Corriere della Sera, 3 febbraio 2022
Storia dei rapporti tra Grillo, Conte e Di Maio
Più che il testo, vale il titolo. Quel Cupio dissolvi riguarda sé stesso e la propria volontà di scomparire, non rompetemi le scatole, vedetevela tra voi, che poi è il fermo immagine del suo attuale stato d’animo. Ma siccome la situazione all’interno del M5S è quella che tutti conoscono, volatile e instabile oltre ogni possibile fantasia, ecco che le parole dell’ultimo post di Beppe Grillo ricevono tanti cuori da parte dei sostenitori di Giuseppe Conte, con il consueto lavoro dietro le quinte a veicolare un messaggio rinforzato, lo vedete che sta con noi, che invita all’unità e quindi si schiera contro il reprobo Luigi Di Maio?
Anche martedì un suo criptico testo di para antropologia sui femori rotti e poi curati era stato veicolato in extremis come un segnale di endorsement alla causa dell’ex presidente del Consiglio, ma persino il suo ufficio stampa conveniva sul fatto che non ci si capiva poi molto. Ci sono voluti due tentativi, e se non altro ora conosciamo l’opinione dell’Elevato in merito all’ennesima lacerazione interna della sua creatura. Sappiamo anche, perché bisognerebbe leggere tutto e non prendere solo le parti favorevoli alla propria causa, che Grillo non sprizza esattamente entusiasmo per un nuovo corso al quale lui si adeguò a malincuore, «per consentire il passaggio dall’impossibile al necessario». Insomma, siamo allo stretto necessario, una presa di posizione favorevole a uno dei duellanti, con richiamo alla «forza di una sola voce» che rimanda dritto alla sua nostalgia per il vecchio Pci, il suo unico vago riferimento di natura politica. Ma l’euforia e l’entusiasmo sono un’altra cosa.
L’obiettivo
Ma il suo vero obiettivo è quel «cupio dissolvi»
del titolo del suo post
Vorrebbe scomparire
Questo è invece un testo quasi notarile, un minimo indispensabile che sembra avere come funzione primaria la necessità di essere lasciato fuori dalla tenzone. C’è da capirlo, e non solo per via delle sue questioni giudiziarie. Fu lo stesso Di Maio a insistere perché tornasse sui propri passi dopo aver bruciato i ponti con Conte con un video nel quale definiva «incapace» l’autonominato Avvocato del popolo e «seicentesco» lo statuto del M5S che stava scrivendo. In quel post di cinque minuti c’era davvero un riassunto di Beppe Grillo, del suo pensiero quando vuole davvero esprimersi, e del suo modo di agire. I rapporti sono migliorati da allora, siccome tutti glielo chiedevano, l’eremita genovese ha avallato le decisioni del nuovo plenipotenziario con il proprio silenzio pubblico e con una sostanziale copertura alle sue mosse. Anche a quelle sbilenche e azzardate, come ha provato sulla propria pelle con il tweet quirinalizio fortemente indotto che dava il benvenuto sul Colle più alto a Elisabetta Belloni.
Se non altro, a Conte il trattamento brutale che più di ogni altra cosa rivela il vero sentire di Grillo, venne riservato una sola volta, per quanto violenta nei toni. Con Di Maio è sempre stata una specie di tortura della goccia cinese, un distillato di diffidenza in dosi omeopatiche. Fin dall’inizio. «Vi presento un aspirante deputatino», disse il 25 gennaio 2013 dal palco di Pomigliano d’Arco. Quattro anni dopo, il deputatino si prese il Movimento approfittando di uno dei suoi consueti momenti alla Cincinnato. Il passaggio di consegne fu piuttosto freddo. Di Maio spinge per governare con la Lega: l’altro posta un video sui panda che sono nati per stare da soli. Indice la consultazione online sul caso della nave Diciotti: l’altro commenta che con lui ci vuole molta pazienza. E dopo la batosta alle Europee si fa vivo per consigliargli un po’ di riposo, e quando Di Maio prova a mettersi di traverso all’alleanza con il Pd, esplode sul blog sostenendo che Dio gli ha consigliato di «lasciarli alla loro Babele». Troppo diversi, per trovare reciproca empatia, come invece avvenne subito con la filiera degli scapigliati alla Roberto Fico e Alessandro Di Battista, che l’Elevato definiva «i miei ragazzi». Infatti, non ci sarebbe neppure bisogno di leggere ogni singolo messaggio per capire come può pensarla davvero. Basterebbe solo guardarli. Prima Conte e Di Maio, così simili tra loro. E poi Grillo.