il Giornale, 29 gennaio 2022
Giù l’obolo, la Chiesa fa cassa con gli immobili
Venduto il noto palazzo in Sloane Avenue 60, a Londra, al centro della compravendita-truffa con i fondi della Segreteria di Stato oggetto di un processo tuttora in corso nel tribunale vaticano che vede imputati tra gli altri il cardinale Angelo Becciu. «Venduto al di sopra della valutazione che avevamo in bilancio e della valutazione fatta dagli istituti specializzati», ha annunciato il prefetto della Segreteria per l’Economia, padre Juan Antonio Guerrero Alves, nel giorno in cui la Santa Sede ha presentato anche il Bilancio Preventivo 2022, in cui ha previsto un deficit di 33 milioni a causa del Covid.
Il ministro delle finanze vaticane non ha tuttavia rivelato il prezzo di vendita, ma si è limitato a dire che «il contratto è stato firmato, abbiamo ricevuto il 10% del deposito e tutto sarà concluso nel giugno 2022. La perdita della presunta truffa, di cui si è parlato molto e che ora è sottoposta al giudizio dei tribunali vaticani, era già stata presa in considerazione nel bilancio». La vendita del palazzo di Londra «è stata un’operazione condotta in piena trasparenza e secondo le nuove regole dei contratti vaticani», riferisce ai media vaticani il numero uno delle finanze vaticane. «Sono stati assunti un broker a Londra e uno studio legale, entrambi con una gara ristretta, così come una persona di fiducia a Londra per accompagnare il processo e rappresentare i nostri interessi. Il processo – ha spiegato – è stato accompagnato da un team della Santa Sede con alcuni aiuti professionali esterni da Roma. Sono state ricevute sedici offerte, quattro sono state selezionate, dopo una seconda tornata di offerte, è stata scelta la migliore». La perdita della presunta truffa era già stata presa in considerazione nel bilancio. Un buco che monsignor Nunzio Galantino, presidente dell’Apsa, aveva stimato in una forchetta che oscilla fra un minimo di 66 e un massimo di 150 milioni di sterline (73 e 166 milioni di euro).
Dal bilancio diffuso ieri dalla Santa Sede emergono entrate per 769,6 milioni di euro, mentre si registrano uscite per 803 milioni di euro, con un deficit totale di 33,4 milioni di euro, rispetto ai 42 milioni di euro previsti lo scorso anno. Sulle voci del Preventivo pesano ancora gli effetti della pandemia da Covid-19, «pur essendo atteso per il 2022 un progressivo recupero delle attività economiche, meno per le donazioni e i contributi». Altro dato importante che emerge è il calo dell’Obolo di San Pietro, ovvero le donazioni che arrivano da tutto il mondo per la carità del Papa. «Nel 2021 – ha riferito il Prefetto – c’è stato di nuovo un calo rispetto all’anno precedente, che oserei quantificare in non meno del 15%. Se nel 2020 l’incasso totale dell’Obolo era di 44 milioni di euro, nel 2021 non credo che sarà più di 37 milioni di euro. La diminuzione nel 2021 si aggiunge alla diminuzione del 23% tra il 2015 e il 2019 e alla diminuzione del 18% nel 2020, il primo anno della pandemia». Per questo la Santa Sede guarda ad altre strade per incrementare le entrate, come l’aumento della superficie degli immobili da mettere a reddito. «Ci sono molti edifici dati al servizio della missione della Chiesa, circa 60 templi a Roma, non pochi edifici dati a istituzioni universitarie, ospedali e altre istituzioni al servizio della missione della Chiesa. Questa grande parte del patrimonio immobiliare – ha concluso padre Guerrero Alves – non ha una rendita economica, ma solo una rendita sociale e a volte ha dei costi».