La Stampa, 29 gennaio 2022
Intervista a John McEnroe
John McEnroe, sette titoli dello Slam, una delle icone dello sport del Novecento, oggi è commentatore di Eurosport.
John, chi hi vince domani gli Australian Open, Nadal o Medvedev?
«È la migliore finale possibile e mi aspetto una grande battaglia. Medvedev rispetto all’anno scorso ha vinto uno Slam e crede molto di più in se stesso. Nadal però è una leggenda. Se devo fare un pronostico dico Medvedev in cinque set, ma non sarei sorpreso se vincesse Nadal. Medvedev però ne uscirebbe ridimensionato»
In Italia c’è grande curiosità: Riccardo Piatti l’ha finalmente ingaggiata come aiuto coach di Sinner?
«Durante il terzo set del match di Jannik con Tsitsipas in effetti mi aspettavo una chiamata da Riccardo…»
Che cosa non le è piaciuto?
«Stefanos ha giocato un grande match ma Jannik non aveva un ’piano B’. Si è come bloccato. Capita, se il tuo avversario gioca così bene, è capitato anche a me. Jannik è un gran bravo ragazzo ma deve migliorare ancora. Non è a suo agio a rete e ogni tanto è incerto in mezzo al campo. Deve imparare a cambiare marcia, a fare cose diverse, non può stare due o tre metri dietro la riga di fondo come Nadal, non è il suo gioco. Ma bisogna anche guardare il lato positivo. Ha fatto tanti progressi, è già un campione, può vincere uno o più Slam. Riccardo però non mi ha chiamato. Forse ha deciso di fare da solo…».
Berrettini di che cosa ha bisogno?
«È vicino al suo massimo potenziale. Ha reagito alla grande con Nadal dopo essere stato dominato per due match. Ha grandi colpi, ed è migliorato anche con il rovescio, il suo punto debole. Dopo i primi due set con Nadal mi ero detto: hey, ma cosa succede?… Ma è stato bravo a rientrare. Gli ho parlato qualche volta, it’s a great kid, un bravissimo ragazzo. Djokovic, Nadal e Federer sono più atleti di lui, ma è il numero 6 del mondo, sta facendo le cose giuste e sa concentrarsi al 100 per cento sul tennis… A differenza di me e di Adriano Panatta, ad esempio».
Matteo e Jannik vinceranno degli Slam? E se sì, quali?
«Be’, non vorrei incontrare Matteo sull’erba. Sulla terra per lui la vedo più difficile. Deve abituarsi a vincere i match più in fretta. Mentalmente la sua non è una sfida banale: ’Okay, vai là fuori e dai il meglio!’. Mica facile, se l’altro è Nadal… Penso che possa vincere uno Slam, e Jannik anche più di uno. Ma devono continuare a lavorare».
Da zero a dieci quanto sono stati importanti i coach nella sua carriera?
«Vediamo…Due? Ma ai miei tempi i coach non usavamo molto. Oggi i tennistici girano con lo psicologo, il trainer, il fisio, due o tre coach, la famiglia, gli amici, persino lo chef. È un mondo diverso. Dipende molto dalle persone, Moya ad esempio ha fatto un ottimo lavoro con Nadal. Non è un mestiere facile, ma se riesci ad aiutare uno come Sinner a raggiungere il suo massimo, può essere gratificante».
Capitolo Djokovic: tornerà o per la questione vaccini non riuscirà a giocare i prossimi Slam?
«Non lo so. Non vedo come possa uscirne se non si vaccina. Alla Laver Cup, in autunno, anche Medvedev, Rublev e Tsitsipas non erano vaccinati, poi però si sono decisi e hanno potuto giocare senza problemi a Melbourne. Ora di Parigi le regole potrebbero essere cambiate, altrimenti Novak dovrà fare una scelta. Deve essere molto convinto delle sue ragioni se ha rinunciato all’occasione di vincere il 21° Slam e superare Nadal e Federer».
È lui il ’cattivo’ del tennis?
«Per me è molto intelligente. Non mi spiego quindi perché abbia dato interviste da positivo, o mentito alla dogana. Personalmente non credo che chi non si vaccina sia una cattiva persona. Io ho fatto anche il booster, ma non credo che Kyrie Irving o Aaron Rodgers siano delle cattive persone. Mi è sembrato orribile come è stato trattato Novak, anche se tutta la faccenda ha contribuito a far parlare più di tennis».
Chi è il più forte di sempre, Federer, Djokovic o Nadal?
«Ci sono argomenti a favore di tutti e tre, Djokovic ad esempio è messo meglio nei confronti diretti, ma la cosa che conta è i tre più grandi hanno giocato uno contro l’altro così a lungo. Purtroppo non giocheranno per sempre. Anche se a volte mi illudo che sia possibile…».
Borg è stato invece il più importante, la prima vera superstar?
«Stai dicendo che è stato più forte di me, vero? Sì, con il suo stile e i suoi successi Bjorn ha cambiato il tennis. È stato vedendo tutte quelle ragazze che gli correvano dietro che ho deciso di fare il tennista! Abbiamo giocato contro solo 14 volte, Djokovic e Nadal più di 50, quindi ci è mancato qualcosa. Ed è folle pensare che ha giocato il suo ultimo Slam a 25 anni. È stato un peccato per il tennis».
Medvedev è un attaccabrighe. Va punito?
«Guarda che stai parlando con la persona sbagliata. Amo vedere le emozioni in campo, se vola qualche parolaccia, come accadeva con me o Connors, be’, mi piace! Rende tutto più interessante. Daniil è un giocatore molto intrigante, diverso da tutti, quello che mi diverte di più vedere. È come se leggesse nella mente degli avversari. Per quanto riguarda gli arbitri: se non ti ricordi come si chiamano vuol dire che hanno lavorato bene».
Le sono piaciute le Finals italiane? Verrà a Torino quest’anno?
«Mi è sempre piaciuto giocare in Italia, i fans sono come me, molto emotivi. Credo che i tennisti a Torino abbiano sentito quella energia. Non so se verrò, ma nel caso una cosa è certa: mangerò pasta a pranzo e cena. A New York provano a copiarla, ma l’originale è un’altra cosa».