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 2022  gennaio 29 Sabato calendario

Quanto è ricco Vladimir Putin?

Ora che Joe Biden minaccia di colpirlo «con sanzioni ad personam» si risolleva la questione della ricchezza personale di Vladimir Putin. Negli anni, le rivelazioni degli oppositori – come la Versailles sul Mar Nero – e inchieste come i Pandora e i Panama Papers ne hanno ricostruito alcune propaggini. Ma tra gli osservatori e le diplomazie occidentali c’è un generale accordo che sia incommensurabile. Fa testo una sola stima. In un’audizione al Senato Usa, nel 2017, l’imprenditore Bill Browder (diventato critico del Cremlino dopo una vita a capo di uno dei più grandi fondi d’investimento in Russia) ha stimato la fortuna di Putin in «200 miliardi di dollari di denaro sporco», occultati all’estero. Fortuna che ne farebbe l’uomo più ricco del mondo, se 4 anni dopo il titolo va a Elon Musk con 238 miliardi. 
Il Cremlino dichiara proprietà e rendite modeste. Un salario pubblico di circa 130 mila euro l’anno (dato 2020). Un appartamento da 77 mq, un garage da 18, due auto vintage Volga GAZ M21, un Suv. «Tutte le proprietà di Putin sono in Russia». In pochi lo credono. Ancora ieri, un diplomatico britannico sul Times parlava di «Londongrad», alludendo alla collocazione di parte delle ricchezze del presidente nel Regno Unito, con la protezione del governo conservatore, che da Mosca riceve donazioni (2 milioni di sterline nel 2019).

Fortune nascoste 
L’elenco del Cremlino non comprende, ad esempio la faraonica villa sul Mar Nero, a Gelendzhik, la cui esistenza è stata svelata un anno fa dai droni della «Rete anticorruzione» dell’oppositore Navalny. Sopra la villa ci sono diversi km quadrati di «no-fly zone», e il palazzo, 14 mila metri quadri, ha posti di blocco, un porto adiacente, una chiesa. Il parco, grande 39 volte il Principato di Monaco, è gestito dal Servizio Federale per la Sicurezza, organo speciale nato sulle ceneri del Kgb, di cui Putin è stato presidente. La villa sarebbe costata 1,1 miliardi di euro e – secondo l’oppositore – donata a Putin come maxi-tangente. L’inchiesta di Navalny ricostruisce la storia delle proprietà, elencando i prestanome incaricati di detenerne le chiavi. Formalmente il palazzo appartiene all’uomo d’affari Alexander Ponomarenko. Ma nessun imprenditore ha una no-fly zone sulla sua villa, o la guardia presidenziale come security. Già nel 2012, l’oppositore Boris Nemtsov, poi assassinato, aveva redatto un’inchiesta sulla fortuna segreta di Putin. Vi elencava – «sono beni a sua disposizione», fu la difesa del Cremlino – 21 tra ville e palazzi, 15 elicotteri, 43 aerei, due yacht. Anche nei «Panama Papers» ci sono rivelazioni. Una figura chiave: il violoncellista Sergej Roldugin, amico d’infanzia e «custode» di almeno due miliardi di dollari per suo conto. Più dense le scoperte dei Pandora Papers, nel 2021, ancora a cura dell’International Consortium of Investigative Journalism. Come sempre il nome di Putin non appare, ma ci sono quelli di molti degli uomini a lui vicini e «miracolosamente» ricchissimi: tra loro, Svetlana Krivonogikh, sua amante, da cui avrebbe avuto una figlia. 

Il patto con gli oligarchi 
Ma come è stato accumulato questo immenso patrimonio fantasma? È ancora Bill Browder a raccontare, di prima mano, il «patto con gli oligarchi» stretto da Putin dopo l’arresto di Mikhail Khodorkovsky: il presidente pretenderebbe il 50% dei proventi di tutti. Chi si rifiuta, finisce in prigione e – come Khodorkovsky, uomo più ricco di Russia nel 2002 e poi incarcerato ed espropriato – finisce per dargliene il 100%. Un’altra teoria è quella dell’economista svedese Anders Aslund. Come «scagnozzi mafiosi», scrive, amici e famigliari del presidente si intestano beni al posto suo. Lui li fa prosperare e in cambio pretende un «pizzo». Un esempio: l’ex compagno di judo Arkady Rotenberg, magnate delle Olimpiadi di Sochi. O l’ex genero Kirill Shamalov, grande dirigente della banca d’affari Gazprombank. Già Barack Obama, quando nel 2016 aveva promesso «una rappresaglia» per l’interferenza russa sul voto Usa, era stato consigliato dagli analisti della sua intelligence a rendere pubblica la grande ricchezza di Putin. Questa operazione non si fece. Ora Biden ha promesso «sanzioni personali»: non è escluso che si basi su informazioni di intelligence raccolte proprio da allora.