la Repubblica, 6 febbraio 2022
Caccia in volo verso Riga
Lecce-Riga non stop. Tremila chilometri di volo dall’Adriatico al Baltico per dimostrare agli alleati europei che l’America saprà comunque intervenire nella crisi ucraina, perché può contare sulla sua portaerei. Così la missione dei due caccia decollati dal ponte della Uss Truman in navigazione davanti alle coste pugliesi diventa un messaggio di Washington alle cancellerie meno allineate nel confronto con il Cremlino: non abbiamo bisogno delle basi sul continente per agire con determinazione, ci basta la nostra flotta.
Il senso dell’esercitazione “Neptune Strike”, organizzata in tutta fretta dal Pentagono, è proprio questo: mostrare come la task force radunata nel Mediterraneo sia in grado di sostenere tutti i fronti della crisi. Sulla portaerei ci sono circa 40 velivoli da combattimento mentre le navi della scorta dispongono di centinaia di missili cruise: possono arrivare ovunque, dalla Polonia alla Crimea. E intorno all’ammiraglia, passata formalmente dal comando statunitense a quello dell’Alleanza atlantica, vengono chiamate a prendere posizione le forze della coalizione come la portaerei Cavour e altre due unità della nostra Marina o le squadriglie dell’aviazione greca.
La coppia di F-18 Hornet si è rifornita in cielo prima da una cisterna volante italiana, poi da una francese e infine è entrata direttamente nelle manovre delle truppe Nato in Lettonia, simulando un raid contro obiettivi terrestri nei boschi innevati. Poco più a sud, il presidio russo di Kaliningrad – l’enclave baltica rimasta nelle mani di Mosca – alzava il livello di allerta, spostando i reparti blindati fuori dalle caserme e testando le difese antiaeree. Invece nell’aeroporto polacco di Rzeszow, a cinquanta chilometri dall’Ucraina, sono arrivati i primi paracadutisti statunitensi, avanguardia dei tremila soldati di rinforzo mandati dal presidente Biden. Sul quadrimotore Hercules che li trasportava sono state dipinte le vistose strisce bianco-nere dei velivoli che parteciparono allo sbarco in Normandia del 1944, come a dire: siamo tornati ancora una volta per difendere la libertà dell’Europa.
Tutto il continente sembra diventata terreno di prove muscolari e di sfide sempre più ravvicinate tra potenze: sembra che l’orologio della storia sia tornato indietro di quarant’anni, fino ai giorni più cupi della Guerra Fredda. Dal Mare di Barents alla Manica, dalla Scandinavia alla Siria, si registra un intreccio di wargame e di jet che si rincorrono. La Casa Bianca è convinta che la tensione continuerà a crescere nei prossimi giorni. Secondo il Financial Times, il comandante in capo Mark Milley e la direttrice dell’intelligence Avril Haines giovedì hanno informato i parlamentari dei piani russi per lanciare anche un’esercitazione delle forze nucleari. Una mobilitazione straordinaria rispetto ai tradizionali test d’autunno, che coinciderà a metà febbraio con il completamento della mobilitazione sui confini di Kiev: l’elemento di pressione più pericoloso, che vedrà uscire dai bunker missili semoventi, sottomarini e bombardieri, tutti con testata atomica.
La prima avvisaglia c’è stata ieri. Mosca ha comunicato che due bombardieri hanno compiuto una sortita sulla Bielorussia. E ne ha specificato il modello: Tupolev 22M3, ossia i “Backfire” supersonici che restano la punta offensiva degli squadroni nucleari. L’unico elemento positivo di questa crisi è che i protagonisti non nascondono l’attivismo bellico: la prova che resta ancora uno spazio per trattare.