Corriere della Sera, 2 febbraio 2022
La famiglia di Mandela litiga sulla chiave della cella
Chi voleva vendere la chiave della cella di Nelson Mandela? L’asta doveva tenersi il 28 gennaio a New York. Un mese fa era arrivato lo stop del ministro della Cultura sudafricano, che aveva annunciato: «La chiave simbolo della lotta all’apartheid tornerà in patria». Insieme con altri cimeli «minori»: una cyclette usata nell’ultimo periodo di prigionia, una delle sue famose camicie colorate, una vecchia racchetta da tennis, un quadro del faro di Robben Island, un regalo ricevuto da Barack e Michelle Obama. Una levata di scudi ufficiale, per bloccare la vendita di una semplice chiavetta di metallo, dopo che l’intero Sudafrica negli anni del dominio dell’African National Congress (e soprattutto alla fine della presidenza Mandela nel 1999) era diventato via via preda di politici corrotti, fino a quello che è stato chiamato «il furto dello Stato» da parte della cricca del presidente Zuma. E l’ultimo venda la chiave, verrebbe da dire. Ma in questa storia di detenzione e redenzione chi sarebbe l’ultimo? All’annuncio dell’asta bloccata, il dubbio era rimasto sull’identità del misterioso venditore. Ora uno degli 11 nipoti di Madiba, Ndaba Mandela, 39 anni, accusa senza mezzi termini la zia Makaziwe (l’unica figlia ancora in vita del premio Nobel per la Pace scomparso nel 2013). Il fratellastro di Mandla Mandela (il capo tribù di Mvezo, villaggio natale di Mandela, da sempre in contrasto con la cerchia ristretta dei familiari) ha raccontato a Newzroom Africa Tv che la zia si sarebbe appropriata della chiave rubandola da casa sua. Le miserrime diatribe economiche sull’eredità Mandela sono all’ordine del giorno in famiglia. Tutto va preso con le molle. Ma zia Makaziwe, 67 anni, non ha voluto rispondere alle fresche accuse del nipote. Si sa che la chiave della cella di Robben Island, al largo di Città del Capo, dove Mandela fu detenuto dal 1964 al 1982, era nelle mani di Christo Brand, il secondino diventato amico del detenuto più famoso dell’isola, fin dagli anni Ottanta del secolo scorso. Ma Brand, che giunse a Robben Island diciottenne nel 1978 e seguì Mandela anche nella prigione Pollsmoor da cui fu liberato l’11 febbraio 1990, ha appena detto al Times di Londra di aver donato la chiave per quella che gli era stata presentata come un’asta benefica, in vista della creazione di un giardino dedicato a Mandela nella cittadina dove è sepolto, a Qunu (non lontano da Mvezo, nell’Eastern Cape). Il nipote Ndaba però dice di non sapere nulla del progetto giardino. Forse nessuno dei contendenti sta dicendo tutta la verità. E Madiba non sarebbe affatto sorpreso.