ItaliaOggi, 27 gennaio 2022
Periscopio
E «quando usciremo a riveder le stelle», dopo la pandemia, rivolgerò un omaggio alla tomba ravennate di Dante e sarò lì a ricordare che «siamo dei gran patacca». Stefano Accorsi, attore.
Da cronista alle prime armi, mi trovai inviato a Longarone, per la tragedia del Vajont, e la mia carriera (termine odioso) cominciò con un articolo sui guardoni della domenica, quelli che vennero, anche con i bambini, per fotografare i morti. Roberto Giardina (ItaliaOggi).
Messico e Italia hanno in comune la capacità di coniugare il sublime col terribile, la brutalità con la bellezza. Che poi sono le due dimensioni della vita: l’essere umano è affascinato dall’horror e dalla bellezza. Guillermo del Toro, regista. El Pais.
Veleno, pugnale o franchi tiratori. È così che si uccide un candidato sicuro. Concita De Gregorio. Repubblica.
Un Paese che ha il terzo debito pubblico del mondo, 200 miliardi di freschi prestiti europei di cui 122 da restituire, 350 morti al giorno di Covid e una ripresa tutta da consolidare, un Paese così non può permettersi il lusso di un lunedì surreale come quello di ieri. Pareva che gli oltre mille grandi elettori, compresi i capi partito, avessero scoperto all’ultimo momento che c’era da eleggere il presidente della Repubblica per i prossimi sette anni. Aldo Cazzullo. Corsera.
Giuseppe Conte, invece di riconoscere l’ovvia superiorità dei democratici, lasciando che siano loro (i democratici sapiens sapiens) a decidere per i Neanderthal 5 Stelle, vuole una donna for president (questo giorni fa, oggi non saprei, il leader è ondivago). L’«uomo dei penultimatum», come lo chiama con la sua tipica ferocia l’Elevato Beppe Grillo, tenta di parlare a nome di tutti i miracolati dal medesimo, che per lo più straparlano di candidati senza starlo a sentire. Diego Gabutti. ItaliaOggi.
Come si fa a credere nella giustizia, quando l’infermiera Fausta Bonino viene condannata in primo grado all’ergastolo e poi assolta in appello «perché il fatto non sussiste»? Dopo essere stata indagata per dieci omicidi, condannata per quattro e nuovamente accusata per nove. Dieci, quattro, nove, zero: in due soli gradi di giudizio. Questo si chiama «dare i numeri». Massimo Gramellini. Corsera.
Vladimir Putin si prepara a entrare in Ucraina. A dargli luce verde è paradossalmente colui che avrebbe dovuto dissuaderlo, Joe Biden. Non intenzionalmente, si capisce. Da tempo dice cose che non dovrebbe dire e dimostra di non essere up to the job, non in grado di fare il presidente, come scrive Henry Olsen sul Washington Post. Già, proprio sul giornale più filodemocratico. Cesare De Carlo. QN.
Discendendo da Antonio Ignazio Nalin, che ebbe un nugolo di figli e li battezzò tutti Napoleone, distinguendoli l’uno dall’altro con un numerale ordinale (Napoleone Primo, Secondo, Terzo, Quarto, e così via, fino a Quindicesimo), Vittorio Nalin, industriale alberghiero, non poteva che ispirarsi a lui, al Bonaparte. Anche perché la villa neoclassica dalla facciata lunga 40 metri, divenuta dal 1987 il suo paradiso terrestre, il suo unico amore, e anche il suo business, viene attribuita dagli storici dell’arte a Luigi Canonica, che proprio da Napoleone fu nominato architetto di corte e soprintendente alle fabbriche nazionali: suoi, a Milano, l’Arena, il piano regolatore e il Foro Bonaparte; i giardini della Villa Reale a Monza; gli apparati trionfali per l’incoronazione dell’imperatore dei francesi. Stefano Lorenzetto. L’Arena.
Una sera si trovarono a tavola nella medesima trattoria di Milano giornalisti e intellettuali d’ogni partito, convenuti a seguire i lavori del congresso comunista. La discussione si infittì, molti argomenti furono portati da una parte e dall’altra, poi si deviò come suole accadere verso temi più ampi. Si contrappose a Croce un Gramsci inedito che i comunisti conoscevano già in bozze. La discussione in ogni modo terminò su questa frase di Mario Alicata: «Quello che io deploro è la disonestà culturale di Croce, il quale non ha mai voluto prendere sul serio né Lenin come filoofo né Stalin come filosofo». Vittorio Gorresio: I carissimi nemici.
E oltre le mura, i borghi e campagne vivaci dell’Emilia Romagna racchiudono 202 teatri, 530 musei, 34 parchi e riserve naturali, 26 musei del cibo, 20 cammini e vie di pellegrinaggio, 11 itinerari cineturistici (tra cui «Le Terre di Don Camillo e Peppone», «La Rimini di Fellini» e la Bassa Romagna per il Novecento di Bernardo Bertolucci), 11 parchi divertimento, 4 autodromi, 22 terme e 9 mila chilometri di percorsi cicloturistici. Così belli che secondo Stefano Accorsi sarebbe meglio tenerseli per sé. Un mondo sempre in divenire, dove l’estate arriva potente. Regione Emilia Romagna.
I vagoni della metropolitana per la Gare Saint Charles sono vuoti. Invece la stazione è piena di turisti che partono e che arrivano. Il treno per Tolone, già pronto al binario, attende i suoi viaggiatori. La vetrina dell’edicola svela che Le Monde ha dedicato un numero speciale alla scrittrice Marguerite Duras. Una monografia ben fatta di cui lei sarebbe stata certamente felice. La prima pagina dell’Herald Tribune, invece, propone in bella vista una donna con il volto coperto da un velo spesso e scuro. Gli occhi pieni di rabbia e di paura fendono il cuore di chiunque si trovi a incrociarli con lo sguardo. Sullo sfondo, la sua capitale è in fiamme. Soldati stranieri, rivoltosi, fumo nero. Una scena di guerra: che fa paura e che rende frivole tutte le altre notizie di seguito elencate. Come l’inutile statistica sul numero di turisti che, ogni giorno, attraversa l’Arco di Trionfo a Parigi. Sono più di 300 mila. Ma questo, oggi, sembra non avere alcuna importanza. Proprio come la battaglia legale che la famiglia reale inglese ha riservato al periodico francese reo di aver pubblicato una fotografia della duchessa di Cambridge in topless. Nicola Lecca, Studi Cattolici.
Alcuni, per giustificata reverenza a Benedetto Croce, dicono che Francesco Gaeta ha scritto almeno un bel verso: «Un alito di neve e di limoni». Ma non è un verso; è un gelato. Umberto Saba: “Scorciatoie e raccontini”.
«Tra me e la vita vi è sempre una nebbia di parole, abbandonerei la verità per poter dire una freddura e mi getterei dalla finestra per amore di una frase», scriverà Oscar Wilde parlando con l’amico Conan Doyle del suo Dorian Gray, riassumendo, più efficacemente di molta saggistica, la sua concezione estetica della vita e dell’arte. Antonio Soldi. Studi Cattolici.
Il passato si allunga e il futuro si accorcia. Non mi resta che vivere il presente. Roberto Gervaso, scrittore.