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 2022  febbraio 05 Sabato calendario

Botticelli rifatto da un robot

Nel salone d’ingresso della mostra vige una sola regola: stupire lo spettatore. Il soffitto difatti accoglie la prima opera del percorso espositivo, un enorme affresco digitale che rilegge l’enorme dipinto di Giovan Battista Gaulli sulla volta della romana chiesa del Gesù. Attorno il buio scandisce i nostri passi e ci invita a rimanere abbagliati davanti a questa metamorfosi delle immagini che ci sovrasta. È una lentissima deflagrazione di forme, la gloria dell’elegia barocca che persiste, quindi della macchina scenica per eccellenza. Siamo a Palazzo Cipolla, a Roma, e Quayola su invito della Fondazione Terzo Pilastro ha messo in piedi un palinsesto molto esaustivo delle sue opere con cui ha varcato le soglie di molti musei del mondo. Re- coding, in corso fino al 13 febbraio ( info 06. 98.37.051), è difatti un ritorno a casa. Internazionalmente è considerato tra i maestri della media- art ed è proprio in città che si è formato prima di trasferirsi stabilmente a Londra, da cui si muove per installazioni e mostre in ogni geografia.
Nato nel 1982, tra la fine degli anni Novanta e gli inizi del Duemila inizia le prime sperimentazioni e avvia una frequentazione assidua con i contesti della musica elettronica e della cultura rave: in questo periodo formativo, come suggerisce Valentino Catricalà, che cura la mostra con Jérôme Neutres, l’artista comprende la «possibilità di creare un’interazione tra immagini e suono». È la tecnologia che lo attrae irrimediabilmente, in particolar modo i sistemi robotici di intelligenza artificiale e i software generativi su misura: investigando i confini propri di questi ambiti, scruta così la storia dell’arte e la ricompone stratificando codici espressivi e strutturando un nuovo linguaggio. In un momento storico contrassegnato da una dilagante iper produzione di immagini, pensa che il modo migliore per strutturare una riflessione ragionata sulla nostra identità sia una reinterpretazione della storia delle immagini artistiche. Oggi che tutto è dominato dall’algoritmo, l’artista lo impiega per generare frammenti di iconografie attraverso un disinvolto utilizzo della scultura, del video e di altre opere bidimensionali. «Palazzo Cipolla è lo spazio ideale per esporre la storia dell’arte di Quayola, animata – forse a volte dilaniata – da un confronto permanente tra l’educazione sommariamente classica dell’artista e il suo uso quotidiano dei mezzi di espressione visiva più futuristici», precisa Neutres. È un elemento marcatamente classico nell’immaginario romano è certamente il Laooconte, copia del gruppo statuario ellenistico ritrovata nel 1506 sul colle Oppio. Allo scavo assistette, tra gli altri, Michelangelo. A questo capolavoro della storia dell’arte, conservato ai Musei Vaticani, è dedicata l’opera iconica della mostra: il Laooconte di Quayola, concepito con mezzi robotici, rivela una delle ossessioni del giovane artista, ovvero il non finito, che si rintraccia in altre opere in mostra. I profili plastici multipli dei blocchi di materia ritmano l’enorme composizione, sembrano pixel tridimensionali in grado di estrudersi nello spazio per generare nuove forme energetiche. In ogni caso attira il selfie di molti spettatori. Ma il viaggio di Quayola prosegue, travalica i secoli, transita da Botticelli e Rubens e Raffaello e coinvolge anche i puntinisti e gli impressionisti, nel ciclo sul paesaggio in cui lo spazio diviene un ambiente immersivo, che avvolge lo spettatore in un flusso costante e studiato di immagini e tracce sonore. Definizioni straordinariamente effettive, desiderio di riconcepire interi brani di universo e attraversamento consapevole dai territori dell’arte a quelli della natura: per Quayola non vi è più differenza tra realtà e finzione.