la Repubblica, 28 gennaio 2022
Maria De Filippi intervista Emma Marrone
La ragazza con la valigia è arrivata a Roma dal Salento ricca di sogni e di “tre vestiti in croce”, per affrontare il provino di Amici condotto da Maria De Filippi. Dodici anni dopo, è la “signora bionda” che per prima le ha dato fiducia a intervistare per D Emma Marrone, che ricorda la vittoria di quel talent come l’inizio di una carriera ben oltre l’immaginazione e che ora prevede un’altra tappa a Sanremo: dopo la vittoria del 2012 e la co-conduzione con Carlo Conti nel 2015, è in gara con Ogni volta è così e ha scelto Francesca Michielin per dirigere l’orchestra. E con lei, nella serata delle cover, canterà Baby one more time di Britney Spears. Perché tra donne, quasi sempre, ci si capisce meglio.
Quando ho deciso di fare questa intervista, visto che ti conosco molto bene, mi sono chiesta: che faccio? Tiro fuori le parti di lei che gli altri non conoscono, oppure no? Poi ho concluso che era proprio questo ad avere senso. E quindi, cominciamo dalla Emma fragile: tu hai sempre avuto la tendenza a dire anche le cose che molti tacciono. Il coraggio della verità non è da tutti, e sicuramente comunica forza. Cosa che, nel tuo caso, per certi aspetti è senz’altro vera. Però esiste anche un altro lato di te, che ti sei sempre ben guardata dal mostrare. Magari per difesa?
Che cosa ti fa paura?
«Di paure ne ho tante, ma mi hanno sempre spinta ad andare avanti, addirittura oltre a quello che avevo solo immaginato per la mia vita. Sono fatta così, ho bisogno di lanciarmi nel vuoto per sentirmi viva, presente agli altri e a me stessa. Il coraggio della verità di cui parli, comunque, in qualche modo è diventato una forma di fragilità: ho sempre pensato che mi avrebbe resa più libera, ma in alcuni casi mi ha condannata alla solitudine. Con il tempo ho capito, infatti, che non sono io a dovermi difendere dagli altri, ma che spesso sono gli altri a difendersi da me, perché non tutti hanno la voglia o la forza di sentirsi dire in faccia la verità».
D’accordo. Però non mi hai ancora detto quali sono le tue fragilità e le tue paure.
«Eh, ci sto girando intorno. Me l’hai insegnato tu, tra l’altro, a schivare le domande! Se proprio vogliamo andare a fondo, diciamo che arrivo da una famiglia in cui non mi sono sentita dire spesso “brava”, e quindi avverto la necessità di ricevere conferme dagli altri. Sì, diciamo che quella del consenso è una fragilità. E che, nel corso della carriera, questa ricerca spasmodica di approvazione non è stata pienamente soddisfatta: mi sembra di averla ricevuta sempre con il freno a mano un po’ tirato».
Ti piaci?
«Adesso sì!».
Queste fragilità le hai superate?
«Assolutamente. Probabilmente mi sono nutrita di così tante altre cose che adesso l’aspetto fisico non è più un limite o un problema. Questo credo succeda quando si cresce. Non ho più l’ansia di dover uscire per forza truccata e allo stesso tempo, adesso, mi vedo una bella donna, con tutti i miei difetti».
Che cosa mi dici delle donne nella musica?
«È ancora un mondo in costruzione. Si parla così tanto di questo tema che sembra quasi debbano nascere associazioni per difendere le donne perfino nel nostro settore. Anche quest’anno, per dire, si è parlato di quote rosa a Sanremo, come se ci mettessero lì per fare numero. È spiacevole, perché noi non dobbiamo esibirci per accontentare il politically correct, tanto di moda in questo periodo. Ecco, se smettessero anche solo di definirci quote rosa si farebbe già un passo avanti. Le donne non devono essere integrate, visto che con questo si intende accettare chi sta ancora al di fuori.
Ma noi non dobbiamo essere né accettate né integrate, perché lo siamo già e lo dimostriamo ogni giorno con forza. L’ho sempre detto e ho cercato di dimostrarlo con le mie scelte. Come in questo caso, a Sanremo: dal punto di vista artistico è un momento molto importante della mia carriera, in cui mi metto parecchio in gioco, e ho deciso di dare spazio a Francesca Michielin – una giovane donna di cui ho grande stima – lasciandole il compito di dirigere l’orchestra. Per lei sarà la prima volta in un contesto del genere».
Sei sempre stata in prima linea su questo tema esponendoti spesso in prima persona, come quando hai partecipato alla manifestazione “Se non ora quando” nel 2011.
«Ho abbracciato molte cause, fin da quando ero piccola: ero rappresentante d’istituto a scuola, un punto di riferimento per i compagni, mi sono sempre fatta portavoce di battaglie in cui credo e che vorrei, prima o poi, che questa società vincesse. Per me è importante metterci la faccia, soprattutto se farlo significa arrivare a più persone possibili e contribuire a divulgare un messaggio importante. La violenza contro le donne, la difesa dei diritti delle persone, il cyberbullismo… questi sono solo alcuni dei temi che mi stanno a cuore. In questi anni ho cercato di sensibilizzare molto anche sulla salute e sulla prevenzione, lasciando testimonianza diretta della mia esperienza».
Tu sei una che sa cosa vuol dire esserci per gli altri.
«Per me è importante che questo lo pensino le persone che mi circondano. Esserci per me è anche una dimostrazione d’amicizia. I veri amici che ho, a Roma o in Salento, sono anche quelli che non mi trattano come Emma Marrone. Per loro sono l’amica che sa cucinare bene, con la quale si divertono. Con loro non ho niente da dimostrare. Non chiedono nulla se non la mia amicizia. Questa è una cosa rara che sono molto fortunata ad avere».