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 2022  febbraio 04 Venerdì calendario

Bezos fa smontare un ponte a Rotterdam

Non c’è abbastanza spazio, al mondo, per l’ego smisurato di Jeff Bezos. Di certo non ce n’è a Rotterdam, dove il sindaco ha annunciato che farà smontare temporaneamente uno storico ponte cittadino per permettere il passaggio del nuovo, enorme yacht del fondatore di Amazon, lungo 127 metri e troppo alto – 40 metri – per passare sotto il ponte di Koningshaven. Costruito nel 1878, bombardato dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale e in seguito ricostruito, nei Paesi Bassi questo ponte di ferro che i locali chiamano De Hef è diventato un monumento nazionale, ma durante l’estate ne verrà rimossa la sezione centrale per permettere la navigazione lungo il canale dello yacht Y721 – questo il nome con cui è per ora nota l’imbarcazione – costruito nei cantieri olandesi Oceanco e costato 430 milioni di dollari.
La decisione ha scatenato ovvie polemiche, anche perché il ponte era stato oggetto di un importante restauro fra il 2014 e il 2017 e le autorità locali avevano promesso che non sarebbe successo di nuovo: l’ufficio del sindaco si è però difeso sostenendo che la costruzione dello yacht ha garantito posti di lavoro, e ha promesso che il ponte sarà ricostruito in modo identico entro un paio di settimane, ovviamente a spese di Bezos. «È l’unica rotta verso il mare», si è giustificato il portavoce del primo cittadino. Rotterdam, sostiene del resto il responsabile comunale del ponte Marcel Walravens, è la «capitale marittima d’Europa», e questo progetto era troppo importante dal punto di vista economico: «I cantieri navali sono un pilastro della municipalità», ha affermato al sito Rijnmond, e terminare la costruzione altrove non sarebbe stato pratico. Secondo la rivista Boat International, Y721 sarà la barca a vela più grande del mondo, perfetta per le ambizioni di quello che è attualmente il terzo uomo più ricco del pianeta con un patrimonio da 175 miliardi.
Soldi che il fondatore di Amazon, 58 anni, ama spendere per «assicurarsi» un posto di rilievo perpetuo nella società americana, come successo con la donazione da 200 milioni di dollari alla Smithsonian Institution annunciata nel luglio scorso. Il miliardario ha chiesto in cambio l’impegno della maggiore istituzione museale americana a esporre in più luoghi e per almeno 50 anni il suo nome. E ha voluto che fosse specificato anche, nero su bianco, dove vuole che il suo nome sia effigiato: altra occasione di sarcasmo per Elon Musk, il miliardario che ha superato Bezos nelle missioni spaziali e per ricchezza e che si diverte un mondo a prenderlo in giro sui social.
I dettagli della donazione, la più consistente della storia della Smithsonian, vengono fuori solo ora e sono curiosi: da sempre i ricchi benefattori di istituzioni culturali vengono celebrati intitolando a loro nome padiglioni dei musei, teatri, biblioteche, aule universitarie, ma Bezos ha preteso di più. L’accordo prevede, ad esempio, che il suo nome compaia nel Bezos Learning Center che verrà inaugurato nel 2026, sia sulla facciata che sul lato, ma anche all’interno del museo, e dovrà vedersi in trasparenza in una nuova scultura di vetro.
Nell’accordo, votato dal board dello Smithsonian del quale fanno parte, tra gli altri, la vicepresidente Kamala Harris e il presidente della Corte Suprema John Roberts, non c’è inoltre una «clausola etica» che consenta al museo di sottrarsi all’impegno preso se in futuro i comportamenti di Bezos saranno tali da danneggiare la reputazione dell’istituzione, come è accaduto nel caso dei Sackler, cancellati da musei e università dopo che sono emerse le responsabilità della loro Purdue Pharma nella strage degli oppioidi che ha ucciso almeno mezzo milione di americani in vent’anni.