Il Messaggero, 3 febbraio 2022
Il nuovo salotto Caraceni
L’eleganza maschile passa di qui. In una sartoria dove si fondono sapienza artigianale e tradizione, che da quasi un secolo veste l’uomo secondo lo stile più classico. Ogni uomo con la sua storia. «Il principe Boncompagni veniva a provare le giacche da caccia col maggiordomo, entrava in sala prove col fucile per capire se sarebbe riuscito a muoversi agilmente», racconta il tagliatore Giancarlo Tonini, 86 anni, entrato come lavorante nel 1962. Siamo da Tommy & Giulio Caraceni, nella nuova location in via Aureliana 32, a due passi da via Veneto, e pare di essere in un film. Alle pareti decine di foto, da Cary Grant a Gary Cooper, da Agnelli a Mastroianni, poi Totò, De Sica, Aznavour, l’angolo dei presidenti con Chirac, Ciampi e Scalfaro, ma anche le donne: Ingrid Bergman, Margot Hemingway, Catherine Spaak. «Sono bellissime con tailleur e soprabiti stile garçonne», spiega Andrea Caraceni, 34 anni, quarta generazione dell’azienda fondata da Domenico, fratello del suo bisnonno.
LA FAMIGLIA
La storia andò così: Domenico arriva quindicenne a Roma dall’Abruzzo, fa il sarto, è bravo a tagliare, le sue linee eleganti conquistano tutti e nel 1926 apre il primo atelier in via Boncompagni. Chiama i fratelli Augusto e Galliano, apre a Parigi, a Napoli, poi a Milano. Morto precocemente Domenico, gli atelier passano al figlio Augustarello che però non si occupa di sartoria, mentre i fratelli e i figli continuano l’attività. Negli anni 70 il marchio viene venduto e oggi le sartorie sono due: a Milano A. Caraceni in via Fatebenefratelli e a Roma Tommy & Giulio Caraceni che ha appena traslocato da via Campania (dov’era dal 1974) nella nuova sede. Poltrone, moquette rossa e all’ingresso un cimelio: una stufa a carbone per scaldare i ferri da stiro.
«Ho calcolato che più o meno ci spostiamo ogni cinquant’anni, adesso staremo fermi per un po’», scherza Andrea Caraceni. «Io sono giovane, ma l’azienda è rimasta fedele alla tradizione – dice – La scuola di taglio, lo sviluppo dei modelli e quindi l’aspetto stilistico sono rimasti quelli originali. I nostri abiti, tutti rigorosamente fatti a mano, si riconoscono dalla costruzione della spalla e dalla proporzione dei revers, che non hanno subito l’influenza delle mode. Abbiamo mantenuto il rapporto tra le proporzioni della giacca e la vestibilità del cliente». I tessuti Caraceni vengono dai principali lanifici del mondo soprattutto italiani (zona Biella) e inglesi (Scozia e Donegal). Per ogni cliente viene creato un cartamodello personale, ad ogni prova l’abito viene completamente smontato: in 40 giorni il capolavoro è pronto. «La clientela è molto cambiata – risponde il titolare – prima era legata alla nobiltà romana e all’aristocrazia, poi è arrivata la politica (oggi scomparsa), quindi il mondo dell’industria e dell’imprenditoria. Negli anni 70 il jet set...».
«Qui sono passati tutti – aggiunge Giancarlo, il tagliatore storico – Gigi Proietti era simpaticissimo, gli abbiamo fatto il primo vestito dopo A me gli occhi, please e l’ultimo smoking per Cavalli di battaglia. Per Paolo Stoppa abbiamo confezionato un cappotto di pelliccia meraviglioso. Vede De Sica in quella foto? La giacca gliel’ho cucita io. Anche Valentino indossava i nostri capi, andavo a casa sua per le prove, mi ha insegnato tanto. Totò al cinema era un buffone, ma poi era una persona di una serietà incredibile. Ecco Tyrone Power con il tight per il matrimonio: c’è un filmato dell’Istituto Luce mentre lo prova. Questi sono Imelda e Ferdinand Marcos, l’uomo dagli occhi di ghiaccio, in una settimana di prove non glieli ho mai visti... Ecco Johnny Dorelli: nel 64 vinse un premio eleganza con un nostro completo di mohair blu e da allora non ci ha più lasciato».
SERATE DI GALA
Ma l’uomo ama ancora vestirsi bene? «L’abito maschile fatto in un certo modo è universale – risponde Caraceni – i nostri clienti mettono un giorno quello realizzato oggi e il giorno dopo quello di vent’anni fa, sono eleganti, iconici. Il settore dell’abbigliamento maschile è stato stravolto, adesso vale tutto, c’è libertà di espressione, c’è il gender fluid. Ma se hai un lavoro di un certo livello o una serata di gala, la nostra è una delle opzioni più eleganti. Il modello è stato Agnelli, la gente viene ancora qui con le sue foto a chiedere il doppiopetto come il suo. L’Avvocato arrivava, chiacchierava, non si riusciva mai a chiudere il negozio, era come un salotto. Ecco, adesso potremmo riaprire il salotto Caraceni».