Corriere della Sera, 6 febbraio 2022
La scimmia delle star
Darwin non avrebbe avuto nulla da ridire, anche perché il nome ci rappresenta più di quanto vorremmo come discendenti dei primati: Bored Ape Yacht Club. Letteralmente: lo yacht club della scimmia annoiata. Chi può negare di farne parte almeno un po’? È un esercito di scimmie annoiate online, 10 mila avatar per l’esattezza, tutte basate sugli Nft, i Non fungible token, certificati di proprietà basati su tecnologia blockchain. Si tratta dell’ultimo fenomeno esploso in meno di un anno durante la grande migrazione online a causa del Covid. E piace molto alle celebrità: Justin Bieber ha appena acquistato la sua «scimmia» per 1,3 milioni. Paris Hilton lo aveva preceduto, senza svelare il prezzo. Jimmy Fallon del famoso programma americano «Saturday Night Live», Gwyneth Paltrow e il rapper Snoop Dogg sono solo altri appassionati della rara collezione, secondo alcuni, di arte Nft, che in sostanza viene usata come profilo sui social network, soprattutto su Twitter. Sotheby’s ne ha battute 101 all’asta. La rivista Rolling Stones ha raccolto la sfida è ha creato lo scorso novembre la prima cover digitale con la sua scimmia annoiata che indossa una camicia hawaiana, un cappello da marinaio in perfetto stile Braccio di Ferro e fuma un sigaro alla Churchill, anche se ormai è politicamente scorretto. La loro comparsa è attesa anche il 14 febbraio al Super Bowl, la finale di football americano famosa per avere le quotazioni più alte al mondo per gli spezzoni pubblicitari.
In sostanza le 10 mila scimmie che sono state create con un algoritmo non sempre hanno delle differenze sostanziali l’una dall’altra. Cos’hanno allora di speciale? Che anche annoiarsi è diventato caro: Andreessen Horowitz, secondo il Financial Times, starebbe valutando l’acquisto di una quota della società che le ha create, Yuga Labs, valutandola tra i 4 e i 5 miliardi di dollari. Marc Andreessen non è un nome qualunque. È stato il fondatore di Netscape, il primo browser commerciale al mondo, sconfitto solo dalla concorrenza non leale della Microsoft agli albori della Rete. Andreessen è anche uno dei primi investitori di Facebook, Twitter, Airbnb ed è stato lui a spingere la valutazione di Clubhouse, il social della voce.
Insomma, è difficile non dargli almeno credito e interrogarsi come sia possibile che 10 mila avatar che piacciono alle celebrità possano creare un tale mercato. In realtà la scommessa che si cela dietro questa valutazione non è solo se gli Nft abbiano creato sul serio un nuovo tipo di arte (in questo caso lo stile alla Andy Warhol è abbastanza evidente). La parola chiave è la «scarsità», come anche nel caso delle monete digitali. È il cosidetto w3, una nuova rete che si sta creando intorno alla tecnologia blockchain. Dove non tutto è accessibile e per tutti.
Inventori
Yuga Labs, la società che ha creato le immagini, è valutata tra i 4 e i 5 miliardi di dollari
È la lezione non solo dell’arte ma anche della old economy: il valore di un oggetto è dato dalla sua replicabilità. Nella realtà fisica le materie sono scarse per definizione e tutta l’economia è basata su questa offerta ridotta. Di fatto un’offerta senza limite, pur incontrando un’ampia domanda, fa crollare il prezzo a zero. E non è un caso che sia ciò che è accaduto online.
I fondatori di Yuga Labs, noti solo dietro pseudonimo (si chiamano Gordon Goner, Emperor Tomato Ketchup, No Sass e Gargamel) hanno risolto l’equazione perché considerano la rete la loro realtà: «Il metaverso è molto reale per chiunque abbia perso anni della propria vita (e fatto amici per la vita) nel mondo di Minecraft» hanno scritto un mese fa su Twitter. Di loro si sa solo che sono cresciuti come nerd dei giochi (Yuga è il nome di un villaggio di Zelda, serie di videogiochi della Nintendo degli anni Ottanta).
In realtà le 10 mila scimmie sono state vendute in blocco da Yuga Labs lo scorso aprile per una media di circa 300 dollari l’una. Ma da quel momento in poi la febbre è esplosa. Forse sono loro i più grandi uomini del Pleistocene online.