La Stampa, 31 gennaio 2022
Stipendi spaziali
Di recente, nelle cronache finanziarie si è fatto sovente menzione di Kkr, il “super fondo” come viene definito per le sterminate dotazioni di asset in gestione in tutto il mondo. La creatura in questione, la stessa che ha avanzato un interesse per Tim, risponde al nome dei fondatori e attuali amministratori delegati in “co-sharing”, Henry Kravis e George Roberts, guru della finanza a stelle e strisce e di diritto tra i Ceo più pagati degli Stati Uniti (e del mondo). I due, nel 2020, hanno raccolto rispettivamente 81,3 milioni e 85,4 milioni di dollari, principalmente dalle loro partecipazioni nell’azienda. Kravis, 77 anni, ha ricevuto 42 milioni di compenso e 39,3 milioni di dividendi dalle sue azioni Kkr, mentre Roberts, anche lui 77 enne, ha portato a casa 42 milioni di compenso e 85,4 milioni di dividendi dalle sue di azioni. Da segnalare che entrambi, dal secondo trimestre del 2020, hanno rinunciato allo stipendio base di 300 mila dollari «in seguito alle difficoltà create dalla diffusione del Covid-19 negli Stati Uniti».
C’è però chi sta meglio: l’ad di Blackstone Group, Stephen Schwarzman, ha intascato 610,5 milioni di dollari nel 2020 da dividendi e compensi, più di qualsiasi altro dirigente di private equity e con un aumento del 20% rispetto all’anno precedente nonostante l’impatto del Covid-19. Marc Rowan, il nuovo Ceo di Apollo, ha intascato invece 92,6 milioni, di cui 72,3 milioni in dividendi e 20,3 milioni in ricavi da investimenti. Spostandosi nell’orbita dei banchieri, è il numero uno di Goldman Sachs, David Solomon, a fare notizia visto che nel 2021 ha incassato 35 milioni di dollari, ovvero il doppio dei 17,5 milioni di dollari ricevuti nel 2020. La retribuzione totale del Ceo-Dj (è nota la sua passione per la musica house) include uno stipendio base annuo di 2 milioni di dollari e un compenso variabile di 33 milioni di dollari, il 70% del quale è sotto forma di compenso azionario basato su obiettivi aziendali. In clima di aumenti sono anche altri colleghi di Wall Street. Quello di Morgan Stanley, James Gorman che ha preso 35 milioni, mentre J.P. Morgan ha premiato Jamie Dimon con un ritocco a 34,5 milioni.
Non di sola finanza si nutrono gli ad multimilionari, Silicon Valley è l’altro eldorado per la professione Ceo. Il Re Mida in questo caso è Sundar Pichai di Alphabet, la società madre di Google, con una retribuzione nell’anno fiscale 2019 di 280,6 milioni di dollari, di gran lunga la maggior della Corporate America (categoria società quotate). La stragrande maggioranza di quel denaro – circa 277 milioni – è sotto forma di premi in azioni. Secondo, ma di gran lunga staccato, è stato il Ceo di Intel Robert Swan con uno stipendio base di 1,2 milioni, ma con 62 milioni in premi azionari e 3,7 milioni in incentivi. Il collega di Microsoft Satya Nadella ha guadagnato 42,9 milioni di dollari nell’anno fiscale 2019, il 66% in più rispetto all’anno precedente, grazie al rimbalzo del valore delle stock option che gli sono state assegnate. Se non si frequenta Wall Street e Silicon Valley occorre andare in zona Big Pharma, dove il più pagato è Larry Merlo di Cvs Health, il quale ha incassato nel 2019 circa 36,5 milioni di dollari (ma il dato del 2020 è senza dubbio assai più consistente dato il rimbalzo del settore col Covid).
Un rapporto dell’Institute for Policy Studies del 2019 stima che l’80% delle aziende S&P 500 paga il proprio Ceo oltre 100 volte di più di quanto paga il proprio lavoratore mediano. Ciò significa che ci vorrebbe un secolo prima che il dipendente medio guadagni ciò che il suo ad intasca in un anno. Secondo l’Economic Policy Institute, la retribuzione degli ad è cresciuta del 1.322% dal 1978, mentre quella dei lavoratori è aumentata solo del 18%. Nel 2020, i Ceo delle prime 350 aziende negli Stati Uniti hanno guadagnato in media 24,2 milioni di dollari, 351 volte di più di un lavoratore tipico.