La Stampa, 5 febbraio 2022
Movimenti al centro
La nascita di “Italia al centro”, la federazione e forse, un domani, il partito di Renzi e Toti, e le trattative in corso per il rientro di LeU nel Pd, con la ricucitura della scissione dei bersaniani, usciti al tempo della segreteria renziana, sono solo le prime scosse di assestamento dopo il terremoto delle elezioni per il Quirinale e in vista del voto per le politiche dell’anno prossimo.I due eventi – consolidamento al centro di Renzi e Toti e rafforzamento a sinistra del Pd – dovrebbero avvenire più o meno contemporaneamente. Tra l’ex premier e ex leader del Pd, nonché fondatore di Italia viva, e il governatore della Liguria fuoriuscito da Forza Italia, le trattative sono a buon punto. Se, come tutto lascia pensare, la formula scelta sarà quella della federazione, non ancora del partito unico, i nuovi gruppi potrebbero contare su 24 senatori (9 di Coraggio Italia e 15 di Iv) e 50 deputati (rispettivamente, 21 e 29), una dimensione media in grado di condizionare le scelte più difficili della maggioranza. Inoltre, se nel perimetro di “Italia al centro” arrivassero a rafforzare il gruppo altri come Calenda e Mastella, per non dire Forza Italia (anche se il Cav, che ieri ha ricevuto Casini, per ora dice no), la novità tante volte sospirata comincerebbe a prendere forma. Analogamente, se oltre a LeU Letta riuscisse ad attrarre altri gruppi con cui ha da anni un rapporto di alleanza come +Europa, il Pd potrebbe ambire ad essere un partito vicino al 25 per centro, un traguardo non trascurabile visto che dalle precedenti elezioni era uscito con le ossa rotte e il 18 per cento.Naturalmente tutto dipende dal ritorno a una legge elettorale proporzionale. Possibile, in un anno preelettorale e con Salvini e Meloni schierati contro? Si vedrà tra poco. E soprattutto si capirà con quale soglia di sbarramento il progetto di legge andrà avanti. Non è un mistero infatti che sia il partito di Renzi sia quello di Toti, nati da scissioni parlamentari e mai o quasi mai testati nelle urne, sognano una soglia un po’ più bassa del 5 per cento, che li metterebbe a rischio di restare fuori dal Parlamento anche se si presentassero insieme. Si sa che l’altezza delle soglie è sempre ballerina nelle discussioni in materia elettorale. Vedremo se anche stavolta sarà così. —