Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  febbraio 01 Martedì calendario

Intervista al pattinatore artistico Daniel Grassl

Ai vertici del suo sport, nell’era in cui si esibisce forse il migliore atleta della storia, si sta inserendo un ragazzo che farà presto vent’anni, è biondo, altoatesino e gioca a tennis. Ma non è Jannik Sinner. Si chiama Daniel Grassl e questo è il suo momento: alle Olimpiadi di Pechino si presenterà da vicecampione europeo di pattinaggio artistico, con una medaglia d’argento al collo al cospetto di sua maestà Yuzuru Hanyu, il giapponese che sta spostando i limiti della fisica, del volo e dell’arte sul ghiaccio.
Grassl, lei ha già un piccolo posto nella storia.
«A inizio stagione sono diventato il primo pattinatore a eseguire i tre salti più difficili in un programma, ora sono il primo ad avere eseguito un tipo di salto quadruplo, il Rittberger, in combinazione con altri: agli Europei la giuria lo ha valutato completo, senza penalizzarmi come avvenuto in passato. E pensare che mi piace farlo sin da quando ero bambino».
Verrebbe naturale considerarla tra i favoriti a Pechino.
«Ma i miei favoriti sono Hanyu e l’americano Chen. Uno ha vinto due Olimpiadi, l’altro gli ultimi tre Mondiali: sarà un bellissimo duello. Il pattinaggio ha avuto un’evoluzione incredibile in questi anni, ormai è la normalità fare un salto quadruplo: sappiamo già che Hanyu sta per presentare un quadruplo axel mai visto nella storia, chissà se lo rischierà. Ai Giochi si vince con un programma pulito».
Si inserisce nella lotta per il bronzo, o la sua Olimpiade è Milano-Cortina?
«Certo che penso al 2026, ma intanto lotterò per il podio».
Come sarà il suo sport senza spettatori?
«Per un pattinatore è dura, noi sentiamo il sostegno che ci dà il pubblico. Ma io voglio godermi ogni singolo istante di questa Olimpiade, sono felice di esserci per la prima volta».
Alcuni suoi avversari sono più
muscolari, lei sembra piuttosto una étoile del balletto.
«Infatti mi ispiro a Roberto Bolle, che ho visto tante volte in tv. Il mio programma corto, sulle note del film Il corvo Bianco dedicato a Nureyev, è un omaggio ai ballerini classici, ma soprattutto a Bolle. I suoi movimenti mi hanno aiutato a presentare un programma più definito, dettagliato».
Nella sua seconda esibizione, il programma libero, spiccano invece gli Aerosmith.
«Il libero voglio pattinarlo col cuore, trasmettendo emozioni al pubblico.
Il mio coreografo Benôit Richaud avevamo scelto la colonna sonora, leggermente modificata da un compositore, di un film sulla salvezza del mondo,Interstellar . Ma io ho insistito per aggiungere nella seconda parte la musica di Armageddon, quel brano, I Don’t Want to Miss a Thing , che fa venire i brividi. Il risultato? Anche i miei avversari si sono gasati, e mi fanno i complimenti».
Quante volte si è sentito accostato a Sinner?
«Tante, e il bello è che io da piccolo giocavo a tennis perché mia sorella Sara è una giocatrice, come mio padre Walter. Ma alla fine tra i due sport ho scelto il pattinaggio».
Ha seguito la conclusione dell’Europeo con un orso in braccio.
«È il mio portafortuna. Me lo hanno regalato ai miei primi campionati italiani, quando avevo 16 anni: ero secondo, poi ho vinto e non me lo aspettavo. Si chiama Italo».
A Bologna, la città del suo allenatore Lorenzo Magri, l’hanno vista mangiare tagliatelle al sugo: non è mica questa la sua dieta?
«Ma una volta che sei a Bologna, cosa fai? Non mangi le tagliatelle? Certo la mia alimentazione è diversa».
Chi la cura?
«Mia mamma Hildegard, che ha studiato dai nutrizionisti. Mi prepara le merende, le barrette di energia, mangio tantissima frutta, noci. Prima di andare sul ghiaccio carboidrati, pasta e riso, la sera carne e verdure».
Sta ancora crescendo, com’è cambiato il suo corpo negli ultimi anni?
«Sono passato da 59 chili a 62 chili, e in altezza arrivo a un metro e 75».
E la sua vita, com’è cambiata?
«Non tanto, inizio a pattinare alle 7,50 e finisco alle 15, torno a casa e attacco con massaggi, fisioterapia.
Però ho la patente, mamma non mi porta più da Merano alla pista di Egna, 40 minuti d’auto, sapesse come sono felici i miei genitori. La federazione mi ha messo a disposizione una Suzuki Vitara, ma non la posso ancora guidare e vado in giro in Panda».
Parlate tedesco a casa?
«Con mamma sì, con papà uso l’italiano. Ma da quando mi sono trasferito a Egna quasi tutti i miei amici parlano italiano e mi viene più spontaneo».
Anche lei ha una mental coach.
«Ma non tutti hanno una ex atleta olimpica: Monika Niederstaetter, primatista italiana dei 400 ostacoli.
Lei mi ha aiutato tanto quest’anno, mi ha fatto rialzare dopo che a Las Vegas avevo deluso. Mi dice che lei c’è sempre per me: ci terremo in contatto su Zoom».
Le ha spiegato come sono le Olimpiadi?
«Mi ha detto che saranno molto diverse da quelle che ha vissuto lei, con tutte queste restrizioni. Ma sono sicuro che la Cina le organizzerà benissimo, come il Giappone. E anche ai Giochi invernali l’Italia festeggerà come l’estate scorsa».