La Lettura, 6 febbraio 2022
La figlia ritrovata di Marco Polo
Venezia, è il 7 luglio 1319. Agnese, giovane madre, probabilmente in fin di vita, fa testamento. Lascia denaro ai suoi tre figli – uno è chiamato dolcemente Papon, mangione —, si preoccupa di darne anche al loro maestro, magister Raffaele da Cremona, perché continui a istruirli, ha pensieri e monete per le domestiche di casa, parole affettuose per il marito Nicoletto, del nobile casato dei Calbo. Che sia una situazione fuori dal comune lo dicono questi elementi: una donna – con mezzi considerevoli – vuole sistemare le cose prima che sia troppo tardi e quindi manda a chiamare il padre perché detti al notaio le sue ultime volontà. Ed è questo l’elemento davvero eccezionale di una storia che i ricercatori continuano a indagare con successo: quando cita il padre, «Agnesina» fa un nome, quello di Marco Polo. Le date coincidono: si tratterebbe proprio del Viaggiatore. E di una nuova figlia. Un’altra. Finora sconosciuta.
Le ragazze di Marco Polo. Finora si conoscevano solo le tre figliole «ufficiali» nate dal matrimonio dell’esploratore (1254-1324) con Donata Badoer, sposata intorno al 1300. Ecco la prole «legittima»: Fantina (dal carattere forte e determinato, famosa per avere fatto causa alla famiglia del marito, il defunto Marco Bragadin, al fine di recuperare l’eredità lasciatale dal padre), Bellela e Moreta. E Agnese allora? Da dove spunta? Il documento testamentario, conservato nell’Archivio di Stato di Venezia, forziere di inestimabili documenti ancora da analizzare, rivela molti dettagli. Lo ha scoperto e studiato Marcello Bolognari, dottorando a Ca’ Foscari che lavora al progetto Biflow guidato da Antonio Montefusco e all’edizione digitale del Milione diretta da Eugenio Burgio: vicina alla morte, Agnese, della parrocchia di San Giovanni Grisostomo, affida al padre Marco Polo il compito di far pervenire le sue volontà al prete notaio Pietro Pagano, presbitero e pievano della chiesa di San Felice. Verifiche necessarie e decisive: la contrada in cui vive Agnese è la stessa dell’autore del Milione; il teste Petrus Çufo presbiter si ritroverà anche nel testamento del Viaggiatore (datato 1324); il notaio Pagano ha già redatto le volontà di Matteo Polo, zio di Marco (1310); gli esecutori testamentari, Marco e il fratello Stefano (oltre a Nicolò, marito di Agnese), rivestono lo stesso ruolo nel lascito di Matteo Polo e anche in quello di una certa Nicola (1314), moglie di Valor, della parrocchia veneziana di Santa Marina, figura molto legata alla famiglia Polo.
Ottimi indizi, ma resta il nodo dei nomi. Bolognari, l’autore della scoperta, prova a fare chiarezza: «Sappiamo che nel clan Polo c’erano molti Agnese e Marco, ma date e genealogie ci fanno escludere che l’Agnese titolare del testamento del 1319 fosse figlia di altri Marco, parenti del Viaggiatore». Tra l’altro, l’Agnese figlia di Marcolino (cugino di secondo grado del Marco più famoso) risulta ancora viva nel 1380 e vedova di un da Lago, quindi non compatibile con una morente che fa testamento nel 1319; un’altra è figlia della seconda moglie di Marcolino, Betta della Fontana; un’altra Agnesina è nubile nel 1348. Le conferme si susseguono. Come il fatto che la «nostra» Agnese doveva essere nota all’interno della famiglia Polo, tribù dai legami assai stretti. Di certo non era tenuta nascosta. Anzi, condivideva con il resto dei parenti il personale di fiducia e i domestici: nel testamento di Matteo Polo, datato 1310, compare la famula Reni, la stessa a cui Agnese assegna un lascito (solidos X de grossis, «10 soldi di grossi») nell’atto del 1319, mentre nelle volontà di Nicola (1314) è citata la santola (una sorta di madrina-governante) Benevenuta che abita «a cha Paulo» e che di nuovo si ritrova nel testamento di Agnese. Altro elemento di una certa importanza storica: nell’inventario delle proprietà di Marco Polo raccolte nella sentenza del 1366 del Procurator per dirimere la lite tra Fantina Polo e i parenti del marito, spuntano due oggetti appartenuti ad Agnesina. È possibile dunque immaginare che tra i beni di Marco ci fossero quelli di una figlia nata prima delle nozze con Donata e morta prima del padre.
Insomma, tutto fa pensare che Agnese sia figlia di Polo, concepita dopo il suo ritorno a Venezia, nel 1295, e prima della prigionia genovese (1298-1299; incarcerato, pare, perché si trovava su una delle navi veneziane sconfitte dai genovesi durante la battaglia di Curzola del 1298). Ma i dubbi restano: la giovane nacque fuori dal matrimonio o fu frutto di un’unione precedente? Difficile che Marco se la fosse portata con sé a Venezia dal viaggio in Oriente. Ed è altrettanto complicato – nonostante l’importanza della scoperta – delineare un ritratto di Agnese. «Ma è possibile rilevare il suo attaccamento al marito e ai figli, citati per nome nel documento, e la preoccupazione per la loro istruzione».
Antonio Montefusco, professore associato di Filologia medievale e umanistica, tutor di Bolognari, e con Burgio alla guida del team internazionale di ricerca su Marco Polo in vista del 2024, quando si celebreranno i 700 anni della morte del Viaggiatore, spiega: «La scoperta nasce nel quadro di approfondimento delle reti sociali intorno a Marco, nel tentativo di capire cosa gli succeda quando torna a Venezia dall’Oriente. Il testamento di Agnese era noto, ma è rimasto sotto silenzio per colpa delle tante omonimie presenti nella famiglia Polo. Ebbene, questa rilettura ci porta davvero a concludere che Agnese fosse figlia di Marco: gli elementi cronologici sono stringenti. In più, anche se Agnese non compare nel testamento di Marco del 1324, probabilmente perché già morta o perché nata fuori dallo sposalizio con Donata Badoer, una traccia di lei si ritrova nella celebre lite di Fantina».
Il testamento di Agnese Polo: lascito eccezionale di un membro, seppure laterale, di una famiglia straordinaria, unita anche se spesso litigiosa, ricca di personalità carismatiche, attenta alla trasmissione del sapere. Storia sociale e storia culturale si incrociano, fa notare Montefusco. Così, dopo i frati domenicani editor del Milione (articolo comparso domenica 17 novembre 2019 su «la Lettura» #416) impegnati a tradurlo dal volgare al latino, ecco ora la quarta figlia del Viaggiatore. «L’analisi sistematica dei documenti, che verrà realizzata da un team coordinato dall’Archivio di Stato di Venezia (dove è conservata la maggior parte della documentazione) in collaborazione con la Biblioteca Nazionale Marciana, potrà riservare nuove sorprese», conclude il docente di Ca’ Foscari. Aggiunge Bolognari, che ha appena esposto i risultati della sua indagine sulla rivista «Studi Medievali»: «Le volontà di Agnese ci restituiscono un quadro familiare intimo, a tratti commovente: gli adorati figli, evidentemente ancora piccoli, Papon, Franceschino e Barbarella; il marito Nicolò detto Nicoletto (vir meus); il magister e le domestiche più devote».
Parole tenere di una mamma poco più che ventenne che affida le sue parole al padre, in modo che faccia testamento a nome suo. E quel padre, probabilmente altrettanto affettuoso, si preoccupa di darne seguito.