Il Messaggero, 6 febbraio 2022
Biografia di Francesca Lollobrigida
Francesca e Arianna. Una piange, l’altra ride. Una festeggia una medaglia che racchiude un sacco di prime volte, l’altra accoglie la nona perla di una carriera straordinaria che, comunque, racchiude in sé una prima volta. Lollobrigida e Fontana, i due volti di una medaglia, le due filosofie di chi sposa il connubio tra ghiaccio e velocità. Lo fa sulla pista lunga la romana; sull’anello supersonico dello short track la formica atomica valtellinese. Ma alla fine, comunque la si metta, è argento per entrambe. E l’Italia inizia nel migliore dei modi la spedizione olimpica di Pechino. Con l’urlo del presidente del Coni Giovanni Malagò che scuote il Covid hotel nel quale si trova in isolamento. «Mi sono trovato ad urlare di gioia, mi hanno preso per matto. Invece ero lì a festeggiare da solo due argenti di peso che valgono oro», ha detto il capo dello sport italiano che chiosa con un «ne vedremo delle belle».
Difficile dargli torto. Perché se il mattino di ieri non ha avuto l’oro in bocca è stato davvero per questioni di battiti di ciglia o poco più. Francesca Lollobrigida lo ha aperto con una medaglia che è bellissima per una serie infinita di motivi. Perché è stata la prima di queste Olimpiadi per gli azzurri ma anche perché mai una nostra atleta era salita sul podio a cinque cerchi nella sua disciplina. I 3000 della pattinatrice dell’Aeronautica sono stati perfetti. Non sono stati d’oro solo perché c’era una fuoriclasse come l’olandese Irene Schouten, quattro vittorie su quattro in questa stagione sulla distanza, che ha comunque dovuto sudare per respingere l’assalto di Francy. Che ha provato a sorprenderla, partendo subito a tutta, ed è stata davanti per buona parte della gara. Poi l’olandese ha piazzato la zampata ma va bene così. Lo dimostrano le lacrime della Lollo, che sono di gioia, mica di tristezza o delusione. Sapeva di essere al top della condizione, fisica e mentale, e l’ha dimostrato. In una gara che fino a poco tempo fa non era la sua. Ma la donna delle Mass start ha imparato a duellare anche nell’uno contro uno e ora per le avversarie sono dolori perché le cartucce da sparare non sono finite. Già domani ci sarà l’esame dei 1500, specialità in cui la romana non ha mai vinto. Ma chissà. Lo scarico mentale può fare miracoli. E sarà anche il suo compleanno. Se la torta fosse a forma di podio? La Lollo non si illude e non illude. Ci prova sempre, però. Non è in fondo questa l’arma che alle terze Olimpiadi l’ha portata sin qui, alla sua prima gioia olimpica?
Francy piange, Arianna se la ride. Lei di Olimpiadi alle spalle ne ha cinque e di medaglie al collo, dopo ieri, nove. Mai nessun atleta dello short track aveva vinto tanto. Eppure le prime volte sanno sempre rigenerarsi per non finire mai. E così la donna che da Torino 2006 in poi ha vinto tutti i metalli, in singolo o in staffetta, in distanze variabili tra i 500 e i 3000, si toglie il gusto di griffare anche il debutto olimpico della staffetta mista. Bella la prova di squadra. Brava Martina Valcepina, autrice di una stupenda partenza in finale, firma d’autore della sua terza medaglia olimpica. Bravo Pietro Sighel, che, al debutto ai Giochi, ha rischiato di rovinare la festa ai padroni di casa cinesi. La sua lama, in allungo, ha attraversato la linea del traguardo sedici millesimi dopo quella dell’avversario. Peccato, ma la bacheca del ragazzo è pronta per accogliere allori e medaglie. Bravo anche Andrea Cassinelli a fare la sua parte, come il veterano Yuri Confortola e Arianna Valcepina, sorella di Martina, che hanno guidato la squadra nei quarti, garantendo riposi importanti agli altri componenti della squadra. Hanno festeggiato tutti insieme appassionatamente sul podio. E, come ha detto Malagò, siamo solo all’inizio.