La Stampa, 5 febbraio 2022
Giochi boicottati
Se la Cina dei Giochi Olimpici 2008 aveva acceso ammirazione, entusiasmo, persino euforia nel suo affacciarsi al mondo, quella del 2022 ispira timore e diffidenza. Non solo per l’effetto “bolla” reso necessario dalla pandemia – lo avevamo già visto a Tokyo – ma anche per la partita geopolitica che si sta per giocare.
Molti paesi occidentali hanno scelto la strada del boicottaggio diplomatico: Stati Uniti, Australia, Canada e Regno Unito non hanno mandato le loro delegazioni come segno di condanna per le violazioni dei diritti umani nei confronti dello Xinjang, Hong Kong e Tibet. Altri hanno scelto la strada della rappresentanza sottotono, per non mettersi di traverso alla dirigenza cinese e allo stesso tempo non scontentare troppo le intese con gli americani: tranne il presidente polacco Andrzej Duda, nessun rappresentante europeo era presente. E benché non ci sia stato appoggio politico da parte degli stati membri al boicottaggio capitanato dagli Stati Uniti, ognuno ha lanciato, come possibile, i suoi segnali di scontento: la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock non è in Cina «per ragioni personali» (malgrado abbia spesso dichiarato di essere una grande appassionata di sport); la ministra francese con la delega allo Sport Roxana Maracineanu sarà presente soltanto tre giorni, dal 12 al 15 febbraio; la sottosegretaria italiana allo Sport Valentina Vezzali ha mandato un videomessaggio di auguri agli atleti perché causa Covid non ha potuto raggiungere i Giochi (al suo posto c’era l’ambasciatore a Pechino Luca Ferrari).
In ordine sparso dunque, come spesso accade agli europei, per la comprensibile ragione di dover difendere allo stesso tempo interessi nazionali e alleanze internazionali. Dall’altra parte però, sul fronte delle partecipazioni, si profila il rafforzarsi di un fronte “asiatico”, che al fianco del presidente cinese Xi Jinping vede in prima fila il presidente russo Vladimir Putin, il kazako Tokayev – reduce da quello che lui stesso ha definito «un tentato golpe» – l’egiziano Al Sisi, il serbo Vucic, il principe ereditario saudita bin Salman, l’emiratino bin Zayed, il qatarino al Thani, il pachistano Imran Khan. Leader uniti più che da reali interessi comuni dalla volontà di mostrarsi, se non ostili, autonomi rispetto all’amministrazione americana.
La lente che permette di ingrandire i reali rapporti di forza è rappresentata al momento dalla crisi ucraina, che vede Russia e Cina concordi nell’ostacolare il disegno di un allargamento della Nato a Est, ma che non può da sola dirimere i tanti dossier che da anni ingombrano le relazioni bilaterali sino-russe. C’è il problema delle mire espansionistiche cinesi nel Mar Cinese Meridionale, che per la Russia costituiscono un rischio per le relazioni con il Vietnam. E c’è anche l’entusiastica adesione di Kiev alla Via della Seta, che Mosca invece ha sempre sostenuto in modo piuttosto tiepido, pur senza ostacolarla in modo palese.
Ma di fronte all’opportunità di fare fronte unico in chiave anti-americana, i dissidi bilaterali appaiono oggi secondari. Xi Jinping, in particolare, ha un doppio intento: quello di mostrare la superiorità del modello cinese su quello occidentale e quello di rafforzare al proprio interno il sentimento di orgoglio nazionale. Ci ha tenuto a diffondere dati sul fatto che i Giochi si svolgeranno nel pieno rispetto delle più avanzate regole di protezione dell’ambiente, ma gli osservatori internazionali hanno parlato di evidenti operazioni di greenwashing, paragonabili a quella di scegliere un’atleta uigura tra i tedofori.
Al presidente cinese non può in ogni caso sfuggire che c’è una bella differenza tra il senso di appartenenza che il popolo cinese aveva mostrato durante i Giochi del 2008 e quello attuale, in cui la pandemia ha costretto a limitare le presenze e a neutralizzare il coinvolgimento popolare, già piegato dalle restrizioni e dalle politiche di controllo sociale. Per lui, in definitiva, si tratta di portare a casa una kermesse che, se non riuscirà a scaldare i cuori, dovrà almeno essere senza errori.