La Stampa, 4 febbraio 2022
Intervista a Carolina Kostner
Carolina Kostner è uscita dalle Olimpiadi senza salutare e infatti non le ha mai abbandonate. Non gareggia più, ma non si è ufficialmente ritirata, si emoziona all’idea che stiano per iniziare e si vede già dentro la prossima edizione, magari impegnata in qualche altra sfida.
Scusi, dove eravamo rimasti?
«Al mio problema all’anca e fino a che non ho risolto quello non ho consapevolezza e posso magari restare con un rimpianto. Non voglio. Lo so quanti anni ho, sono 34 e non sono folle, ma dopo una carriera così intensa non posso semplicemente staccare la spina».
Quattro Olimpiadi e con lei non ci si è mai annoiati.
«La prima, a Torino, da portabandiera, un’esplosione di gioia. Ho ancora i brividi. La seconda a Vancouver, magari la chiamereste disastro, per me è stato cadere e imparare come ci si rialza: quella gara andata male mi ha dato una bussola. Poi Sochi, la perfezione e non solo per il bronzo, una medaglia inseguita una vita, ma per quel programma che sentivo mio e che ha trascinato il pubblico. Quattro anni fa, in Corea, quinta con le russe che mi hanno ringraziata dal podio per l’esempio dato. Lasciare un’eredità è un grande orgoglio».
Quindi ha lasciato?
«Gareggiare, non gareggiare... è riduttivo per il mio modo di vedere il pattinaggio».
Idealmente vorrebbe ritirarsi in una competizione?
«Dovrei mettermi a sognare ad occhi aperti, cosa che mi capita. Vorrei che ci fosse il pubblico, questo sì. L’anca migliora, ma sono molto più lenta di quanto mi aspettassi, non è facile farci i conti. Avanti, io da sempre mi concentro su quel c’è e sono a tornata a farmi una sciata, con mio padre: sulla neve a parlare di queste Olimpiadi. Fantastico».
L’Italia non ha donne in gara nel singolo, non succedeva dal 1994.
«A volte serve un passo indietro per farne due avanti. Stare a casa è brutto, ma non siamo né pigre né prive di fantasia, torneremo».
In compenso al maschile si cresce.
«Matteo Rizzo e Daniel Grassl ci rappresentano al meglio. Daniel ha la possibilità di sparigliare. Ogni tanto ci sentiamo al telefono, è uno che ha coraggio e mi piace l’idea di accompagnarlo».
Il suo pattinaggio puntava molto sul lato artistico, ora si spinge sulla tecnica.
«Difficile comparare anni diversi. Quando ho iniziato sono stata tra le prime a mettere le combinazioni triplo-triplo costantemente in programma. I salti mi piacevano eccome, infatti ne porto i segni. Proprio per armonizzare quella difficoltà con lo spettacolo ci è voluta l’esperienza. Tempo per unire i due lati di questo meraviglioso sport».
Anche stavolta c’è una favorita russa quindicenne, Valieva. Queste ragazze spesso vincono e poi spariscono. Scuola troppo severa?
«Reggono allenamenti pesantissimi, so quanto lavoro ci vuole e loro fanno sembrare facile atterrare dai quadrupli. Mi auguro che vogliano puntare alla maturità che serve per arrivare alla magia».
Guarderà le gare con nostalgia?
«Con il sorriso: è come se ci fossi. E senza stress. Ci va la mia migliore amica, Silvia Bertagna, ha solo 4 mesi meno di me, abbiamo iniziato insieme, poi lei ha messo le acrobazie nel freestyle. In più sarò su Rai 2, ospite assidua della trasmissione “Cinque Cerchi"».
Lo sa che nella versione estiva hanno trasformato Sara Simeoni in un personaggio tv?
«Sara è là, in cima, tra le dive. Io sono una praticante».
La metteranno in mezzo: lei non era quella timida?
«Infatti me la sto facendo sotto, ma raccontare lo sport è una grande felicità e poi sarò me stessa, naturale. Posso tornare a quando ero bambina, a sognare davanti alle Olimpiadi».
Se le dico Milano-Cortina 2026?
«In qualche veste ci sarò di sicuro, aspetto con ansia che il testimone passi nelle nostre mani, so di avere un contributo grande da dare perché davanti ai Giochi mi scateno. A volte guardo le immagini degli inizi e vorrei andare là, da quella Kostner adolescente, e prenderla per mano».
Che cosa le direbbe?
«È così, non cercare di cambiare le cose, è solo che non possono venire facili».
Consigli a Michela Moioli per portare la bandiera?
«Con la sua grinta non ha bisogno di aiuti, lei deve sgomitare quando gareggia, figuriamoci. Può stare tranquilla, ci si immagina la bandiera pesante invece ti fa volare e quando la prendi senti una fiducia incredibile».
Come va la carriera da designer appena iniziata?
«È partita nel pieno del Covid, mai situazioni semplici con me, come sapete, però sono soddisfatta. Disegno abiti che puoi usare nello sport e pure dopo, nella quotidianità, comodi e belli. Ho chiamato la linea “IcenonIce"».
Lì c’è il suo modello di donna?
«C’è il mio modello di sostenibilità. Di vestiti ce ne sono pure troppi in giro, vorrei che i miei avessero un senso».
Fidanzata dal 2018 con Fabrizio che era il suo osteopata. Si parla di matrimonio?
«No, ma viviamo insieme. Sul lago di Bracciano. L’intesa è iniziata proprio nella preparazione per le ultime Olimpiadi. Mi piace il suo senso dell’umorismo, la serenità che mi trasmette e il fatto di confidarci ogni pensiero. Evolviamo insieme, sono felice». —