il Fatto Quotidiano, 1 febbraio 2022
In Trentino-Alto Adige il gruppo Athesia controlla l’80% dell’informazione regionale
Nel regno del duopolio tv e del conflitto d’interessi, c’è un “buco nero” che cattura il pluralismo dell’informazione. In Trentino-Alto Adige, e in particolare a Bolzano, c’è un gruppo editoriale che a dispetto dei principi costituzionali e delle norme Ue controlla da solo quasi l’80% del mercato regionale. Si chiama “Athesia”, è composto da numerose società ed è guidato da Michl Ebner, 70 anni, esponente della Südtiroler Volkspartei, più volte deputato nel nostro Parlamento ed europarlamentare. Già che c’è, è anche presidente della Camera di Commercio di Bolzano. Al gruppo appartengono i principali quotidiani locali: il Dolomiten (12,7 milioni di copie diffuse in un anno), L’Adige (7 milioni) e l’Alto Adige (quasi 6 milioni). E così arriva a coprire il 68% della diffusione complessiva di tutti i quotidiani, nazionali e locali, venduti nella regione. Di rilievo anche la posizione occupata nelle radio, con il 50% di Sudtirol 1 che raggiunge il 13% della popolazione, superando tutte le altre emittenti. Una concentrazione editoriale che incassa 6,2 milioni l’anno di contributi.
È per questo che l’Associazione dei consumatori “Robin” (direttore Walther Andreaus) e il Centro consumatori Italia (presidente Rosario Trefiletti), assistiti dall’avvocato Massimo Cerniglia, hanno deciso di inviare una “Lettera aperta” al presidente della Commissione Ue, a quelli della Repubblica italiana e del Consiglio dei ministri, oltre che ai vertici delle nostre Autorità di garanzia, per denunciare la situazione. “Nel Trentino Aldo Adige – si legge nel testo – appare emergere una posizione di notevole forza informativa in capo al gruppo privato Athesia che esercita un’influenza significativa sull’intero ecosistema territoriale”. E di riflesso, sul confronto democratico ed elettorale dell’intera regione. Gli autori della lettera si riservano quindi di promuovere una “class action a tutela del pluralismo”, chiedendo intanto alla Commissione Ue di attivare una procedura d’infrazione contro l’Italia