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 2022  gennaio 29 Sabato calendario

La carrozza d’oro del re d’Olanda è razzista

L’AIA Simbolo di razzismo, del passato colonialista e dell’ostentazione della ricchezza a danno delle popolazioni indigene. È con queste motivazioni che nei Paesi Bassi è stata definitivamente ritirata la carrozza reale dorata, utilizzata da re Guglielmo Alessandro nelle occasioni pubbliche ufficiali. La decisione è stata presa dallo stesso sovrano con l’obiettivo di riconciliare la monarchia con i propri sudditi. Nota come Gouden Koets, letteralmente Carrozza Dorata’, è stato il mezzo di trasporto che, secondo protocollo, il monarca utilizzava nel giorno del discorso per l’apertura dei lavoro al Parlamento de L’Aja, a cui si aggiungono le cerimonie della famiglia reale. Da tempo, però, questo simbolo della casata d’Orange-Nassau, è finito al centro di dure polemiche. Tra le accuse rivolte c’è anche quella di razzismo, tanto da portare alla decisione di ritirarla dalla scena pubblica. Nel mirino è finita la decorazione di uno dei pannelli laterali, intitolato Tributo dalle colonie’ e raffigurante uomini e donne di colore e asiatici che portano doni e si inginocchiano davanti a una figura femminile bianca che rappresenta la monarchia. 
LA SCENALa scena è stata additata come razzista e simbolo della sottomissione delle popolazioni indigene delle colonie sotto la dominazione dei Paesi Bassi, con le terre spogliate dei loro beni. Oltre alla figura femminile, ci sono anche altri personaggi criticati, come l’uomo bianco che consegna un libro a un bambino di colore oppure, ancora di più, l’uomo bianco anziano che mostra il pugno a un ragazzo di colore che porta un carico pesante. 
La carrozza, regalo della città di Amsterdam alla principessa Guglielmina per la sua investitura del 1898, è in stile rinascimentale olandese e in legno di teak, gran parte del quale è ricoperto di foglia d’oro. Già nel 2011 due deputati proposero di rimuovere il pannello della discordia. Ferma dal 2015 perché complice un restauro, è stata anche accusata di rappresentare la ricchezza e il lusso della famiglia reale, e polemiche ci sono state quando si è deciso di metterla in mostra all’Amsterdam Museum. Ora la scelta definitiva del re. 
Nel corso dei secoli, i Paesi Bassi hanno avuto un impero coloniale che ha toccato quasi tutti i continenti, dall’isola di Giava, oggi Indonesia, all’attuale Sudafrica con la sua popolazione di boeri. Oggi il Regno dei Paesi Bassi conta quattro nazioni indipendenti, Paesi Bassi, Aruba, Curaçao e Sint Maarten, quest’ultime tre isole del Mar dei Caraibi. Da tempo la società olandese si interroga sul suo passato colonialista e sul ruolo svolto dalla madre patria, e in questo processo il sovrano olandese ha deciso di impegnarsi in prima persona. 
«Non possiamo riscrivere il passato. Possiamo cercare di accettarlo insieme. Questo vale anche per il passato coloniale ha detto in un messaggio video ufficiale re Willem-Alexander, 55 anni, dal 2013 sul trono. Fin quando ci saranno persone che nei Paesi Bassi avvertono quotidianamente il dolore della discriminazione, il passato getterà ancora la sua ombra sul presente».
Il dibattito nella società civile e nelle istituzioni locali non è privo di contrasti. Lo scorso anno la sindaca di Amsterdam, Femke Halsema, si è pubblicamente scusata con il ruolo svolto dalla sua città nella tratta degli schiavi. Una decisione che ha spaccato la politica, con il primo ministro, Mark Rutte, che invece si è rifiutato di fornire le scuse formali da parte dello Stato. La mossa del sovrano olandese viene letta come un gesto di riconciliazione anche per le tensioni sociali scatenate dalle restrizioni dovute alla pandemia e le violente proteste che ne sono seguite. Nell’ottobre 2020, mentre il paese era in pieno lockdown, la coppia reale partì per una vacanza in Grecia: le critiche sono state così feroci da costringere il re e la regina Maxima a rientrare in patria il giorno dopo con un volo di linea.