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 2022  gennaio 31 Lunedì calendario

“SENZA MATTARELLA SAREMMO CADUTI NELL’ABISSO? UNA MINCHIATA” – GIUSEPPE CRUCIANI: “MA QUALE PATRIA, QUALE STABILITÀ, I GRANDI ELETTORI HANNO RIELETTO IL CAPO DELLO STATO PENSANDO ALLA CADREGA, ALLA POLTRONA. I 5 STELLE? EVAPORATI. IL TWEET DI GRILLO CHE ANNUNCIA LA QUASI ELEZIONE DI ELISABETTA BELLONI È LA PERFETTA DIMOSTRAZIONE CHE QUESTI QUA NON CONTANO PIÙ NULLA" – L’ERRORE DEL CENTRODESTRA - E SU DRAGHI: "SIAMO GIA’ IN CAMPAGNA ELETTORALE. ORA PER IL PREMIER SI FA TUTTO PIÙ DIFFICILE..." -

Giuseppe Cruciani, habemus Papam: dopo giorni di stallo, intrighi, accoltellamenti, tradimenti, sotterfugi, siamo atterrati al punto di partenza. Mattarella bis. Tutti si affrettano a celebrare il presidente per aver accettato con «sacrificio» il secondo mandato. Prime impressioni? «Io rifiuto l'idea del "salvatore della patria". Non ho nulla contro Mattarella, però si è fatta passare l'idea che senza di lui saremmo caduti nell'abisso. Detto alla sicula, una minchiata».

Ma come, eravamo drammaticamente sul ciglio del burrone. Lo stallo alla messicana, la paventata paralisi delle istituzioni «Guarda, la teoria apocalittica sulla presidenza della Repubblica mi fa semplicemente ridere. La stragrande maggioranza di quelli che hanno votato Mattarella non hanno pensato alla cosiddetta "stabilità", ma solo alla cadrega».

Con altre figure al Quirinale, la stabilità sarebbe stata in pericolo: o no? «No, fosse salita al Colle la Casellati non sarebbe cambiato un bel niente. Cosa mai doveva succedere? È una pura questione di occupazione di potere. E mi fa ridere anche la dottrina del "fate presto"».

Cioè? «È ridicolo che gli opinionisti televisivi, che peraltro vivono e ricamano sul caos, si siano indignati perché il Parlamento si è preso sette giorni per decidere. Sette giorni per stabilire chi va al Quirinale per sette anni, non mi sembrano tantissimi. Insomma, non c'era nessuna emergenza».

«Non era nei miei piani», ha detto il presidente riconfermato. «Mattarella esercita un potere felpato, senza intervenire troppo nemmeno sui fascicoli più scottanti. Nemmeno, per capirsi, sul Csm delegittimato dagli scandali, o sulle storture dei provvedimenti anti Covid.

È in sostanza un potere invisibile, per questo piace ai parlamentari. Detto questo, l'elezione del presidente non sposta una lira nelle tasche degli italiani. Assistiamo al teatrino parlamentare, ci indigniamo un po', e torniamo ai nostri problemi. E la vita continua».

Ammetterai che abbiamo assistito, di fatto, alla resa della politica? «Certo. Il centrodestra, o quello che ne rimane, avrebbe fatto meglio a fare un'operazione semplicissima. Anziché intestardirsi su un proprio candidato, dovevano sparigliare. Proporre un Rutelli, un Gentiloni, un Veltroni agli avversari, intestandosi l'idea».

Addirittura? «Avrebbero fatto una grande figura, e la sinistra non avrebbe potuto rifiutare. Il centrodestra vincente alle elezioni politiche sarebbe stato comunque garantito. Dopo il voto, una presidenza scelta in questa maniera non avrebbe potuto negare loro il governo. Ma insomma, è andata diversamente: capisco che c'erano altri obiettivi, tipo prolungare la legislatura e proteggere i vitalizi».

Ci aspettano il proporzionale e il «grande centro»? «Non lo so. Non mi pare che Letta sia un grande fan del proporzionale. È vero che il centrodestra oggi è a pezzi. Ma questo è solo ciò che vediamo oggi: tra un anno chi lo sa».

E i 5 stelle? «Scomparsi dai radar. Evaporati. Il tweet di Beppe Grillo che annuncia la quasi elezione di Elisabetta Belloni è la perfetta dimostrazione che questi qua non contano più nulla».

Visto il fallimento del Parlamento in seduta comune, cresce ancora la spinta verso una riforma costituzionale. Ci sono serie possibilità di eleggere il prossimo presidente attraverso un voto diretto degli italiani? «Magari, ma non succederà mai. Secondo te i politici italiani affidano al popolo la scelta di uno degli strumenti di potere più grandi, cioè il Quirinale? Il presidente della Repubblica, soprattutto nei momenti di crisi politica, ha poteri sostanziali e spesso decisivi.

In più controlla le forze armate e presiede la magistratura. Ce la vedete la classe politica che rinuncia a un posto così cruciale per cedere la responsabilità agli italiani? Impossibile. Sarebbe un'impresa titanica».

Draghi è stato in campo fino all'ultimo, ma la candidatura non è mai decollata. Impossibile proiettarsi al Colle senza coltivare rapporti con i partiti. Il premier ha commesso degli errori? «Voleva attraversare la palude della politica senza sporcarsi delle scarpe. Prima si è chiamato fuori, poi ha fatto una conferenza stampa sottraendosi alle domande sul Quirinale: sostanzialmente era un'autocandidatura. Quando ti comporti così, di solito ti bruci».

Dicono che, con la sconfitta della politica, Draghi andrà avanti senza pietà sulle riforme. Soprattutto quelle più scomode. Insomma basta compromessi: da oggi regnerà la tecnocrazia ancor più di ieri? «Non credo. Se Draghi vuole andare giù dritto, va comunque a sbattere contro i gruppi parlamentari in fibrillazione. Siamo già in campagna elettorale, è tutto più difficile. Non a caso il premier voleva fuggire al Quirinale».

La riconferma di Mattarella è il trionfo dell'assetto tecnico-politico fondato sull'emergenza perpetua? «Non a caso il più felice di tutti, per il Mattarella bis, è il ministro Speranza. Si è precipitato a manifestare la sua gioia senza perdere un attimo. Non è strano, che la sinistra interna sia quella più soddisfatta per l'elezione di un democristiano?».

Insomma, ha vinto la linea della gestione sanitaria restrittiva? «Sì, anche se poi dubito che con un'altra figura al Quirinale sarebbe cambiato molto. Sarà forse la realtà dei fatti, presto, a farci uscire da questa bolla psicologica. Quella di essere l'unico Paese che aggiunge restrizioni, mentre gli altri le smantellano».

Presto arriverà il green pass senza scadenza, per i vaccinati con tre dosi. «Appunto. Noi confermiamo il green pass, mentre gli altri lo tolgono. Aumentiamo la dose. Ci droghiamo di green pass. Andiamo in overdose di green pass mentre nel resto d'Europa cercano, diciamo così, di disintossicarsi».

Da domani parte la stretta anti Covid. Servirà il certificato verde per accedere alle poste e in banca. E all'orizzonte s' intravede la deadline sui luoghi di lavoro: dal 15 febbraio chi non ha il green pass non incassa stipendio. Ti aspetti altre limitazioni?  «Siamo al paradosso per cui non puoi neanche andare a ritirare la pensione senza il lasciapassare. Ripeto, succede solo da noi. È un'incredibile lesione della libertà individuale. E tutto senza risultati concreti in termini di contagi. Del resto il governo è fermo da Natale: la restrizione è l'unica forma di attività politica. Di più: un metodo di governo».

Cioè? «Pensiamoci un attimo. A parte il fumoso Pnrr, qual è l'unica ragione di esistere di questo governo? L'emergenza sanitaria e la sua gestione. È l'unico fondamento di questo governo».

Questo spiegherebbe il protrarsi dell'emergenza? «Sì, e inoltre questo spiega perché, mentre negli Usa e in Spagna i tribunali supremi bocciano i provvedimenti restrittivi estremi, da noi invece si accetta tutto. L'establishment, ben rappresentato al vertice dall'asse Mattarella-Draghi, funziona magnificamente».

In tutto questo, resiste un pesante giudizio morale contro i no green pass e i no vax? «Io non sono il portavoce dei no vax, ma faccio notare che i non vaccinati esistono in tutte le società occidentali. Peraltro sono molto più numerosi all'estero che non in Italia. Non possiamo immaginare il 100% di popolazione vaccinata, per giunta con più dosi. Alcuni diritti fondamentali di milioni di italiani sono stati compressi perché considerati pericolosi per la salute pubblica: con il 90% di vaccinati, è un'aberrazione».

Dunque? «Dunque non possiamo neanche utilizzare i no vax come capro espiatorio per salvare la faccia a chi non sa più cosa dire. Mi sorprende che la sinistra, sempre attenta ai diritti delle minoranze, oggi sposi a occhi chiusi questa sorta di pensiero unico».

Insomma, è anche banalmente una questione di interessi politici? «Se un governo di centrodestra avesse preso gli stessi provvedimenti, sarebbero scesi in piazza sindacati, Partito democratico e sinistra assortita contro il golpe strisciante e la democrazia in pericolo».

Alcuni virologi sembra quasi si stiano riposizionando sull'utilità del green pass, o sull'opportunità delle cure domiciliari. Esistono i voltagabbana anche nel mondo scientifico? «Nei talk show si dice di tutto, regnano l'esibizionismo e la legittima vanità, e lo dico facendo parte di quel mondo. Una volta che le restrizioni sono diventate insopportabili anche per i vaccinati, che ne vedono l'inutilità, certi esperti perennemente in tv si stanno riallineando con l'opinione pubblica. Ne percepiscono la stanchezza. In un certo senso, anche i virologi sono diventati esperti di comunicazione. Era inevitabile finisse così».