Professore, è arrivato il momento di cambiare la legge elettorale per scongelare un sistema politico ingrippato?
«Dipende da quale legge elettorale, perché potrebbero essercene di peggiori rispetto al Rosatellum».
Peggiori, perché?
«Perché un modello proporzionale con soglia di sbarramento bassa, sotto il 4%, sarebbe peggio del Rosatellum attuale: il Parlamento diventerebbe ingovernabile».
Ma oggi a chi conviene il proporzionale e a chi il Rosatellum?
«Facciamo un elenco. Il proporzionale non conviene assolutamente a Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia. Conviene invece ai 5Stelle e ai piccoli partiti, siano di centro che di sinistra come Leu. A una condizione evidentemente, che la soglia di sbarramento sia bassa. Per Forza Italia sarebbero convenienti entrambi, sia il Rosatellum che un proporzionale anche se è oggi molto attratta dal proporzionale».
E al Pd?
«Il Pd è spaccato. Il segretario Letta è partito dall’idea di rafforzare il maggioritario, ma ora non è chiaro dove si posizioni. Tra i dem c’è una forte corrente proporzionalista. Poi c’è la Lega. Fino a qualche giorno fa Salvini puntava al mantenimento del Rosatellum, ma oggi scommetterei che sta riconsiderando la sua posizione. Sarebbe il tradimento di Giorgia Meloni e la fine del centrodestra».
Se Renzi vuole portare a compimento un’operazione centrista con Toti e altri, deve invece spingere sul proporzionale?
«Non deve ma è probabile che lo faccia».
È comunque un panorama di posizioni molto frastagliato.
«Sì. In ogni caso dopo le vicende collegate alla rielezione di Mattarella, tendo a ritenere un po’ più probabile la riforma proporzionale che il mantenimento del Rosatellum».
Quale è il sistema che l’Italia dovrebbe adottare per la stabilità?
«In presenza di una profonda destrutturazione del sistema partitico, a partire dal 1993, siamo riusciti a stabilizzare i governi comunali e regionali con l’elezione diretta dei sindaci e dei presidenti di Regione e grazie a un sistema elettorale proporzionale con premio di maggioranza. Se vogliamo stabilizzare il governo nazionale e contemporaneamente garantire la rappresentatività del Parlamento dobbiamo andare in quella direzione».
Intanto un cambiamento è indispensabile in presenza del taglio dei parlamentari, non crede?
«Non è una necessità; sono piuttosto indispensabili cambiamenti dei regolamenti».
Lo stallo sul voto per il Colle ha visto molti invocare l’elezione diretta del capo dello Stato. Per Giuliano Amato, neo presidente della Consulta, occorrerebbe riformare tutto il sistema.
«Amato pensa a un semi presidenzialismo alla francese. Ci sono diversi modelli presidenziali. Io ritengo che quello di tipo americano non sia adatto, il semi presidenzialismo alla francese con qualche aggiustamento potrebbe funzionare. Preferisco però quello che ho chiamato il “modello italiano di governo” e che prevede alcuni indispensabili ingredienti».
Quali?
«Ripeto, il modello di Comuni e Regioni, un modello misto che combina elementi di presidenzialismo e di parlamentarismo».