la Repubblica, 28 gennaio 2022
Giappone, un’app per fare innamorare i colleghi
PECHINO — Banche, giornali, compagnie aeree, ferroviarie, telefoniche: le aziende giapponesi giocano a fare Cupido. Hanno a cuore, certo, la felicità dei loro dipendenti, soprattutto se si traduce in maggiore produttività sul posto di lavoro. Impiegati single e tristi – complice pure il Covid che non aiuta a fare nuovi incontri visto che molti lavorano da casa – non stimolano la creatività e non fanno crescere l’azienda, sostengono. Così già 800 imprese in tutto il Sol Levante non hanno saputo resistere alle avances di Aill Goen, una nuova app di incontri che promette di far sbocciare l’amore con quella collega di scrivania a cui magari non abbiamo mai avuto il coraggio di rivolgere la parola o con quel tipo affascinante incrociato di sfuggita alla macchinetta del caffè. Lavoratrici e lavoratori non tirano fuori uno yen: ci pensa il capo.Questa sorta di Tinder aziendale funziona così: l’impresa sottoscrive un abbonamento all’app (6mila yen al mese, 46 euro) e offre il servizio ai propri dipendenti sotto forma di benefit compreso nel pacchetto di welfare. I lavoratori che decidono di iscriversi si creano il loro profilo e possono iniziare la ricerca della felicità andando a sbirciare gli account dei colleghi o di coloro che lavorano in altre aziende del database.«I datori di lavoro sono preoccupati per la salute mentale dei propri dipendenti, il più delle volte confinati nelle loro case senza alcuna interazione fisica. Volevo creare una piattaforma che rendesse più facile raggiungere l’equilibrio tra lavoro e vita privata, e che allo stesso tempo favorisse la crescita delle aziende», ha spiegato alla Kyodo, l’agenzia di stampa giapponese, la creatrice China Toyoshima, trentaseienne di Tokyo. Grazie all’intelligenza artificiale, l’app è in grado di stabilire la compatibilità della futura coppia e di mostrare anche il livello di apprezzamento del potenziale partner calcolato in base a come si evolvono le conversazioni nella chat. «È come un amico che ci suggerisce se è troppo presto per fare la prima mossa o se invece è arrivato il momento di prendere coraggio e invitare lei o lui al cinema per il primo appuntamento », continua Toyoshima. Meno costosa di un’agenzia matrimoniale (che ancora oggi alcune aziende pagano in parte ai loro dipendenti), l’app è già stata scelta, ad esempio, dalla Mizuho, una delle tre più grandi banche del Paese, da compagnie come la All Nippon Airways, dalla Mitsubishi e perfino da un quotidiano ultracentenario come il Mainichi Shimbun. «Quando le persone cominciano a superare i 30 anni sono riluttanti ad usare app di incontri. Se invece il servizio viene fornito attraverso un’organizzazione di cui si fidano, come la loro azienda, allora è tutto più facile», spiega alla Kyodo uno dei manager che ha sposato con entusiasmo l’idea. Interessarsi alla vita privata non è una novità del resto per molte aziende. Pensiamo alle “ office ladies” che fino agli inizi degli anni ’80 affollavano gli uffici: ragazze assunte senza nessuna prospettiva di carriera spesso per fare le fotocopie o servire il tè. “Shokuba no hana”, i fiori dell’ufficio: messe lì in attesa che qualche collega le cogliesse, le sposasse, loro lasciassero il lavoro e si dedicassero alla famiglia e ai bimbi.Già, famiglia e bimbi: soprattutto questo preoccupa il Giappone che da più di un decennio vive un calo demografico che spaventa il governo per gli effetti che può avere sull’economia nazionale. Il numero dei matrimoni è diminuito del 12,3% e le nascite del 2,8%. Chissà se ora basta un’app.