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 2022  gennaio 26 Mercoledì calendario

Biografia di Vincenzo Mollica

Vincenzo Mollica, nato a Formigine (Modena) il 27 gennaio 1953. Giornalista. Scrittore. Disegnatore. Nei suoi 40 anni in Rai – dal 25 febbraio 1980 al 29 febbraio 2020 – ha avuto 27 direttori, raccontato 39 Sanremo «e l’ultimo in ologramma», 37 Festival di Venezia e 30 Oscar. «Vincenzo Mollica il primo giornalista Rai a mandare in onda, nel 1980, in un Tg1 delle 20, un servizio su Pippo, a doppiare un cartone Disney, Chien Po, in Mulan, il primo a intervistare Fabrizio De André dopo sette anni di silenzio, quando uscì Le nuvole, nel 1990 […] È stato con buona probabilità l’uomo che ha detto più volte “bellissimo” nella sua vita, cosa che gli è valsa accuse di buonismo, perbenismo, cerchiobottismo, accuse che, a un certo punto, per non faticare troppo, qualcuno [Aldo Grasso, ndc] ha riassunto in una sola parola: mollichismo. Poi vennero gli odiatori e il mollichismo diventò rivoluzionario, come ha scritto l’Huffington Post» [Simonetta Sciandivasci, Il Foglio]. È stato anche il primo giornalista della tv di Stato ad aprire un sito, gestito insieme al giornalista Rai Riccardo Corbò. Era il 2001. Ha scritto libri, poesie, favole e ha curato programmi televisivi di successo; ha incontrato tutti i grandi della storia del cinema, del fumetto e della musica leggera.
Titoli di testa Vincenzo Mollica confida che uno dei suoi sogni proibiti è quello di «finire in un uovo per mangiarlo da dentro» [Corbi, Sta].
Vita Nato nel 1953 a Formigine - un piccolo paese in provincia di Reggio Emilia - figlio unico di Pasquale Mollica e Afra Malagoli, Vincenzo lascia l’Italia quando ha appena tre mesi. Trascorre l’infanzia in Canada [Chiara Dalla Tommasina, IoDonna].
Che ricordi ha di quegli anni?
«Nonna Noemi che dava da mangiare agli scoiattoli, prima di tutto. Lei aveva questo nome splendido, raro, che è rimasto solo suo, per me, finché non è arrivata la cantante Noemi. Ricordo la tv, che laggiù trasmetteva già 24 ore su 24, la guardavo a colazione, appuntamento fisso con Braccio di Ferro. Quando ci trasferimmo in Italia, dovetti abituarmi al fatto che le trasmissioni cominciavano alle cinque del pomeriggio. Ci misi un po’» [a Simonetta Sciandivasci, Foglio] • Torna in Italia – a Motticella, in provincia di Reggio Calabria – a sette anni • Ha problemi alla vista: «Se ne accorse la mamma. I miei genitori mi portarono da un oculista in Calabria. Avrò avuto 7-8 anni. Origliai la sentenza da dietro la porta: “Diventerà cieco”. Da quel momento adottai una tecnica: imparare a memoria tutto quello che mi circondava, in modo da ricordarmene quando sarebbero calate le tenebre. Come mi ha detto Andrea Bocelli, abbiamo avuto la vista lunga» [a Stefano Lorenzetto, CdS] • Frequenta il liceo a Locri, l’università a Milano e si laurea a Urbino [Dalla Tommasina, cit.] • «Paperino è stato il compagno di scuola con cui sono cresciuto, un amico vero, di quelli che non ti abbandonano mai, che sono sempre al tuo fianco senza mai prevaricare e che vogliono solo regalarti una risata, un momento di amicizia autentica. Sono personaggi dell’immaginazione, ma ci fanno compagnia come gli amici veri in carne e ossa» [ad Antonio Sanfrancesco, illibraio.it] • «Dal 1977 lavoravo a Tele Amiata, emittente di Montepulciano» • Diventa professionista nel 1979: «Nuccio Fava e Albino Longhi, l’unico ad aver guidato per tre volte il Tg1, mi segnalarono a Emilio Rossi, il primo direttore, gambizzato dalle Brigate rosse. Mi convocò per un colloquio. Aveva idee futuribili sulla tv. Mi assunse il 25 febbraio 1980. Due giorni dopo prese Enrico Mentana» [a Lorenzetto, cit.] • «Uno dei vantaggi dei figli unici, sai qual è? Che possono scegliersi dei fratelli. Ecco, io mi sono scelto Enrico Mentana come fratello. È il più bravo di tutti, ha una memoria straordinaria e un’ironia festosa e ogni volta che lo incontro vedo un bel momento di giornalismo alto e di intelligenza bella» • Prima intervista «con il Dalai Lama. Ero appena stato assunto in Rai con Enrico Mentana, e ci spedirono entrambi agli Esteri per farci le ossa: eravamo i più giovani. Mi mandarono al Grand Hotel per questa conferenza stampa in cui il Dalai Lama fece i suoi discorsi pacifisti, ma io ottenni anche l’intervista. Quando tornai tutto contento da Ottavio Di Lorenzo lui mi spense: “Bene, fai un minutino per la notte”» [Serra, CdS] • Suo padre, Pasquale, lavorava nella segreteria del leader dc Benigno Zaccagnini. Entra in Rai in quota democristiana? «Entro in quota Emilio Rossi, veramente. Voleva puntare sui giovani, svecchiare» [a Concetto Vecchio, Cds] • Nel 1980 «proposi a Emilio Rossi, un servizio su Pippo. Lui pensava mi riferissi a Baudo. Mi chiese il motivo e gli dissi che secondo me Pippo è un filosofo, al pari di Poldo Sbaffini di Braccio di Ferro o Woodstock, la mitica spalla di Snoopy. Tutti personaggi filosofici, non certo comprimari. Lo volle prima vedere e gli piacque talmente tanto che lo inserì nel Tg1 delle 20. Per la prima volta nella storia della Rai un personaggio dei fumetti arrivava nel telegiornale dell’ora di punta. Dopo ho cominciato a fare servizi su tutta la famiglia Disney, Corto Maltese, i personaggi di Milo Manara, Guido Crepax, Andrea Pazienza e Dino Battaglia. Fu quasi naturale arrivare a un altro primato […] Il primo speciale nella storia della televisione italiana dedicato ai fumetti l’ho realizzato io per il Tg1. Andò in onda nell’aprile del 1983 e s’intitolava Letteratura disegnata. Il titolo me lo suggerì Hugo Pratt, che ci teneva particolarmente a questa definizione» • «Quando iniziai al Tg, mi dissero che la mia voce non era adatta a leggere i servizi, che era “a chioccia”, cioè da gallina, quindi mi chiesero di prendere lezioni per migliorarla. Io mi rifiutai, spiegai che se avessi corretto una cosa per me così naturale, avrei fatto pessimi servizi in cui mi sarei concentrato sempre su come dicevo le cose anziché su cosa dicevo, e, forzando la mia natura, sarei risultato inautentico. La mia voce, negli anni, è diventata il mio marchio di fabbrica» [a Sciandivasci, cit.] • Nel 1981 il primo Sanremo: «Fu l’anno in cui vinse Alice, con Per Elisa» • Nel 1982 la prima volta al festival del cinema di Venezia: «Credevo dal 1983. Invece alle Teche Rai hanno trovato un mio servizio del 1982, che avevo rimosso: le Teche non mentono mai» • Del 1989 la sua prima volta agli Oscar: «Vinse Peppuccio Tornatore con Nuovo Cinema Paradiso. Andai a Los Angeles con Lello Bersani, il più grande cronista di spettacoli di sempre» [Vecchio] • «Un giorno Lello Bersani, il primo cronista ad aver raccontato il mondo dello spettacolo al telegiornale, mi mise in mano la sua agendina: “Vedo in te il mio erede. Copia i nomi che ti servono”. Li trascrissi tutti sulla rubrica che uso ancor oggi. Morti inclusi, da Roberto Rossellini a Totò: non si sa mai. Infatti, il giorno che dovetti fare un servizio su Anna Magnani, chiamai il numero dell’attrice scomparsa e rispose il figlio Luca» [a Lorenzetto, cit.] • Enzo Biagi la volle a Linea diretta. «Unico requisito: la mia giovane età. Quello che so, lo devo a lui. Era uno specialista nell’insegnarti senza insegnare. Il primo incarico fu intervistare Paulette Goddard. Mi diede un numero di telefono. Rispose una donna, credevo fosse la colf: “Di che vorrebbe parlare con la signora Goddard?”. E io: di Tempi moderni, di Charlie Chaplin. Chiacchierammo per un po’. Alla fine m’impietrì: “Non do interviste, il signor Biagi lo sa”. Andai da Enzo con le orecchie basse: è stata lei a fare il terzo grado a me, dice che non parla con i giornalisti e che la cosa ti è nota. “Certo”, rispose Biagi, “ma nelle interviste bisogna cominciare da Dio. A scendere si fa sempre in tempo”» [a Lorenzetto, cit.] • Nel 1989 ottiene, dopo sette anni di silenzio, un’intervista a De André: «Mi rispose di mandargli le domande, cosa che mi parve curiosa ma che, diligentemente, assecondai. Mi chiamò dopo un mese e mezzo e mi disse di andare da lui in Sardegna, dove rimasi per giorni, per un servizio di dieci minuti. Andammo al mare, in montagna, a casa sua, e quando cominciammo l’intervista, ricordo che mi raccomandò di fargli le domande nella stessa sequenza in cui gliele avevo mandate e, soprattutto, di usare le stesse parole che gli avevo scritto. Dopo pochi minuti, la macchina da presa si ruppe e mentre l’operatore la rimetteva a posto, lui mi ripetè tutto il tempo: fammi le stesse domande con le stesse parole. Aveva mandato a memoria tutto, domande e risposte, perché per lui quell’intervista era importante, voleva che rimanesse, mi raccontò di averla studiata a lungo, di aver scelto le parole con grande cura» [a Sciandivasci, cit.] • Ha mai pensato di lasciare la Rai? «Me lo chiese Mentana, quando lasciò la Rai per fondare il Tg5. Mimun e Sposini avevano già accettato. Io mi confrontai con Rosemarie, poi con Fellini e Arbore. Tutti mi dissero la stessa cosa: devi fare quello che ti senti. Ci pensai una notte intera e decisi di restare, perché per me il Tg1 non è mai stato un luogo di lavoro, ma un sentimento» [Elvira Serra, CdS] • Nel 1995, su Topolino è Vincenzo Paperica, con sedici apparizioni in camicia rosa, jeans e becco giallo. Il primo a ritrarlo con un becco fu Andrea Pazienza [Sciandivasci, cit.] • «Il solo fatto di poter stare al fianco di Paperino, in una storia a fumetti, mi emoziona profondamente». I fumetti più belli che lo ritraggono nelle vesti del papero Paperica sono stati raccolti in un volume celebrativo nel 2020, Paper show (Giunti) • «Una volta stavo tornando da Venezia a Roma e in aereo, accanto a me, c’era una bambina che tirò fuori il numero di Topolino con l’episodio di Paperino e Vincenzo Paperica alla Mostra del Cinema di Venezia intitolato Pedate da star. Rideva tantissimo, alla fine le chiesi se gli era piaciuto e mi disse di sì: “Ma lo sai che Paperica sono io?”. Dopo avermi guardato con perplessità replicò: “Tu non puoi essere Paperica”. All’uscita mi chiese il nome. Le dissi: “Sono Vincenzo Mollica”. E lei se n’è andò tutta contenta: “Allora lo vedi che non sei Paperica?”» [a Sanfrancesco, cit.] • «Quand’era direttore del Tg1, Clemente Mimun mi aveva chiesto di diventare il vice. Ho rifiutato perché quello che mi piaceva fare era il cronista» [ad Alberto Mattioli, Sta].
Sanremo L’edizione di Sanremo del 1999 «fu l’unica in cui cantai durante l’intervista a Gorbačëv, uno dei superospiti di quell’anno» • Mi spiega perché le piace tanto Sanremo? «È una festa nazionale, come il 2 giugno. Unifica l’Italia. Lo guardano anonimi e vip. Luchino Visconti andava a vederlo con la Magnani a casa di Lello Bersani» [a Lorenzetto, cit.] • Il Festival di Sanremo più bello? «Tutti, ogni edizione è come un libro nuovo che si apre. Forse, però, quello in cui Vasco cantò Vita spericolata: lo aspettavano per le prove e arrivò con abbondante ritardo... Andavo a Sanremo anche per il Club Tenco, dove feci l’incontro sfolgorante con Francesco Guccini. E lì organizzai una mostra in cui la musica incontrava i fumetti. La intitolai Do Re Crack Gulp, dove il crack non era la droga, ma il suono onomatopeico che Hugo Pratt assegnava al fucile che sparava. Da lì nacque il nome della mia rubrica al Tg1: DoReCiakGulp!» [a Elvira Serra, cit.]. DoReCiakGulp! È andata in onda dal 20 gennaio 1998 al 29 febbraio 2020. Sue anche le trasmissioni Prisma, Taratatà, Sviste e Per fare MezzanotteIl Festival di Sanremo più bello? «Sanremo va bene anche quando va male. È come la festa del Patrono: una festa, appunto» • Il Festival di Sanremo più bello? «L’ultimo. Il sentimento di amicizia tra Fiorello e Amadeus è stato toccante. Amadeus è riuscito nell’impresa di far fare a Rosario quattro serate. E poi mi hanno fatto un regalo festeggiandomi, prima loro all’Ariston e poi i colleghi in Sala stampa. Momenti bellissimi» [a Mattioli] • «Mi sono amminchioluto, come direbbe il mio amico Fiorello. Con quel poco di vista che mi è rimasta. Vi posso dire che me la cavo discretamente. Mi tolgo dai coglioni e me ne vado in pensione» [Dalla Tommasina, Io Donna] • Doveva andare in pensione il 27 gennaio del 2020 ma nel 2019 il direttore del Tg1, l’ad della Rai e Fiorello gli chiesero di posticipare di un mese, in modo da seguire il festival di Sanremo. E lui disse di sì, grato, stupito, un po’ imbarazzato [Sciandivasci, cit.] • Com’è andato il primo anno da pensionato? «Adesso sento di avere una possibilità in più che la vita mi regala, però ho tanto da capire, mi sto ancora esercitando, sono un apprendista pensionato» [a Sciandivasci, cit] • Mollica è tornato in tv nel 2020 come voce narrante di Musica.
Amici Molto amico di Federico Fellini: «Con lui sembravamo compagni di scuola: ci univano i fumetti. Ho avuto la fortuna di essere testimone di Viaggio a Tulum e Il viaggio di G. Mastorna, detto Fernet, disegnati da Milo Manara. Lavoravamo a casa sua, in via Margutta al 110. Mi faceva effetto stare lì con lui, in genere il sabato o la domenica pomeriggio, quando era libero. Arrivava Giulietta con due vassoi con carta bianca, penna e matita. Se squillava il telefono lui sollevava la cornetta e imitava la voce della segretaria o della governante. Poi all’ora di cena Giulietta mi chiedeva: “Ti fermi? Ti faccio i bombolotti col tonno”. A me nel piatto metteva doppia porzione e di nascosto Federico mangiava la mia» [Serra] • Ha curato la mostra a casa Sordi. Che tipo era? «Un attore anche nella vita. Un giorno andammo in una fabbrica in Umbria. Aveva tutti ai suoi piedi. Si congedò con il gesto dell’ombrello de I Vitelloni: “Lavoratoriiii”. Gli operai esplosero in un evviva che non finiva più. Uscendo mi disse: “A Vincé, dije a Federico che ancora funziona”» • Grande amico anche di Alda Merini: «La sentivo sempre, anche più volte al giorno. Lei mi ha regalato il privilegio di dettarmi le sue poesie, di farmi sentire l’emozione della nascita dei suoi versi. Ho registrato 13 cassette durante i nostri incontri. Ma dopo la morte di Alda non ho avuto il coraggio di rivederle. Quando l’ho fatto, ho capito che erano un grandissimo tesoro: lei era un fuoco d’artificio» [a Grossi, cit.] • «Fiorello lo conobbi a metà degli anni 80, come cantante. A cementare la nostra amicizia fu Bibi Ballandi, per lui un fratello maggiore. Fiorello mi ha dedicato uno dei momenti più belli della mia carriera: sono entrato in Rai da essere umano e sono uscito da pupazzo» [a Elvira Serra, cit.] • Com’è finita con Piero Pelù che le infilò un preservativo sul microfono? «Che siamo diventati amici. Capii l’intento sociale del suo gesto. Solo i cameramen si arrabbiarono con lui» [ibid.] • Vasco l’ha definita «la rockstar del Tg1», Benigni «la mia canzone preferita di Sanremo» • Come si fa a farsi amare così tanto? «Non lo so, non ho mai fatto niente per farmi amare. L’affetto arriva sempre come un regalo e a me ne è stato regalato tanto» [a Sciandivasci, cit.].
Mollichismo «La stroncatura non mi piace, è l’arma più facile. Se qualcosa non mi convinceva, preferivo usare l’ironia. La stroncatura è un atto narcisistico, l’ironia aiuta a capire» • Aldo Grasso, per descrivere il suo metodo, ha coniato il termine “mollichismo”: «È un libro parlante, una sola moltitudine di arguzia e sapienza, un’intelligenza acuta che si è fatta tv. Non può neppure immaginarsi di cedere a un giudizio, a un appunto, a un dissenso. Parla sempre bene di tutti» • «Oltre a essere buono come il pane, Vincenzo Mollica fa onore al suo cognome: è tenero quanto la parte più interna della baguette. Una pasta d’uomo» [Lorenzetto, CdS].
Malattie «Un glaucoma gli ha mangiato il 95 per cento del nervo ottico: in loro non scorge difetti perché li ha sempre guardati con un occhio solo, il destro, lo stesso che ora lo sta tradendo. “Dal sinistro”, rivela, “non ci ho mai visto, a causa di un’uveite che mi colpì da piccolo, seguita da un’iridociclite plastica. Lo so, sembra una sciarada, però si chiama così”» [Lorenzetto, CdS] • «Mi è rimasto il 5 per cento dell’occhio destro, ma come annebbiato. Se metto la mano davanti agli occhi vi scorgo solo l’indice e l’anulare. Totò aveva la mia stessa malattia, il nervo ottico lesionato, ma quando partiva il ciak diceva: “Ora vedo tutto”. Scrivo a braccio, un minuto e mezzo. Ho un timing interno» • Da circa dieci anni convive anche con «mister Parkinson e con miss diabete»: «Le mani che tremano? Quello è il morbo di Parkinson. Non mi faccio mancare nulla. Ho pure il diabete. Sono un abile orchestratore di medicinali» [Lorenzetto, CdS] • Il morbo di Parkinson «mi fa sentire come certe canzoni degli anni ’60 di Celentano, quelle con due ritmi, uno slow e l’altro rock» [Dalla Tommasina, Io Donna] • «Una volta Camilleri mi disse: “Anche il non vedere è un’arte. Si può vedere annusando, ascoltando, tastando”» • Sempre Camilleri: «Mi disse questo: “Non lo so, ma t’invito a non perdere mai la memoria dei colori. Da quando vedo meno, i sogni che faccio sono diventati più vividi e i colori più accesi, come non li avevo mai visti con la vista naturale”. Aveva ragione» [Sanfrancesco, cit.] • Quali immagini ricorrono nella sua memoria ora che è cieco? «Mi rivedo mentre porto Caterina all’altare. Era il 4 settembre 2016».
Amori Sposato con Rosamaria, che lui chiama Rosemarie, dal 1977: «Eravamo studenti alla Cattolica. Il giorno di San Valentino del 1973 la invitai a vedere un concerto di Gaber al Teatro Lirico» • «Andai a prenderla con la mia Vespa 50 arancione. Ci innamorammo subito. E gli spettacoli di Gaber li vedemmo tutti, insieme» [a Sciandivasci] • «Quattro anni dopo ci siamo sposati. Siamo figli unici e abbiamo voluto una sola figlia, Caterina, che ha 35 anni. Questa storia del concerto l’ho raccontata un giorno a Gaber» • Sua moglie per quarant’anni l’ha accompagnata ogni mattina al lavoro ed è venuta a riprenderla la sera.
«Quando Caterina era piccola, prima portavamo lei a scuola. Quella mezz’oretta in auto è stato il nostro modo per ritrovarci, per alimentare i valori veri. Lei è l’amore della mia vita» [Elvira Serra, cit.]
Religione Crede in Dio? «Sì, ma non riesco a immaginare il dopo, mi andrà bene quello che troverò». Se dovesse intervistare Dio cosa gli chiederebbe? «Quando si arriva al suo cospetto le domande sono già finite».
Morte Pensa mai alla morte? «Ci penso, non con ribalderia, ma come a un evento che deve essere naturale e che mi sorprenderà». In Paradiso chi vuole intervistare? «Stanlio e Ollio, i due poeti della comicità. E Charlot, il patriarca del cinema: lui ne ha gettato le fondamenta, Fellini ha insegnato al mondo che nulla si sa, tutto si immagina» [Elvira Serra, CdS] • Non sopporta le foto sulle lapidi nei cimiteri: «Sono tristissime, si vede che non le hanno scelte i diretti interessati» [a Sanfrancesco, cit.] • Davvero ha chiesto di far scolpire sulla tomba l’epitaffio «Qui giace Vincenzo Paperica che tra gli umani fu Mollica»? «Certo, è un desiderio che mia moglie dovrà rispettare. Il cronista Paperica, inventato da Andrea Pazienza e Giorgio Cavazzano per Topolino, mi rappresenta come nessun altro» [a Lorenzetto, cit.].
Titoli di coda La spaventa il vuoto della pensione? «No. Farò mia la lezione di nonna Noemi, cuoca, che quando ero bambino mi disse: “Ricordati sempre di inseguire le cose che rimangono”» [a Vecchio, cit.].