Gianluca Modolo per “la Repubblica - Affari & Finanza”, 31 gennaio 2022
ATTENTI A QUEI DUE - ALLEATI, POI AVVERSARI, POI DI NUOVO OTTIMI VICINI DI CASA, ORA CINA E RUSSIA CON XI E PUTIN HANNO FORMATO UNA PARTNERSHIP ECONOMICA, MILITARE, GEOPOLITICA E PERFINO SPAZIALE SEMPRE PIÙ STRETTA: SI PARLA DA TEMPO DI UNA NUOVA STAZIONE INTERNAZIONALE DI RICERCA LUNARE SINO-RUSSA PER FARE CONCORRENZA AL PROGETTO ARTEMIS A GUIDA AMERICANA - L'INTERSCAMBIO COMMERCIALE TRA PECHINO E MOSCA VALE 146,88 MILIARDI DI DOLLARI NEL 2021... -
Accomunate dal "nemico" americano e dalle pressioni dell'Occidente su diritti umani, democrazia e pericolose manovre militari, Pechino e Mosca continuano a fare insieme grandi affari. L'anno appena concluso è stato particolarmente proficuo: l'interscambio commerciale tra Cina e Russia ha raggiunto il volume record di 146,88 miliardi di dollari nel 2021, un +35,8% annuo, secondo i dati pubblicati dalle dogane cinesi. Obiettivo per il 2024: arrivare a 200 miliardi.
E se la situazione ai confini con l'Ucraina dovesse precipitare e nuove sanzioni dovessero arrivare, allora l'abbraccio dell'orso russo con il dragone cinese aspettiamoci si faccia ancora più stretto. Un rapporto tra i due - anzi, una "partnership strategica", come sia al Cremlino sia a Zhonghanhai amano chiamarla - al momento però sbilanciato. Nel 2021 la Cina ha rappresentato circa il 18% del fatturato commerciale complessivo della Russia.
Al contrario, la quota russa del fatturato commerciale cinese è stata poco più del 2%. È chiaro chi tra i due faccia la parte del leone, sempre per rimanere in tema di metafore animalesche. Come arrivare all'obiettivo dei 200 miliardi? La parola chiave, anzi la materia chiave, è ancora una volta il gas.
Dopo l'accordo, nello scorso mese di giugno, al Forum economico di San Pietroburgo raggiunto tra la russa Novatek e la cinese Zhejiang Provincial Energy Group sulla fornitura di almeno un milione di tonnellate di gas naturale liquefatto all'anno per almeno 15 anni all'interno del progetto Arctic Lng2, durante le Olimpiadi invernali che si aprono a Pechino il 4 febbraio Vladimir Putin e Xi Jinping si incontreranno - per la prima volta da mesi - faccia a faccia: un tête à tête che servirà ai due "amici", come amano chiamarsi a vicenda, per ricominciare a parlare e forse a finalizzare l'avvio del mega gasdotto Power of Siberia 2 che attraverso la Mongolia porterà 50 miliardi di metri cubi di gas russo in Cina all'anno.
Mosca deve diversificare le sue esportazioni - vista la tesa situazione geopolitica - e Pechino ha un estremo bisogno di importare soprattutto per ridurre la propria dipendenza dal carbone e portare a compimento la sua rivoluzione verde.
Il consumo annuale di gas della Cina (che già oggi è il maggior consumatore al mondo e compra circa il 43% di gas dall'estero) dovrebbe raggiungere i 620 miliardi di metri cubi entro il 2040 e superare il petrolio come principale fonte di combustibile entro il 2050. In tempo per arrivare alla neutralità carbonica dieci anni più tardi.
Del progetto i due presidenti discussero anche durante l'ora e mezza di telefonata del 15 dicembre scorso. Appena un giorno dopo Putin invitò al Cremlino il presidente mongolo Ukhnaagiin Khurelsukh, terzo attore di questa partita. Di un secondo impianto, che riesca quasi a raddoppiare la quantità di gas russo verso la Cina, si parla in realtà da anni.
Progetto finora rimasto sulla carta per alcune incomprensioni sul percorso che dovrebbe seguire. Gazprom preferiva partire dalla Siberia occidentale e arrivare nel Xinjiang cinese passando per i monti Altai.
Pechino voleva che il gas arrivasse attraverso la vicina Mongolia. Alla fine i cinesi l'hanno spuntata e ci si è accordati su quest'ultimo tragitto. L'accordo, per i russi, assume una rilevanza particolare soprattutto ora con le tensioni con l'Europa riguardo alla crisi ucraina. Come faceva notare giustamente Alexander Gabuev, del Carnegie Moscow Center, parlando con il quotidiano Nikkei, «a differenza del precedente gasdotto di Gazprom verso la Cina (il Power of Siberia 1, operativo dal 2019 e che fornirà alla Cina 39 miliardi di metri cubi all'anno una volta raggiunta la piena capacità entro il 2025, ndr), questo attingerebbe agli stessi giacimenti di gas (la penisola siberiana di Yamal, ndr) che la compagnia usa per rifornire il mercato europeo.
Rendere operativo il Power of Siberia 2 fornirebbe quindi a Gazprom un'ulteriore leva quando si parla con i clienti europei». Un'arma in più per aprire e chiudere i rubinetti a piacimento, insomma. Per vedere realizzato il gasdotto - se alla fine, come molti credono, la firma arriverà - bisognerà aspettare ancora qualche anno: almeno fino al 2030. Quello che si sta muovendo in terra mongola, però, è un segnale della volontà di accelerare il più possibile la realizzazione.
Gazprom ha già registrato nel Paese una propria succursale e avviato contatti con il governo di Ulan Bator per iniziare la costruzione di un primo tratto tra due anni. Pure la Cina vuole accelerare: buona parte del gas naturale che Pechino importa dall'estero passa dallo Stretto di Malacca, la "superstrada dei mari", e le tensioni nel Mar cinese meridionale, con le navi americane a pattugliare, suggeriscono di provare a costruire vie alternative in fretta.
Alleati, poi avversari, poi di nuovo ottimi vicini di casa, con Xi e Putin i due Paesi hanno formato una partnership economica, militare, geopolitica e perfino spaziale sempre più stretta (si parla da tempo di una nuova stazione internazionale di ricerca lunare sino-russa per fare concorrenza al progetto Artemis a guida americana).
Un rapporto, quello tra Mosca e Pechino, che è cambiato costantemente: dal cameratismo (geloso) di Mao con Stalin, alla scissione sino-sovietica e a una quasi guerra negli anni 60, al riavvicinamento negli anni 90 e 2000. Non un'alleanza, ma un avvicinamento cruciale.
A cementare lo speciale rapporto - dopo anni di diffidenze e tensioni - quest' anno dovrebbe essere inaugurato il primo ponte ferroviario che collegherà la città cinese di Tongjiang con quella russa di Nizhneleninskoye, sul fiume ghiacciato dell'Amur, o l'Heilong come lo chiamano i cinesi.
Oltre duemila chilometri che sono un'arteria fondamentale per connettere l'estremo Nord-Est del Dragone con la ferrovia Transiberiana. Il ponte è pronto, se ne sta lì, in attesa che i due leader lo "battezzino". Un altro tassello di questa amicizia molto speciale.