Il Messaggero, 1 febbraio 2022
Intervista a Lidia Ravera. Parla dell’amore dopo i 60
Negli Stati Uniti lo chiamano old boom, e qualcosa di vero deve esserci se una scrittrice da sempre impegnata su temi femminili, come Lidia Ravera, ha deciso che era arrivato il momento di parlare di amore a 60 anni e oltre. E lo ha fatto, ancora una volta, stupendo: ha ideato e assunto la direzione di Terzo tempo, una nuova collana edita da HarperCollins – quella della collezione Harmony, per intenderci – «proprio per combattere il luogo comune che considera la scelta di amare interdetta alle donne che non sono più giovani».
Come è l’amore a 60 anni?
«È molto sorprendente, perché sei più selettiva. Le donne sono più smaliziate e hanno anche più pretese».
Questo non dovrebbe rendere la cosa più difficile?
«Sì, lo è, perché gli uomini sono spaventati da donne così. Le maggiori pretese spesso coincidono con il fatto che gli uomini non ti vedono perché non ti guardano, perché non hai più vent’anni. E la scommessa dei romanzi d’amore che ho messo in piedi è proprio che ci sia in mezzo a tanti uomini che non vedono, uno che, invece, ti ha guardata. Questo rende l’amore sorprendente, arriva quando non te lo aspetti più. E poi è sorprendente perché hai tutta la cultura occidentale contro, che vuole la donna sempre giovane e perfetta».
Quindi l’aumento delle relazioni d’amore in tarda età va considerato come un buon segno anche per le donne.
«Le donne hanno imparato a sorridere, ed è la più grande arma contro i cliché, devi imparare a dubitare degli stereotipi con cui vieni massacrata tutta la vita, perché la vecchiaia è brutta, ma lo è soprattutto per gli aggettivi che le rifilano. In tutti questi anni si parla delle donne over 60 come sfiorite, spente, ci trattano come insalata. Gli uomini no, invecchiando possono diventare affascinanti, potenti, ricchi, divertenti».
Pregiudizi che non cambiano?
«Gli uomini hanno sofferto meno delle donne. Mi sono resa conto che nella nostra cultura il razzismo antietà è profondamente radicato e crea delle sacche di sofferenza soprattutto alle donne. Ci si vergogna di invecchiare. Guardiamo allora a quali sono i vantaggi della vecchiaia, continuare a imitare la giovinezza è perdente. Passa una ventenne brufolosa e vince lei. Ma da quando abbiamo imparato a sorridere di noi e anche degli uomini sta andando meglio».
È per questo che ha ideato la collana Terzo tempo?
«È il mio secondo gesto politico dopo Porci con le ali, il libro che ho scritto da giovanissima. L’ho ideata quando mi sono resa conto che la vera tragedia dell’invecchiare non sono le rughe, non è la consapevolezza, ma i cliché che accompagnano la vita delle donne. Nessuno all’interno della casa editrice mi ha chiesto di scrivere in simil Harmony. Saranno dei romanzi. La collana avrà un amore centrale, un lieto fine, o un finale aperto non drammatico. Ma principalmente avrà protagonisti, finora molto trascurati, quelli che hanno più di 60 anni».