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 2022  febbraio 02 Mercoledì calendario

Periscopio



   

Con poche parole Matteo Renzi (il quale può piacere o non piacere: ma non difetta di intelligenza) ha fotografato alla perfezione quanto accaduto: la rielezione di Sergio Mattarella è una sconfitta per i leader dei partiti ma una buona notizia per il Paese. Michele Brambilla QN.

Volgare e frutto d’ignoranza l’accusa alla Casellati di aver assistito allo scrutinio accanto a Fico, come prevede la Costituzione, essendo soggetto interessato. Lo fecero Cossiga (eletto) e Fanfani (bruciato), mentre Gronchi, presidente della Camera, lesse 658 volte il proprio nome. Bruno Vespa. QN.
«E adesso come dico a mia figlia che a tavola deve spegnere il telefonino?» si chiedeva un’amica scoraggiata, dopo avere visto la presidente del Senato incollarsi allo smartphone durante lo spoglio di una votazione che tra l’altro la riguardava personalmente. Massimo Gramellini. Corsera.
Una sorta di cartina di tornasole delle problematiche dell’Italia. Un concentrato dei difetti, delle distorsioni e per contro delle enormi potenzialità del paese. Questa è la storia di Alitalia, la compagnia di bandiera. Ma Alitalia non c’è più, anzi ci sarà di nuovo, completamente diversa: costruita sul principio fondamentale che una società deve avere, la generazione di ricchezza; un obiettivo non solo di chi la possiede ma anche di tutti coloro che vi lavorano. Paolo Panerai. (ItaliaOggi).

Siamo ancora in quella che può essere considerata la prima delle cinque fasi della pandemia cioè il momento in cui tutto il mondo viene colpito in modo molto negativo dal virus, a questa situazione seguono le fasi di rallentamento, controllo, eliminazione e sradicamento. Per me il coronavirus sarà eliminato ma non sradicato. Di tutte le malattie infettive che hanno colpito l’umanità solo il vaiolo è stato sradicato. Per il Covid succederà come con la poliomielite: negli Usa non c’è più, ma altrove ancora sì. Anthony Fauci, infettivologo della Casa Bianca. Summit di Davos.
Un anno fa, il 20 gennaio, Joe Biden giurava in Campidoglio. Era il 46esimo presidente e molti contavano sull’età, sull’esperienza, sul carattere per ricompattare una nazione divisa. Solo due settimane prima i partigiani di Trump avevano dato l’assalto al Congresso. E ancora la rabbia degli sconfitti non aveva ceduto alla rassegnazione. Sono trascorsi dodici mesi. Sembrano dodici anni. L’America è più divisa che mai e la rassegnazione si è trasformata in frustrazione. Cesare De Carlo. QN.

Penso che l’eredità di Dante possa aiutarci a investire nella cultura, è un poeta di grande umanità, l’unico che abbia un respiro europeo. Noi siamo affezionati a Leopardi e Manzoni, ma Dante è un nome che suona ancora oggi, dai libri alle canzoni, da Nannini a Jovanotti. Magari fuori dall’Italia non lo leggono, ma sanno che è un grande poeta, e la sua poesia si presta a essere valorizzata anche con i fondi europei. Aldo Cazzullo. Il Corriere del Veneto.
Il Reichsmark, il marco tedesco fu garantito dall’oro francese, nacque insieme alla Germania che univa finalmente tutti i tedeschi, e fu alla base del miracolo economico alla fine del diciannovesimo secolo. La Germania, paese agricolo, si trasformò in un paese industriale. La popolazione crebbe da 40 milioni nel 1870 a 68 nel 1914, alla vigilia della Grande Guerra. Roberto Giardina. (ItaliaOggi).

Dove l’Unione europea dà il suo meglio, è sul fronte alimentare. C’è questo Nutriscore, ennesimo algoritmo psicomaniaco, che s’incarica di stabilire quali sarebbero i cibi salutari, che tradotto significa politicamente corretti, che ancora più decifrato vuol dire di sinistra: no alla carne, ai vini, al parmigiano reggiano, all’olio d’oliva e a tutta una serie di alimenti tipicamente mediterranei, italiani, con beneficio immediato per i transalpini – e, vedi caso, il Nutriscore è una diavoleria francese. Max Del Papa. ItaliaOggi.
Sono stato l’ultimo segretario nazionale dei giovani socialisti del Psi. Ho visto in questa mia vita persone vestire ogni abito per reinventarsi, sopravvivere, rivivere o semplicemente esistere mondanamente. Sono passati 30 anni dall’annichilimento di quel movimento, per poi scoprire che nessuno era poi così diverso, che nessuno è riuscito, ancora una volta, a far nascere l’uomo nuovo, perché noi uomini dobbiamo fare i conti con nostri simili, fatti di carne e di passioni, che insieme a tante meraviglie producono tanta “melma”. Il punto rimane come convivere con questo concime e trasformarlo, come in natura, in nuova vita e non in morte della società. E cos’è il socialismo riformista? È quello che quando qualcuno vuol fare la rivoluzione lo invita a riflettere, a prendere meglio le misure di sé. A immaginare che da una cosa imperfetta, l’uomo, difficilmente uscirà fuori una cosa perfetta, la rivoluzione per esempio. E quindi lo chiama alla calma. Luca Josi, Fondazione Belisario.org.

Innanzitutto, il Parlamento fu aperto a tutte le forze politiche che si erano moltiplicate nel dopoguerra. Oltre ai colossi, Dc, Pci e Psi, c’erano i vecchi partiti prefascisti, tipo i Liberali, e raggruppamenti di cui oggi si è perso il ricordo: Indipendentisti sardi e siciliani, l’Uomo qualunque, Movimento contadino e cose così. Purché raccattasse quattro voti, nessuno era escluso. Quindi rigido proporzionalismo, nessun collegio uninominale, niente sbarramento (per esempio, la soglia del 5 per cento come in Germania), niente premio di maggioranza. In una parola, rappresentatività alle stelle. Tutto molto democratico, ma a prezzo di una babele parlamentare, all’insegna dell’individualismo più capriccioso. Giancarlo Perna: “Ring”. Guerini e Associati.
Lo avevano definito il Kafka italiano, Dino Buzzati morì esattamente cinquanta anni fa, il 28 gennaio 1972, 65 anni compiuti appena tre mesi prima. Tumore al pancreas. Ma Indro Montanelli assicurava che, a dargli un colpo risolutivo, era stato qualcosa di più grave: una sorta di processo del popolo cui la zarina Giulia Maria Crespi, editora “rossa” del Corriere della Sera, lo aveva fatto sottoporre dagli amici del suo salotto, e che presenta appunto aspetti kafkiani. «Giulia Maria», raccontava Montanelli, «si era messa in testa di fare il padrone illuminato. Ma i lumi dove li aveva, povera disgraziata? Io non l’ho mai mandata giù: lei, il suo salotto, la sua faccia». Un giorno, prosegue il racconto, «riunì in quel suo detestabile salotto dei critici i quali le dissero delle cose contro Buzzati e la sua maniera di fare critica d’arte». Cesare Lanza. Alle Cinque della sera.
Nessuno è così vecchio da non volerlo diventare di più. Roberto Gervaso.