la Repubblica, 30 gennaio 2022
Le reazioni di Mattarella
si alza in piedi, fa per uscire dalla stanza e poi si ferma: «Però potremmo stare sulla Cartabia». Sulla ministra della Giustizia. La reazione è unanime. Tutti sbuffano e il concetto è semplice: «Ma ora ci dici la Cartabia? Ma come la costruiamo? Dopo tutto quello che le hai detto?». «E allora – allarga le braccia Salvini non ci resta che Mattarella». A quel punto la cinepresa si rivolge solo verso il capo dello Stato. Draghi viene informato dell’esito dell’ultimo summit. Anche i partiti stanno sul bis. I parlamentari, in realtà, lo erano già almeno dal giorno prima. Ed è il presidente del Consiglio che a quel punto si assume l’onere di chiedere a Mattarella di rimanere. Poco prima dell’ora di pranzo sale sul Colle per il giuramento del nuovo giudice costituzionale, Filippo Patroni Griffi. Dopo la cerimonia si ferma a parlare con il capo dello Stato. Lo aggiorna sulla situazione e sulle intenzioni delle forze parlamentari. Gli chiede formalmente di rimanere. Torna a Palazzo Chigi e incontra il ministro leghista Giorgetti. Poi chiama tutti i leader del centrosinistra. E conferma di aver ricevuto il sì di Mattarella. Fino a quel momento il presidente della Repubblica aveva evitato accuratamente di interferire nelle trattative. La sua disponibilità è il frutto di una presa d’atto: ossia che il “vento del Parlamento” stava soffiando in quella direzione. Mattarella ha anche evitato di parlare con i leader dei partiti. La sua disponibilità – illustrata anche nel colloquio con Draghi – rappresenta uno stimolo affinché il Parlamento svolga la sua funzione fino in fondo. Non era insomma più accettabile che l’Assemblea continuasse a procedere a colpi di astensioni e schede bianche. La fisiologia implica che una soluzione del genere sia tattica e occasionale, non sistematica. La situazione di emergenza complessiva, quindi, ha spinto Mattarella ad accettare la proposta che dopo Draghi gli è stata avanzata anche dai capigruppo della maggioranza. Ma il rapporto va inteso solo con il parlamento e non con le forze politiche. E naturalmente nessuno può pensare che il mandato ricevuto debba o possa avere una scadenza: come prevede la Costituzione dura sette anni. A quel punto le riprese del film si fermano. È l’ottavo ciak, o meglio l’ottava votazione. La trama impazzita si chiude, lascia la sala e si ritorna alla realtà. E, sperabilmente, alla normalità. Probabilmente la cena di venerdì prossimo con gli amici di sempre si farà ancora al Quirinale. Ringrazio i presidenti di Camera e Senato. Desidero ringraziare i parlamentari e i delegati delle Regioni per la fiducia espressa nei miei confronti. I giorni difficili trascorsi per l’elezione alla presidenza della Repubblica nel corso della grave emergenza sul piano sanitario, economico e sociale richiamano al senso di responsabilità e al rispetto delle decisioni del Parlamento. Le condizioni attuali impongono di non sottrarsi ai doveri a cui si è chiamati e devono prevalere su altre considerazioni e su prospettive personali differenti, con l’impegno di interpretare le attese e le speranze dei nostri concittadini. Sergio Mattarella, rieletto capo dello Stato, dopo aver ricevuto i presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico ed Elisabetta Casellati, che gli hanno comunicato l’esito del voto g