il Fatto Quotidiano, 3 febbraio 2022
Il punto su Russia, Ucraina, Georgia e Nato
Vladimir Putin, in conferenza stampa con il primo ministro ungherese Viktor Orban, ha detto che Usa e Nato hanno “ignorato” le sue richieste per porre fine alla crisi ucraina. Il quotidiano spagnolo El Paìs ha ottenuto le lettere, una della Casa Bianca e l’altra dell’Alleanza Atlantica, che hanno fatto infuriare il Cremlino. Le principali richieste russe, espresse in vari incontri diplomatici e poi inviate per iscritto a Washington e Bruxelles, erano due: vietare all’Ucraina l’accesso alla Nato e un trattato bilaterale sulla sicurezza tra Europa e Russia. Nelle lettere di risposta c’è un secco ‘No’. La controproposta è una negoziazione presso l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), e altri enti, per la smilitarizzazione del confine. Mosca aveva inviato una bozza di trattato a Usa e Nato. Esigeva una risposta scritta, arrivata con questi due documenti mercoledì scorso al Cremlino. Nella lettera della Nato, lunga quattro pagine divise in 12 punti, si legge: “La Russia ha rotto il rapporto di fiducia” e pone inoltre come condizione per nuove negoziazioni “la smilitarizzazione russa accanto ai confini ucraini”.
La risposta di Washington, intitolata Confidential/Rel Russia, è composta da cinque pagine e sette punti e nella sua introduzione sembra più incline al dialogo “siamo pronti a considerare accordi e regolamenti con la Russia su temi di interesse bilaterale”. Però basta avanzare di un paio di righe per leggere la peggiore delle risposte per Putin: “Gli Stati Uniti continuano ad appoggiare la politica di porte aperte della Nato”. Questo per Mosca allarga il campo. Non si parla solo più di Ucraina, ma anche di Georgia. Nella lettura della crisi ucraina proposta nel documento redatto dall’amministrazione Biden c’è un rimprovero a Putin per aver dispiegato oltre 100 mila militari sul confine. Ma anche un invito ad abbassare la tensione. Rispetto al trattato sulla sicurezza proposto da Mosca la Casa Bianca scrive “la Russia avanza richieste che minano principi sui quali si è impegnata in documenti precedenti” e aggiunge che la stabilità europea si basa su trattati firmati pure dal Cremlino “che sanciscono i principi di integrità territoriale, sovranità e diritto di ciascuno Stato di scegliere i propri accordi e alleanze in materia di sicurezza”. Il punto resta e rimane l’adesione dell’Ucraina alla Nato.
Per la Russia l’ingresso di Kiev nell’Alleanza Atlantica sarebbe non solo una sconfitta per la riduzione del campo d’influenza, ma una minaccia. La Nato, quindi gli Usa, potrebbero impiantare basi militari nel paese e quindi installare missili a corto e medio raggio capaci di colpire direttamente Mosca. Ed è proprio per limitare questa preoccupazione che nel documento scritto a Washington ci sono diversi riferimenti alla distribuzione di razzi e non solo nell’area. Il governo americano propone un percorso per arrivare a un nuovo trattato di disarmo che parte dal quello vigente New Start, nel quale sono compresi solo gli ordigni a gittata intercontinentale. New Start resterà in vigore fino al 2026, però non menziona alcune nuove tecnologie di lancio che hanno la possibilità di trasportare testate nucleari. “Iniziare immediatamente la discussioni per il futuro di New Start” e fare nuovi accordi che “includano tutte le armi nucleari Usa e Russia”. Per procedere la Casa Bianca propone un “meccanismo di trasparenza” che permetterebbe a Mosca di verificare l’assenza dei missili Tomahawk in Romania e Bulgaria. Questo tipo di razzi sono infatti capaci, lanciati da quelle distanze, di raggiungere in territorio russo. Gli Usa chiedono come contropartita di poter verificare che gli stessi missili non siano presenti in alcune basi russe.