Il Messaggero, 3 febbraio 2022
Meloni contro tutti
Sospetti, veleni, accuse reciproche. Il centrodestra è un campo di battaglia dopo gli strappi sulla partita del Quirinale. Due giorni fa al Consiglio federale Salvini aveva aperto al proporzionale. «Se Meloni dice che il centrodestra non c’è più valutiamo anche modifiche alla legge elettorale. Vedremo cosa decideranno di fare», il ragionamento del Capitano. Mentre tra gli azzurri circola una frase: «Giorgia si ricordi che deve molto a Silvio...». Con conseguente irritazione di Fratelli d’Italia, anche per la cancellazione si dice all’ultimo momento di un paio di ospitate tivù nelle reti Mediaset. Una tesi che viene respinta dal partito azzurro: «Non è vero, Forza Italia non ha alcun potere di imporre palinsesti». Di certo c’è l’amarezza di Berlusconi per le parole dure usate da Fdi. Ma, se il Cavaliere viene descritto come dispiaciuto e adirato, anche Salvini non nasconde con i suoi la propria rabbia per le mosse dell’(ex?) alleata. «Io continua a ripetere ho portato avanti la posizione del centrodestra finché ho potuto. Non è stata la Lega a tradire». La scelta del Carroccio di virare su Mattarella ha creato un solco tra Salvini e Meloni. Resta il gelo, nessun contatto tra i due leader. «E ora li teniamo sulla spina ha ragionato il Capitano leghista con i suoi -. Noi vogliamo un progetto inclusivo ma alla fine andremo avanti con chi ci sta. Se ci attaccano noi rispondiamo e li isoliamo». Per dirla con le parole di un big della Lega «ci siamo stufati di prendere schiaffi dagli alleati. Meloni non andrà mai al governo e a palazzo Chigi». Le possibili ripercussioni? Intanto sulle amministrative. In alcune realtà territoriali, dal nord al sud, da Como a Palermo, la prospettiva è che si vada separati al voto. Certo, si lascerà autonomia alle segreterie locali ma la tensione è altissima. Talmente alta che Fratelli d’Italia ha fatto sapere che reagirà a ogni tipo di operazione per mettere all’angolo il partito.
I SONDAGGI
Il convincimento è che Fdi possa avere un boom nei sondaggi. Soprattutto se si concretizzasse una manovra per modificare il Rosatellum, «è un tentativo di trovare un modo per restare ancorati alle poltrone». Il refrain è che occorre essere chiari con i cittadini, «non prenderli in giro», garantire la governabilità, «noi restiamo fermi sul maggioritario», dicono da FdI. «Alleati come Lega e FI attacca pure La Russa di fronte al bivio tra il centrodestra e l’alleanza di governo con Pd, Leu e Renzi, hanno scelto il centrosinistra». E sul caso dello stop a Meloni nelle tv Mediaset è ironico Crosetto: «Siccome conosco Berlusconi da molti anni, sono certo che lui non farebbe mai una cosa simile. Anche perché Mediaset ha sempre ospitato pure i nemici veri del Cavaliere». Sulla legge elettorale è il capogruppo della Lega a Montecitorio Molinari a spiegare che «dopo quello che è successo e visto quello che dice Meloni anche gli impegni comuni presi con Fdi possono essere ridiscussi». Nel tardo pomeriggio Salvini frena: «Lasciamo la discussione sulla legge elettorale al Pd. La Lega non ha intenzione di impegnare per mesi il Parlamento su questioni non prioritarie». Una dichiarazione per favorire un dialogo che, però, al momento non decolla. Anche perché lo scontro è anche tra Lega e Fdi da una parte e Coraggio Italia dall’altra. Toti viene tacciato di trattare con il centrosinistra, di voler lasciare definitivamente la coalizione. La tensione interna nella Lega è un capitolo a parte. Ieri Salvini ha visto Giorgetti, linea comune sullo smarcamento in Cdm sul dl anti-Covid che impone differenziazioni tra vaccinati e non vaccinati anche nelle scuole primarie, ma il ministro dello Sviluppo è stato a lungo a colloquio con Di Maio al Mise e il Capitano non sapeva nulla. Due giorni fa al Consiglio federale l’ex ministro dell’Interno è stato netto con il fronte dei governatori e con il numero due del partito di via Bellerio. «Basta colpi bassi ha fatto sapere -, bisogna che tutti mettano la faccia e facciano squadra».