Corriere della Sera, 4 febbraio 2022
Il veliero di Cook
Esistono due Cook nella storia delle esplorazioni. Ed è difficile dire quale sia stato il più importante: il primo è stato James Cook, l’esploratore inglese del Settecento, che con la sua nave Endeavour svelò i segreti del Pacifico, dell’Australia e disegnò le prime mappe della Nuova Zelanda. Il secondo è stato Frederick Cook, americano vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, a cui la gentilezza della storia ha sostanzialmente riconosciuto (in ritardo) il fatto di essere arrivato al Polo Nord per primo il 21 aprile del 1908. Ora un relitto in fondo al mare davanti a Newport, nel Rhode Island (Stati Uniti), è stato riconosciuto dopo 22 anni di indagini archeologiche: «È l’HMS Endeavour, la nave di James Cook». A dirlo sono gli australiani del Museo Nazionale Marittimo Australiano che, per ovvi motivi, si sentono molto legati a Cook, nonostante gli inglesi abbiano fatto dell’Australia a lungo una colonia penale. Si tratta di una nave leggendaria, come la HMS Beagle su cui viaggiò Charles Darwin. O la Endurance di Ernest Shackleton che salvò miracolosamente tutto il proprio equipaggio costretto a vivere per tre anni al Polo.
Ma non tutti sono d’accordo: gli esperti americani di Rhode Island hanno sollevato dubbi e manifestato malumori. E un motivo c’è: diversi storici sospettavano già che la nave che venne usata da Cook tra il 1768 e il 1779 fosse stata affondata proprio al largo di Newport dagli stessi inglesi durante la rivoluzione americana. Nell’area esistono diversi relitti risalenti all’epoca. E l’indiziato aveva anche già un nome: RI 2394. Da qui il disappunto degli americani di Newport per la scoperta a un palmo dal loro naso: Endeavour è stato anche il nome di una navicella Space Shuttle e fa parte della storia americana visto che Cook arrivò anche alle Hawaii.
Ma è proprio partendo dall’analisi strutturale di questi relitti che gli esperti australiani si sono convinti di avere trovato la conferma: «Coincide tutto». Della Endeavour abbiamo ancora i progetti. E lo stesso Cook ha lasciato i suoi famosi diari (in realtà illeggibili, come anche quelli di Shackleton, non per imperizia: erano dei diari di bordo, non romanzi).
Non è certo il primo giallo sulle esplorazioni: un presunto mistero riguarda le spoglie di Cristoforo Colombo che, secondo la Repubblica Dominicana, il cui primo governatore fu uno dei figli di Colombo, sarebbero rimaste in loco. In realtà la documentazione storica porta esattamente dove sappiamo che si trova la tomba del navigatore genovese: a Siviglia. Ma anche sul secondo Cook esiste un giallo: a lungo risultò accreditato come primo uomo al Polo Nord Peary che, arrivato nell’aprile del 1909, si affrettò a dichiararlo al «New York Times» (mentre Cook tornò con calma). D’altra parte quella notizia spinse il norvegese Roald Amundsen a puntare al Polo Sud dove arrivò sicuramente per primo il 14 dicembre del 1911. I norvegesi non hanno voluto correre rischi: la sua nave, la Fram, ha un museo dedicato ad Oslo.