita netta di 380 milioni di euro, in calo del 75,5% rispetto al rosso di 1,552 miliardi dell’anno precedente • Nella proprietà, la Fondazione è già scesa del 60% al 30%, ma soprattutto non ha più le risorse per sostenere il rilancio della banca. Per cui nel luglio 2013 un’assemblea straordinaria di Mps approva l’abolizione dell’articolo 9 dello Statuto, che esclude per i soci privati di poter superare il 4% del capitale. Di fatto un’apertura all’ingresso di nuovi investitori, auspicata a più riprese da Viola e Profumo (contrario solo lo zoccolo duro cittadino perché l’arrivo di un socio forte equivale alla fine della senesità del Monte) • Il 4 marzo 2013 c’è un giro di posta tra Viola e David Rossi, capo della comunicazione che morirà due giorni dopo, precipitando da una finestra laterale della sede centrale di Mps in piazza Salimbeni. In una di queste mail Rossi avrebbe scritto: «Stasera mi suicido, sul serio. Aiutatemi!!!». Tuttavia, secondo la polizia postale questa mail apparentemente inviata il 4 alle 10.13, sarebbe stata creata alle 11.41 del 7 gennaio, il giorno dopo la morte di Rossi. Ascoltato dai magistrati senesi Viola ha detto: «Non ricordo di aver ricevuto questa mail delle 10,13 nella quale Rossi annunciava la sua volontà suicidaria ma riconosco tutte le altre mail scambiate con lui quel giorno» [Fraschilla, Espresso] • Sempre nel 2013 Profumo e Viola denunciano perdite per 700 milioni nascoste dietro una contabilizzazione non corretta di alcune operazioni di finanziamento a lungo termine in Btp realizzate con Deutsche Bank (Santorini) e Nomura (Alexandria). Tali contratti vengono denunciati come derivati ma, anche sulla base di un parere di Banca d’Italia, Consob e Ivass, vengono mantenuti in bilancio, come avevano fatto Mussari e Vigni, «a saldi aperti» ovvero come prestiti e acquisti contemporanei e non «a saldi chiusi», cioè come derivati [De Rosa, CdS] • Il 16 luglio 2013 il commissario europeo per la Concorrenza Jacquin Almunia scrive una lettera al premier Enrico Letta in cui esprime la sua preoccupazione per la stabilità di Monte Paschi e boccia come «insufficiente» il piano di ristrutturazione, indicando sei punti critici, tra cui la mancata riduzione dei costi, l’eccessiva esposizione ai titoli di Stato e gli stipendi dei manager troppo alti. Se non saranno compiute al più presto le adeguate modifiche, scrive Almunia, l’Ue aprirà una procedura d’infrazione. Così a ottobre 2013 il cda della banca approva un nuovo piano di ristrutturazione: aumento di capitale, taglio sul costo del personale, chiusura di centinaia di filiali e un tetto agli stipendi dei manager di 500 mila euro netti l’anno. Nel 2012 Viola ha incassato 1,5 milioni di euro lordi • Con questo piano «la Fondazione riesce a recuperare un patrimonio netto di circa 500 milioni e partecipa pro quota al nuovo aumento di capitale da 5 miliardi di giugno 2014, con cui Profumo e Viola provano a mettere in sicurezza i conti del Monte e si procurano i mezzi per rimborsare i 4 miliardi di Monti bond ricevuti dallo Stato che intanto aveva convertito in azioni una parte degli interessi maturati (a un tasso intorno al 9%), diventando con il 4% il singolo maggior socio della banca» [Peruzzi, S24] • Il 7 settembre 2016 il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il primo socio della banca, chiama Viola che l’8 rassegna le sue dimissioni. «“Alla luce delle perplessità espresse da alcuni investitori in vista del prossimo aumento di capitale e d’accordo con la Presidenza del Consiglio, riteniamo opportuno che lei si faccia da parte”. È il racconto che Fabrizio Viola fa ai consiglieri d’amministrazione di Mps della telefonata ricevuta dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan […] Sullo sfondo ci sono le tensioni ripetute con Jp Morgan. La banca d’affari Usa, consulente di Mps dal giugno scorso, che in tutta questa vicenda ha assunto un ruolo sempre più preponderante» [Paolucci, Sta] • «Renzi, in seguito a un incontro con Jamie Dimon, numero uno mondiale di Jp Morgan, aveva deciso che Mps avrebbe affrontato un nuovo aumento di capitale garantito dagli americani. Ma per presentarsi agli investitori il Monte aveva bisogno di un nuovo management, e quindi via Viola e dentro Marco Morelli. La mossa fu talmente violenta che il successore di Profumo alla presidenza, Massimo Tononi, sbatté la porta e si dimise pure lui, in disaccordo con Padoan. L’aumento di capitale poi fallì, a fine 2016, insieme al governo Renzi, e Padoan dovette salvare dal tracollo il Monte nel luglio 2017 con 5,4 miliardi di soldi pubblici» [Pons, Rep] • «Difficilmente qualcuno - non certo gli azionisti - gli erigerà “una statua equestre”, come suggeriva in agosto (del 2016, ndc) il presidente Massimo Tononi, che ha poi lasciato l’incarico proprio in dissenso con il Tesoro, che a settembre aveva chiesto la testa del banchiere su stimolo di Jp Morgan, con cui Viola era entrato in rotta di collisione. Ma nessuno può negare che ci abbia provato strenuamente, ottenendo qualche risultato - come un taglio dei costi superiore alla media, la normalizzazione dei rischi finanziari, il ritorno a timidi utili trimestrali dopo anni di rossi miliardari - senza il quale il Monte potrebbe stare pure peggio» [Greco, Rep] • Viola è stato liquidato con 3,1 milioni di euro • «La mia prossima avventura professionale? Certo non un’altra banca da ristrutturare» (settembre 2016) • Il 6 dicembre 2016 Viola è nominato amministratore delegato della Banca Popolare di Vicenza; nelle stesse ore viene cooptato anche nel consiglio di amministrazione di Veneto Banca, con lo scopo di preparare la fusione dei due istituti bancari in crisi • «Ora Viola è tornato sui suoi passi, con un bagaglio di esperienze che pochi colleghi hanno maturato nella gestione dei riassetti bancari. Dovrà rioccuparsi di tagli e sinergie industriali, di crediti inesigibili e chiusure di agenzie, di rischi legali immensi da rendere omogenei e gestire mettendo al riparo le attività “buone” di Veneto e Vicenza per renderle investibili e poi partire verso nuove richieste di capitale agli investitori (o allo Stato, se i privati saranno sordi). Sembrano ricorsi della sua storia recente. Facendo la spola tra Milano, Vicenza e Montebelluna, Viola avrà però un’occasione d’oro per curare, oltre alle banche venete, le cicatrici che gli ultimi anni senesi hanno inferto a un percorso passato per quasi tutti i poli finanziari nostrani (ci sono stati anche Imi, Fondiaria, Bper); facendogli perdere il buon umore, ma mai la bonomia e un’affabilità non comune di banchiere dal volto umano» [Greco, Rep] • Il 23 giugno 2017 la Banca Centrale Europea accerta che la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono in dissesto o a rischio di dissesto. Il 25 giugno 2017 il Governo Gentiloni approva il Decreto-legge n. 99/2017, che dispone la liquidazione coatta amministrativa delle due banche; Viola figura fra i commissari liquidatori di entrambe [wikipedia] • Il 28 aprile 2018, il gip Livio Cristofano rinvia a giudizio Alessandro Profumo e Fabrizio Viola con le accuse di aggiotaggio e di falso in bilancio per la contabilizzazione a bilancio dei derivati Santorini contratto con Deutsche Bank, e di Alexandria con la giapponese Banca Nomura: «Secondo i pm, Profumo e Viola non sarebbero stati da processare perché avrebbero agito senza intenzione di falsificare i conti (tra il 2011 e il 2014) e occultare le perdite, anche perché avrebbero indicato gli effetti contabili dei derivati in maniera pro-forma nei bilanci, quindi senza intenzione di ingannare il mercato. Diversa la lettura del Gip che ieri li ha rinviati a giudizio. Il processo inizierà il 17 luglio» [De Rosa, cit.] • Il 15 ottobre 2020 il tribunale di Milano condanna in primo grado Profumo e Viola a sei anni di reclusione e al pagamento di una multa di 2,5 milioni di euro ciascuno • Stando ai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Milano c’è stato “dolo” e l’intenzione di “inganno” da parte del management di Mps imputato per le false comunicazioni sociali e l’aggiotaggio finalizzato a “rassicurare il mercato in vista dell’incetta di denari che si sarebbe da lì a poco perpetrata con gli aumenti di capitale”» [Rep] • Nel maggio del 2021 i legali di Alessandro Profumo e di Fabrizio Viola hanno presentato ricorso chiedendo alla Corte di Appello di Milano «una sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste, o per non aver commesso il fatto», e «l’annullamento della sentenza di primo grado» [Il Giorno] • «La condanna aveva sorpreso non solo gli imputati ma anche le Autorità di Vigilanza e gli addetti ai lavori, che mai avevano disapprovato le scelte operate dai due banchieri durante il loro mandato. Sorpresa anche la Procura di Milano che in più di una occasione si era espressa per l’assoluzione» [Tag43] • Nel 2020 è stato ad di Depobank • Oggi è presidente della nuova società di consulenza Cap Advisory • Sposato con figli • Tifa Milan
Titoli di coda «Con le banche per ora ho chiuso. Per ora preferisco mettermi in proprio e fare l’advisor»