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 2022  febbraio 04 Venerdì calendario

Sanremo, la rivincita dei 40enni

di Ernesto Assante
Ci sono, a grandi linee, tre generazioni a confronto sul palco di Sanremo. Quella dei Grandi Leoni, ovvero la triade formata da Iva Zanicchi, Massimo Ranieri e Gianni Morandi, quella dei primi anni Duemila e quella contemporanea, fatta salva Rettore che non fa parte di nessuna delle tre categorie ma gioca con Ditonellapiaga e quindi fa parte virtualmente dei contemporanei. Numericamente sono i giovanissimi ad avere la maggioranza: il loro impatto, anche visivo, trasforma i Grandi Leoni in Mosche Bianche ma l’impatto dei tre, nonostante la diversità dei ritmi, delle canzoni, degli arrangiamenti, ma anche degli outfit, è ancora notevolissimo. Iva Zanicchi è scesa dal palco da trionfatrice, i suoi 82 anni non si vedono e non si sentono quando accende il turbo e canta Voglio amarti. La sua sicurezza in scena è esemplare, tanto quanto la passione e l’intensità di Massimo Ranieri che interpreta la sua Lettera al di là del mare con il corpo, il viso, lo sguardo, con consumata teatralità, tanto quanto l’energia di Gianni Morandi che un cliché vuole “eternamente giovane” ma che tale è nei fatti. La consumata abilità, il professionismo, l’arte scenica dei tre sono tali da per mettere a ognuno di loro di evitare, senza danni, la sfida con i giovanissimi nonostante ci siano, per toccare gli estremi, 63 anni di distanza tra Iva Zanicchi e Blanco.
Morandi, Zanicchi e Ranieri lo sanno: anche se la classifica finale dovesse vederli arrivare nella top ten, il loro destino sulle piattaforme streaming sarà molto diverso, e la pattuglia dei contemporanei conquisterà buona parte delle posizioni in vetta. Ma i veri vincitori di Sanremo 2022 sono “quelli di mezzo”, gli artisti emersi all’inizio del nuovo millennio, con più o meno venti anni di palco sulle spalle e una quarantina d’età, da Elisa a Emma, da Fabrizio Moro a Noemi a Giovanni Truppi, quelli che la nuova ondata avrebbe potuto cancellare, improvvisamente invecchiati rispetti ai teen idol della musica italiana, ma che invece oppongono resistenza allo scossone. La “restaurazione” gioca a loro favore, il recupero del mainstream secondo regole nuove spinge i giovani sulle loro orme invece che allontanarli definitivamente, contribuisce a ricostruire l’edificio del pop che sembrava abbattuto dagli eroi dell’indie, del rap, della trap. I giovanissimi (e quelli non “issimi” come Dargen D’Amico o La Rappresentante di Lista) divertono ma non sorprendono, sono accattivanti ma non brillano, sono carini, hanno canzoni gradevoli ma non lasciano il segno. Gli artisti emersi all’inizio del Duemila, invece, dopo vent’anni sono ancora in grado di tenere la scena sanremese, rispedendo indie, rap e trap nel loro mondo alternativo. Sanremo 2022 segna la rivincita dei “grandi” contro i ragazzini, nonostante il trionfo di Mahmood e Blanco, 49 anni in totale, duo in bilico tra un trentenne e un adolescente, guidato più dalla maturità del trentenne Mahmood che dalla frenesia del diciottenne Blanco. Per quest’anno, a meno di clamorose sorprese, niente rivoluzione: vinceranno artisti maturi, per i giovanissimi non mancherà occasione.