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 2022  febbraio 05 Sabato calendario

In vendita il Caravaggio della ex Banca Popolare di Vicenza


Quanto vale un Caravaggio? È una bella domanda, ma la risposta è difficile. Cinquanta, 100 milioni e anche più, dipende da tanti fattori. La rarità delle opere di Michelangelo Merisi scuote il mercato internazionale ogni volta che una di queste viene messa in vendita. E così capita adesso con questa Coronazione di spine, custodita nel Palazzo degli Alberti a Prato. Il gioiello di una collezione che andrà tutta dispersa, e a fin di bene. Si tratta delle opere d’arte della ex Banca Popolare di Vicenza, crollata nel 2017 sotto il peso del fallimento. Giusto un anno fa sono arrivate le condanne di primo grado al presidente Gianni Zonin e ad altri dirigenti. Un processo per falso in prospetto, ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio, che ha visto migliaia di risparmiatori danneggiati: 8mila si sono costituiti parte civile. Andranno risarciti, e i tre commissari liquidatori hanno esaminato il patrimonio della banca. La collezione d’arte, in primis, suddivisa in tre sedi: a Palazzo Thiene, a Vicenza, dove ci sono le opere dei grandi maestri veneti, Palma il Giovane, Jacopo Bassano, Tintoretto, e i Tiepolo, Piazzetta, Longhi… A Prato la meravigliosa Crocifissione di Giovanni Bellini, la Madonna col bambino di Filippo Lippi, molti maestri del barocco toscano e il Caravaggio. Un corpus importante che i commissari devono vendere, avendo l’obbligo legale di massimizzare il patrimonio ottenibile dalla liquidazione, e così procedere ai risarcimenti.E se la gran parte di questo tesoro – quella libera da vincoli – è stata affidata alla casa d’aste Pandolfini, il Caravaggio è invece oggetto di una procedura speciale. Per un pezzo di quel valore è impossibile decidere una base d’asta, meglio che decida il mercato stesso. Quindi i commissari hanno fatto pubblicare una pagina sul Giornale dell’arte e su due riviste di settore in Francia e Inghilterra, per annunciare l’apertura dei giochi: la Banca popolare di Vicenza in liquidazione coatta amministrativa “è interessata a ricevere offerte per l’acquisto dei beni d’arte attualmente vincolati pertinenzialmente”, e poi l’elenco. Entro fine mese chi ha intenzione di farsi avanti potrà presentare una manifestazione d’interesse non vincolante. Da marzo in poi le offerte saranno invece vincolanti, e dopo le necessarie verifiche si aprirà un dialogo con i possibili compratori, insomma si entrerà nella trattativa.
Sempre che non si faccia avanti lo Stato, con il diritto di prelazione. Ma se così non fosse, resta comunque un ostacolo enorme a questa vendita, ed è il vincolo della Soprintendenza che lega la Coronazione (e il Crocifisso di Bellini) non solo all’Italia, ma al palazzo in cui si trovano, a Prato. Dove sono fin da quando era di CariPrato, poi acquisita da BpVi e ora di Intesa San Paolo. Ci sono due giudizi pendenti davanti al Consiglio di Stato per liberare queste opere dal vincolo. E se dovranno restare per sempre a Palazzo degli Alberti, il loro valore ne risentirà. Come nel caso recente dell’unico affresco conosciuto di Caravaggio, nel Casino dell’aurora di Villa Ludovisi. Nessuno si è fatto avanti: l’affresco, naturalmente intoccabile, è in vendita assieme ad altre opere per 471 milioni. Né Bill Gates né il sultano del Brunei si sono palesati, come si ipotizzava. Neanche per l’ultimo ritrovamento di Caravaggio, l’ Ecce homo scoperto in un’asta a Madrid in aprile, in vendita a 1.500 euro: la Spagna lo ha immediatamente vincolato, quindi non può essere esportato. Se fosse “libero”, potrebbe valere 100-150 milioni, se resta in Spagna, 40-50. Ma la Coronazione di Prato va venduta, punto. Ci sono 8mila creditori che aspettano.