Avvenire, 29 gennaio 2022
L’Argentina ristruttura il debito con il Fmi
L’Argentina ha trovato un accordo con il Fondo monetario internazionale per ristrutturare il suo debito da 44 miliardi di dollari. Nel 2018 l’allora presidente Mauricio Macri aveva concordato con il Fmi un prestito da 57 miliardi di dollari, il finanziamento più grande della storia del Fondo. I soldi servivano a tirare fuori il Paese da una violenta crisi valutaria e a consentire a Macri di procedere con la sua agenda di riforme liberiste. Non tutti i 57 miliardi alla fine sono arrivati a Buenos Aires: nel di- cembre del 2019 Macri, sconfitto alle elezioni, ha lasciato il posto al progressista Alberto Fernández, che ha trovato nel bilancio pubblico 44 miliardi di euro da restituire al Fmi a partire dal 2022. Rimborsare i prestiti del Fmi, con rate per 19 miliardi di euro complessivi per quest’anno, è un impegno troppo pesante per le casse argentine. Fernández ha trattato con Washington ed è arrivato all’accordo annunciato ieri, nel giorno in cui il governo argentino avrebbe dovuto pagare una prima rata da 735 milioni di dollari (altri 365 milioni erano da pagare martedì prossimo). «Avevamo un debito impossibile da pagare, che ci ha lasciati senza presente né futuro– ha detto Fernández –. Adesso abbiamo un accordo ragionevole che ci permetterà di crescere e rispettare i nostri impegni attraverso la nostra crescita».
I termini della ristrutturazione del debito non sono ancora stati comunicati nel dettaglio. Il Fmi ha concesso più tempo per i pagamenti in cambio di impegni fiscali per il governo argentino. Martin Guzmán, ministro dell’Economia, ha spiegato che il deficit dei conti pubblici dovrà essere ridotto allo 0,9% del Pil entro il 2024 mentre il finanziamento del debito tramite la Banca centrale dovrà essere interrotto gradualmente. Esclusa una rapida svalutazione del peso (oggi in Argentina l’inflazione corre al ritmo del 50% annuo). «Intendiamo raggiungere i nostri obiettivi di deficit con una spesa reale che non fermi la ripresa economica e permetta di rafforzare gradualmente le entrate fiscali» ha detto Guzmán.