il Fatto Quotidiano, 5 febbraio 2022
Veneto Banca, l’ex ad Consoli condannato a 4 anni
Non solo la condanna a 4 anni di reclusione per i reati di ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto, ma anche la confisca per equivalente di beni fino alla concorrenza di 221 milioni di euro. Soldi virtuali, perché Vincenzo Consoli, ex amministratore delegato di Veneto Banca, certamente non li possiede. Come rischia di diventare aleatoria anche la pena, per l’incombenza della prescrizione, che ha già fatto cancellare il reato di aggiotaggio. Dopo tre ore di camera di consiglio, il Tribunale di Treviso ha emesso la sentenza per lo sperpero del capitale di una banca che appariva florida, e che veniva indicata come un modello veneto dai leghisti, salvo poi afflosciarsi, con l’azzeramento del valore delle azioni. Decine di migliaia di risparmiatori erano finiti sul lastrico e l’istituto di credito era passato a Banca Intesa, lo stesso destino della Banca Popolare di Vicenza che ha portato un anno fa alla condanna del presidente Giovanni Zonin a 6 anni e sei mesi.
Consoli, invece, ha visto ridotta la pena rispetto ai 6 anni chiesti dall’accusa, grazie all’equivalenza delle attenuanti sulle aggravanti contestate. È così finito al primo capolinea uno dei tre filoni d’inchiesta, per i reati di falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza. “Il falso in prospetto finirà in prescrizione a giorni, mentre per l’altro reato c’è tempo fino al 2024”, ha spiegato il procuratore reggente Massimo De Bortoli, lo stesso che aveva denunciato il fallimento della Stato per l’incapacità di sostenere con uomini e mezzi un’inchiesta molto complessa per un Tribunale di provincia. Il rischio che non si arrivi a una sentenza definitiva è quindi concretissimo per un iter giudiziario che è stato rallentato per un paio d’anni dalla trasmissione dei fascicoli a Roma, prima del loro ritorno per competenza a Treviso. È comunque passata la tesi secondo cui in Veneto Banca fosse un uomo solo a fare tutto, decidendo la linea che poi ha portato al suicidio della banca, visto che le azioni venivano comperate grazie a finanziamenti dello stesso istituto. Consoli era assente, ma non c’erano nemmeno i risparmiatori, ormai esausti da anni di lotte e proteste. “Questa sentenza serve a fare giustizia, ma non a riportare i soldi nelle tasche di chi li ha persi”, ha commentato l’avvocato di parte civile, Luigi Fadalti.