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 2022  febbraio 06 Domenica calendario

Renzi ha incassato dagli arabi un sacco di soldi

roma Per le consulenze svolte in Arabia Saudita Matteo Renzi ha percepito un milione e 100 mila euro. Soldi che gli sono stati bonificati da alcune società arabe attraverso diversi accrediti. A rivelarlo è una segnalazione di operazione sospetta trasmessa dall’Unità antiriciclaggio di Bankitalia alla Guardia di finanza. Per la prima volta si ha dunque conferma dei rapporti anche economici tra il leader di Italia viva e il principe ereditario saudita Mohamed Bin Salman che tante polemiche hanno già suscitato nelle scorse settimane. Oltre mezzo milione di euro è stato versato infatti per il suo impegno per la creazione di una città green in Arabia. Il documento è stato trasmesso alla Procura di Firenze che già indagava sul ruolo del senatore riguardo a soldi percepiti per conferenze tenute ad Abu Dhabi. I pubblici ministeri hanno ritenuto infondata l’ipotesi di false fatturazioni e hanno chiesto l’archiviazione dell’indagine nei confronti di Renzi, ora valuteranno se approfondire questa nuova segnalazione dell’Antiriciclaggio per accertare se le fatture emesse da Renzi corrispondano ai fondi erogati. Finora si è infatti parlato di 80 mila euro e si dovrà analizzare la natura degli altri versamenti.
Scrivono gli analisti dell’Uif: «Sul rapporto di conto corrente intestato a Matteo Renzi, aperto in data 5 novembre 2021, si rileva la seguente operatività: in data 13 dicembre 2021, un bonifico in accredito di un milione e 100 mila euro dal cliente stesso con causale “girofondi”. Il signor Matteo Renzi, censito in anagrafe come politico con un reddito annuo netto superiore a 75 mila euro, ricopre la carica di senatore. Relativamente a quanto rilevato, il cliente ha dichiarato al nostro consulente finanziario di riferimento che l’origine dei fondi sarebbe riferibile a delle prestazioni fornite, in qualità di consulente, all’Arabia Saudita, finalizzate a sostenere la nascita di una città Green, a scopo turistico, negli Emirati Arabi».
Sono tre le società che hanno versato soldi a Renzi, così come ricostruito dagli analisti dell’Uif. Nel documento di segnalazione sospetta sono annotati anche i vari bonifici e viene allegato l’estratto conto della banca. I funzionari dell’Antiriciclaggio sottolineano: «Dal documento si evincono bonifici ripetitivi in accredito di 8.333 dalla Mataio International Public, un bonifico di 570 mila euro dalla Royal Commission For Alula e un bonifico di 66.090 da Founder Future Inv Initiative Est. Si allegano le tre fatture emesse dal cliente a favore degli ordinanti dei bonifici».
Nei mesi scorsi, quando era esplosa la polemica sul ruolo di conferenziere all’estero, si era parlato di un contratto da 80 mila euro l’anno e Renzi aveva parlato di «rapporti regolari» negando che ci fossero problemi rispetto alla sua carica di senatore.
Bankitalia
La segnalazione
dell’Antiriciclaggio. Già chiesta l’archiviazione per il caso Abu Dhabi
«Non c’è alcun conflitto d’interesse. L’unico interesse in conflitto è di qualcuno che vorrebbe io smettessi di parlare dell’Italia. L’attività parlamentare è compatibile con quella di uno che va a fare iniziative all’estero, su questi temi è tutto perfettamente in regola e legittimo». E ancora, le dichiarazioni sui suoi rapporti con il principe ereditario Mohammad Bin Salman, accusato di aver ordinato la cattura e l’omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi: «È un mio amico, lo conosco da anni. E non c’è nessuna certezza che sia il mandante dell’omicidio, sul quale peraltro c’è una condanna piena, evidente».
Nell’aprile dello scorso anno Renzi aveva confermato di aver firmato un intervento «per promuovere gli interventi di rilancio dell’antica città araba di Alula, patrimonio Unesco» e di essere entrato «nel board della Commissione reale per Alula, presieduta direttamente dal principe Bin Salman» e la notizia era stata rilanciata da Arab News. Mai però era stata rivelata la cifra percepita e soprattutto l’esistenza di un incarico retribuito con un compenso fisso e periodico.
La Procura di Firenze ha aperto un’indagine per tre fatture emesse nel 2019 per conferenze svolte ad Abu Dhabi, con il sospetto che fossero false. Agli inizi di dicembre la Guardia di finanza ha però depositato un’informativa e ha dimostrato che Renzi «ha effettivamente svolto le prestazioni professionali».
«Girofondi»
È la causale del bonifico in accredito
registrato in data
13 dicembre 2021
La Procura ha dunque chiesto l’archiviazione dell’inchiesta ritenendo che i pagamenti si inseriscano «nell’ambito di una più generale attività professionale svolta dal predetto».

La Stampa

Matteo Renzi ha incassato 1,1 milioni di euro per «prestazioni fornite in qualità di consulente all’Arabia Saudita». Lo ha dichiarato lui stesso rispondendo alle richieste di chiarimenti di un istituto bancario, secondo quanto riporta una Segnalazione di operazione sospetta (Sos) dell’Uif di Bankitalia visionata da La Stampa. La metà dei fondi, 570 mila euro, arrivano dalla Royal commission for Al Ula, l’organismo che fa capo al regno saudita che ha lo scopo di promuovere lo sviluppo turistico del sito di Al Ula, nel deserto saudita.
A far scattare la segnalazione, un bonifico di 1,1 milioni effettuato il 13 dicembre dallo stesso Renzi dal suo conto presso la filiale Bnl del Senato ad un conto, sempre intestato al leader di Italia viva, presso un altro istituto bancario e aperto nel novembre scorso. Alla richiesta di chiarimenti, il senatore fiorentino ha dichiarato al suo consulente finanziario che si trattava appunto dei corrispettivi di consulenze «all’Arabia Saudita, finalizzate a sostenere la nascita di una città green, a scopo turistico, negli Emirati Arabi», riporta testualmente la segnalazione. La segnalazione cita, come origine dei fondi, una serie di bonifici «ripetitivi» di 8333 euro ciascuno da parte di Mataiao International, un bonifico di 66.090,10 da Founder Future Investment Initiative e uno da 570 mila euro dalla Royal Commission for Al Ula.
Le Segnalazioni di operazioni sospette vengono redatte dall’Uif di Bankitalia sulla base di movimentazioni anomale registrate sui conti correnti bancari. Qualora l’Uif ritenga il movimento sospetto, viene redatta la segnalazione e inviata al Nucleo valutario della Guardia di finanza. A sua volta, la Gdf effettua i propri accertamenti e decide se dare seguito alla segnalazione oppure archiviare.
La Future Investment initiative (Fii), detta «la Davos del deserto», è la conferenza che il regno saudita organizza una volta all’anno a Ryad ed è finanziata dal fondo sovrano saudita. Renzi, con altre personalità globali, fa parte del board del Fii institute, presieduto da Mohamed bin Salman. L’ultima edizione si è tenuta lo scorso ottobre e Renzi ha tenuto uno speech su «La cultura salverà il mondo». Nell’edizione precedente, tenutasi a gennaio 2021 e intitolata «Nuovo rinascimento», Renzi aveva realizzato la celebre intervista a bin Salman che ha causato una lunga serie di polemiche per i toni utilizzati nei confronti del principe saudita, accusato di reprimere gli oppositori e di essere il mandante dell’omicidio di Jamal Kashoggi, giornalista e dissidente saudita ucciso nel 2018 all’interno dell’ambasciata saudita di Ryad. Da parte della Fii era emerso, lo scorso anno, un compenso a Renzi di 80 mila euro. Renzi è anche membro del board della Royal Commission for Al Ula, altro organismo del regno saudita, anch’esso presieduto da bin Salman, che ha lo scopo di promuovere come meta turistica il sito archeologico di Al Ula, patrimonio Unesco e oggetto di un ambizioso piano di sviluppo sostenibile.
La segnalazione, del 24 dicembre scorso, fa riferimento al procedimento penale che vedeva Renzi indagato dalla procura di Firenze con l’ipotesi di reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti per una serie di conferenze tenute dall’ex premier italiano nel 2019 a Londra, in Francia e ad Abu Dhabi. Procedimento per il quale però la stessa procura ha chiesto l’archiviazione.
Sempre a Firenze, la procura ha chiuso nel novembre scorso le indagini sui finanziamenti alla fondazione Open, che vede indagati per finanziamento illecito ai partiti lo stesso Renzi, Maria Elena Boschi, Luca Lotti, Marco Carrai e Alberto Bianchi. Nell’ambito di questa inchiesta – allegato agli atti depositati – era finito sui giornali l’estratto conto del leader di Italia Viva, causando la reazione dello stesso Renzi che aveva accusato i magistrati fiorentini di aver «violato la costituzione» e annunciando una serie di azioni legali.

Gianluca Paolucci