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 2022  gennaio 28 Venerdì calendario

Periscopio

Quando Carlo Nordio, a 70 anni è andato in pensione, ha detto ai giovani colleghi: leggetevi un libro di Shakespeare in più è un libro di diritto in meno. Marco Antonellis. ItaliaOggi.

L’ex rottamato, Massimo D’alema, e l’ex rottamatore, Matteo Renzi. Entrambi aspirano a un ruolo da king maker, e chiunque sia eletto, vedrete, diranno d’essere stati loro a renderne possibile l’assunzione al Colle, ma resta il fatto che guidano oscuri gruppuscoli del 2 per cento (e anche meno) e che non hanno un amico né un alleato al mondo. Diego Gabutti. ItaliaOggi.

I sei capi di partito sono oggi di fronte a un dilemma. Se non vogliono nominare Draghi Presidente della Repubblica, (e non lo vogliono) ma lo considerano uno di loro, il 3 febbraio Draghi sarà come ovvio dimissionario. Mi pare molto difficile che voglia continuare a fare per conto di costoro il lavoro sporco del Pnrr che essi, neppure tecnicamente, sono in grado di fare. Quindi, suggerisco a costoro, per portarsi avanti con il lavoro, che trovino già ora, fra le loro file of course, oltre al Presidente anche il futuro Premier. Prosit! Riccardo Ruggeri. ItaliaOggi.

L’italiano medio, che era noto per il suo ribellismo, ha dato prova di sapersi stringere intorno ai suoi governi, anche se di maggioranze diverse, con quella che Janan Ganesh, nel Financial Times ha chiamato enlightened docility. Appaiono sempre più fuori del proprio tempo i pochi che scioperano o manifestano. L’Italia era sfiduciata o piagnona, appare ora ordinata e persino patriottica. Sabino Cassese. Corsera.

Il parco buoi del Pd che ha un condottiero, Enrico Letta, che è stato disarcionato da tutti gli altri capi corrente a partire da Dario Franceschini, sbeffeggiato perfino da Roberto Bolle, fino al trio medusa Guerini-Lotti-Margiotta che ancora non hanno capito se sono ex comunisti, democristiani, centristi o, nonostante il numero formidabile di parlamentari, solo fancazzisti uninfluencers. Luigi Bisignani. Il Tempo.

Ora c’è in primo piano anche Maurizio Lupi (molti cronisti parlamentari andavano alle medie, quando lui era già deputato): Lupi sta brigando da giorni, vede intrighi e possibilità di accordi che agli altri sfuggono, ma seguirlo è inutile, perché ti volti ed è già sparito. Fabrizio Roncone. Corsera.

Diceva Einstein che «gli americani sono come bambini, e a volte possono diventare pericolosi»: noi pericolosi lo siamo per noi stessi e, quanto a fanciullezza, non temiamo confronti: adesso è in voga il gioco del “tu chi sceglieresti?” e fioriscono le proposte più spiritose, da Rocco Siffredi (“finalmente uno cazzuto”) a Alvaro Vitali, ma non è una cosa seria. Poi bisognerebbe intendersi sul ruolo: chi si vuole al Colle, un inquilino politico, tecnico o uno capace di rappresentare in senso ampio il Paese? Max Del Papa. ItaliaOggi.

Non scrivo di politica per influenzare la politica o per essere preso in considerazione. So bene che è impossibile, scrivendo, ottenere effetti pratici. Mi fanno ridere i giornalisti politici, gli editorialisti, gli intellettuali che invece si illudono di contare politicamente. Alfonso Belardinelli (Nicola Mirenzi). Huffington Post.

Il premier Mario Draghi è sicuramente la figura più autorevole, giusta da giocare nella fase più difficile. I partiti gli hanno messo attorno personalità non tutte all’altezza. Ci sono alcuni “migliori” che usano la stessa propaganda di Rocco Casalino, autocertificando risultati che sono lontani dall’arrivare. Credo che Draghi se ne sia accorto. Marco Bentivogli, già segretario generale dei metalmeccanici della Cisl (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.

Il liberismo è o non è. Parlano di «liberismo sfrenato» gli epigoni dell’ideologismo comunista, gli antagonisti del sistema (vincente) capitalistico. Pertanto il Cile di oggi non paga le conseguenze di un «liberismo sfrenato» ma le politiche populiste di destra e di sinistra praticate negli ultimi anni. Domenico Cacopardo. ItaliaOggi.

Se il risultato finale della riforma fiscale sarà quello che ormai sembra delineato (quattro aliquote Irpef ridisegnate e stop all’Irap per autonomi e ditte individuali) sarà ben poca cosa: qualche riga di un foglio di excel a fronte di una mole di norme che attualmente occupa nell’ultima versione del Codice Tributario 2636 pagine. Marcello Gualtieri, economista dell’Università Cattolica di Milano.

Questo campo di battaglia totale che era il Parlamento fu ideato dai Padri costituenti. Volevano che tutto passasse di lì e che le Camere avessero l’ultima parola. In Parlamento si confrontavano i partiti che nelle Commissioni e nelle Aule conducevano le proprie battaglie. Al Parlamento il governo chiedeva la fiducia, inghiottiva la sfiducia, pietiva il sì alle sue proposte, si rassegnava alle modifiche, si sottometteva alla bocciatura. Nulla di ciò che accadeva nel Paese doveva sfuggire al Parlamento che, con i suoi quasi mille componenti, aveva occhi e orecchie dalle Alpi alle Isole. Pareva che i Costituenti, ripensando all’anatema di Benito Mussolini che chiamò Montecitorio “aula sorda e grigia”, volessero risarcire le Camere del torto subìto. Giancarlo Perna: “Ring”. Guerini e Associati.

La politica del fare, il tratto milanese, la voglia di riscatto, la convinzione riformista aveva portato Tognoli a dialogare anche con i comunisti milanesi, i cosiddetti «miglioristi», gli amendoliani che Enrico Berlinguer non tollerava. Ma nel rispetto delle proprie convinzioni, Tognoli riuscì a coinvolgere anche una parte del Pci milanese nel riscatto di Milano, promuovendo giunte di sinistra che «facevano i tram di sinistra e le metropolitane di destra», secondo le teorie dell’epoca. Gianluigi Da Rold. Studi Cattolici.

Mio padre Valentino, classe 1895, era un funzionario dello Stato originario di Casarsa della Delizia, in provincia di Pordenone. Mia madre Antonia Mainardis Fabro, classe 1908, si occupava di me e di mia sorella. Era amica di Susanna Colussi, la mamma di Pier Paolo Pasolini, che era nata nel paese friulano e insegnava nella scuola elementare. Luigi Carlon, imprenditore (Stefano Lorenzetto), l’Arena.

Non si può che detestare la vecchiaia. C’è la morte in fondo alla vecchiaia e io di anni ne ho 91. e più si avvicina, più mi abituo all’idea di lei. Sento che il tempo mi incalza e non mi dà tregua. Come in fondo è giusto. Mi consolano i ricordi che splendono ancora intatti. Per un vecchio sono i ricordi la vita che gli resta da vivere. Fausto Curi, uno dei sopravvissuti del Gruppo letterario 63 (Antonio Gnoli), la Repubblica.

I giovani la morte, la vedono di profilo. I vecchi in faccia. Roberto Gervaso.