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 2022  febbraio 05 Sabato calendario

Sondaggi sui partiti

L’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale costituisce una “conferma” del sistema dei poteri istituzionali precedenti. Tuttavia, il percorso seguito, prima della conclusione, è apparso sicuramente accidentato. A tutti gli osservatori. Non solo agli specialisti, anche ai cittadini, coinvolti dalla vicenda per ragioni “civiche”. In quanto si tratta di un evento importante e “centrale”, nella nostra democrazia. E nella nostra vita sociale. Ma perché, al tempo stesso, ha suscitato interesse e coinvolgimento “mediatico”. Al momento della proclamazione, nella sera di sabato 29 gennaio, a seguire lo “Speciale Tg1-Verso il Quirinale” c’erano oltre 6 milioni di spettatori. Una parte significativa del pubblico – e dei cittadini. Dunque, uno spettacolo di successo. Anche per questa ragione, la ri-elezione di Mattarella ha avuto riflessi “politici” significativi. Destinati, probabilmente, a riprodursi, nel corso del tempo. Sul piano degli orientamenti di voto, della fiducia verso i leader e del governo.
I cambiamenti osservati nell’ultima settimana (e rilevati nel sondaggio di Demos presentato oggi su Repubblica ), però, non appaiono particolarmente profondi. Non hanno rovesciato gli equilibri precedenti. Tuttavia, suggeriscono tendenze e tensioni che potrebbero assumere un rilievo diverso. E crescente. Nel futuro “prossimo”. Cioè in vista delle “prossime” elezioni legislative, che, com’è noto, si svolgeranno l’anno “prossimo”. Questa osservazione serve a rammentare come, ormai, siamo in campagna elettorale. La stessa elezione di Mattarella ne ha accentuato e accelerato il percorso. Nonostante egli abbia sempre agito da garante delle istituzioni e della Costituzione. Come ha (di)mostrato anche nel discorso di insediamento. Nel quale ha esortato a “realizzare subito la riforma della giustizia”. Perché “le disuguaglianze frenano ogni crescita”.
Intorno al Presidente e ai cittadini, però, si delinea un equilibrio – politico – instabile. Perché fin troppo equilibrato. Senza riferimenti chiari e precisi. Uno specchio della maggioranza di governo, che comprende “quasi” tutti i partiti. Ad eccezione dei FdI. Il partito che, rispetto a due mesi fa, mostra la crescita maggiore. Per quanto “minima”: + 0,4 punti. La variazione più elevata, fra principali partiti, “penalizza” la Lega di Salvini. Che scende di 1,4 punti. Poco. Ma indicativo dell’insoddisfazione suscitata dall’azione del King maker, nel corso dell’elezione presidenziale, incapace di incoronare il King. O la Queen.
Per contro, il Pd risulta ancora davanti a tutti. A sua volta: di poco. Perdono consensi anche il M5S e FI. Mentre cresce, ancora in misura ridotta, Italia Viva. A conferma della capacità del suo “capo” di agire e inter-mediare, in un quadro politico così instabile e frammentato. Matteo Renzi, non per caso, è l’unico leader a guadagnare qualcosa, nella fiducia popolare. Senza cambiare la sua posizione, di “fondo classifica”. Ma, comunque, avanzando un po’. Mentre quasi tutti arretrano. Alcuni più degli altri. Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, in particolare. Scivolano, entrambi, di circa 10 punti. Ma tutti i leader perdono consenso, nella percezione dei cittadini. Anche fra coloro che occupano e mantengono le posizioni più avanzate. Come Paolo Gentiloni, Enrico Letta, Dario Franceschini e la stessa Giorgia Meloni. Ma scende il gradimento anche verso i leader più apprezzati. Giuseppe Conte, nettamente più avanti, rispetto al compagno – e competitor – di partito: Luigi di Maio. Mentre diminuisce la popolarità della figura, comunque, più apprezzata. Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi. Nei suoi confronti, infatti, esprimono fiducia quasi due terzi dei cittadini. Poco più della quota di consensi verso il governo, che, negli ultimi mesi, è scesa sensibilmente. Ma supera ancora il 60%. Senza dimenticare, come ha mostrato l’indagine di Demos pubblicata pochi giorni fa, che il governo Draghi è l’unico soggetto politico e istituzionale ad essersi rafforzato, dopo l’elezione di Mattarella, secondo l’opinione pubblica. A differenza del Parlamento, dei principali partiti e coalizioni. Non per caso 3 italiani su 4 pensano che questo governo durerà fino a conclusione della legislatura. Dunque, per un altro anno. Un periodo breve, per alcuni versi. Ma lungo, se si pensa agli impegni e ai problemi che lo attendono e dovrà affrontare.
Sul piano internazionale, in seguito alle tensioni sul fronte dell’Est Europeo. In Polonia, Ucraina. E al rapporto con la Russia. Sul piano interno, perché è difficile immaginare che questa maggioranza di governo possa proseguire senza conflitti e divisioni. Come già è avvenuto, e sta avvenendo, “tra” e “dentro” i partiti. Tanto più quanto più si avvicineranno le prossime elezioni. Quando questa “campagna elettorale permanente” si aprirà, in modo ufficiale. Allora, “il governo di tutti” rischia di trasformarsi nel “governo di tutti contro tutti”.