la Repubblica, 1 febbraio 2022
Al circolo Canottieri Aniene niente donne
Le ultime due socie sono state nominate poco più di un mese fa: Caterina Banti, medaglia d’oro nella vela a Tokyo, e Simona Quadarella, bronzo olimpico nel nuoto. Socie sì, ma solo onorarie. L’eccezione alla regola. Perché per varcare la soglia del Circolo Canottieri Aniene, storico salotto romano affacciato sul Tevere altezza Parioli, bisogna essere campioni del mondo. Oppure maschi. Nel ritrovo dell’upper class dove si mischiano politici e costruttori, imprenditori e manager, uomini d’affari e burocrati, personaggi dello sport e dello spettacolo, le donne possono arrivare, ma fino a un certo punto. Pure se il soffitto di cristallo qui sembra meno duro perché ha il blu del cielo sulla piscina scoperta e il prato all’inglese.
Recita lo statuto: “I soci effettivi sono le persone di sesso maschile che hanno compiuto i diciotto anni”. Bisogna arrivare ai “soci per meriti sportivi” per leggere la dicitura “di ambo i sessi”. Ma, è specificato, solo “se di sesso maschile” acquistano “tutti i diritti dei soci effettivi”. Se son donne possono utilizzare invece la sede e gli impianti. Per loro il suffragio universale non è ancora arrivato: non votano e non possono essere elette. Anche in questa categoria le donne sono minoranza: 38 contro 80 uomini. L’ultima nominata è Gemma Triay, numero 1 al mondo del padel, sport che a Roma ha avuto il suo primo campo proprio qui, all’Aniene: su questo hanno visto il futuro prima degli altri.
Ad avere diritto di voto e ad ambire a cariche sociali sono solo le “socie onorarie”. Cinque in tutto: Federica Pellegrini, Flavia Pennetta, Josefa Idem e, recentissime, Banti e Quadarella. Una di loro, dicono dal Circolo, potrebbe addirittura diventare presidente. Ma dovrebbe ottenere 80 firme d’appoggio e la maggioranza assoluta dei votanti, quasi tutti maschi. Tecnicamente le donne non possono nemmeno essere invitate perché, recita sempre la carta statutaria, “solo i soci effettivi possono fare inviti esterni e saranno ammessi soltanto invitati di sesso maschile e di età superiore ai 25 anni”. Resta allora il ruolo di ospiti, con un altro vincolo. Devono essere familiari: leggasi “mogli o figlie” di. Niente sorelle, compagne, fidanzate, amiche. E nemmeno a dire che lo statuto risale al 1892, quando il Canottieri Aniene fu fondato ed era l’epoca, in Italia e Oltremanica, dei club per soli gentiluomini. L’ultima modifica risale a tre anni fa: 4 gennaio 2019.
Giovanni Malagò, presidente onorario del circolo, numero uno del Coni e membro Cio, il comitato olimpico che ha tra le sue stelle polari proprio la “gender equality”, replica: «Conosco molto bene l’Aniene e quel che ha fatto per lo sport femminile è sotto gli occhi di tutti. Guardare a questo particolare dei soci significa non interpretare i fatti. Poi ci sono dinamiche statutarie, logistiche, di spazi, ma nessuna volontà di preclusione, lo dice la nostra storia».
Eppure proprio lì dove passa la passione per lo sport, ma pure affari e poteri, restano le camere separate. L’attuale presidente, Massimo Fabbricini, successore di Malagò, la spiega così: «Non è anti femminismo. Negli ultimi 15 anni abbiamo un po’ forzato, ci siamo aperti alle socie onorarie e ci sono eventi e presentazioni con tante donne. Cerchiamo di rispettare lo statuto ma anche di stare al passo con i tempi». E il rispetto della statuto significa «difesa della tradizione, della storia del circolo, soprattutto da parte dei soci più anziani, anagraficamente e come frequentazione», che non hanno alcuna intenzione di mettere mano alle regole. Anzi, «proporre modifiche che avrebbero bisogno di un quorum molto alto potrebbe essere pericoloso: se venissero bocciate sembrerebbe una vera opposizione alle donne». E invece? «Qui c’è un sentimento di protezione della storia, si figuri che c’è pure chi dice che va protetta la famiglia e quindi meglio non mischiare gli ambienti. E poi ci servirebbero nuovi spogliatoi, nuove docce».
A Roma, come altrove, l’Aniene non è l’unico club col gender gap. Resistono gli scacchi e la caccia, ma pure il Circolo canottieri Tevere Remo che nel 2019 ha fatto un’indagine tra i soci: “Quanto sei d’accordo sul far restare il circolo solo maschile?”. La maggioranza assoluta ha risposto senza dubbi: “abbastanza” o “molto”.