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 2022  gennaio 27 Giovedì calendario

Biografia di Amelia Earhart

«Il coraggio è il prezzo che la vita esige per assicurare la pace. L’anima che non lo sa, non conosce il sollievo delle piccole cose, conosce solo la livida solitudine della paura». Questa frase è dell’aviatrice Amelia Earhart. Ricorda i discorsi di Theodore Roosevelt, fra cui uno molto noto: «L’onore appartiene all’uomo che è attualmente nell’arena che tenta valorosamente, che vaga e sbaglia più e più volte il suo posto non sarà mai accanto a quelle anime fredde e mediocri che non conoscono né la vittoria né la sconfitta». Eleanor, moglie di Roosevelt, è stata amica di Amelia e ha frequentato una scuola di pilotaggio per averla come insegnante.
LA FAMIGLIA
Amelia nasce il 24 luglio 1897 in Kansas. La sua famiglia ha problemi economici, il padre gira per lavoro, per cui lei e la sorella Muriel vivono a lungo con i nonni. Già da piccola mostra grande intraprendenza e coraggio. «L’avventura – dice – è un valore in sé». Nel 1915 frequenta corsi per infermiera e poi si sposta in California. Nel 1920 partecipa a un raduno aeronautico a Long Beach ed effettua un giro turistico su un biplano. «Dopo pochi secondi dal decollo – dirà – capii che quello era il mio destino. Inizia a prendere lezioni nel 1921 e vuole una donna come istruttrice, Anita Snook. É una delle primissime a ottenere il brevetto. Riesce a risparmiare abbastanza per comprare un piccolo aeroplano a due posti, che fa dipingere di giallo e chiama Canary, Canarino. In seguito va a vivere a Boston, dove lavora in altri campi, ma continua a volare.

IL PROGRESSO
In quell’epoca si dà grande risalto ai progressi dell’aviazione: il 20 maggio 1927 si conclude con successo la prima trasvolata atlantica di Charles Lindbergh. Lei stessa sarà detta in futuro Lady Lindy. A sua volta, le viene proposto di far parte di una squadra che deve attraversare l’Atlantico nel 1928. Ci sono Wilmer Sturz e Louis Gordon, a bordo di un Fokker. «Wilmer pilotò tutto il tempo. Io ero solo un bagaglio, fui trasportata come un sacco di patate», commenterà, insoddisfatta. Comunque, è la prima, per cui assurge a grande notorietà, viene chiamata la Regina dell’aria. Passeranno alla storia le immagini di lei con giubbotto di pelle, pantaloni a più tasche, berretto da aviatore e occhialoni. Lancia una moda. A quel punto, diventa una star e può dedicarsi solo al volo.

I SUCCESSI
Nel 1931 sposa George Putnam, scrittore ed editore che aveva pubblicato un libro su Lindbergh ed era stato all’origine della sua prima trasvolata. Il 20 maggio 1932 Lady Lindy, partendo da Terranova, riesce a compiere la traversata oceanica in solitaria su un Lockheed Vega. La sua meta è Parigi, ma per il maltempo atterra in Irlanda. La sua fama è alle stelle, riceve molti riconoscimenti fra cui la Légion d’Honneur e la Distinguished Flying Cross. Continua a effettuare lunghe trasvolate in solitaria. Prima di lei, il volo era considerato un’attività maschile, per cui il suo esempio è rivoluzionario e incoraggia le donne, facendone un modello femminista. «Ogni tanto le donne dovrebbero fare le cose che gli uomini hanno già fatto, e ogni tanto anche quelle che gli uomini non hanno fatto, definendosi come persone».

IL MISTERO
Dopodiché, comincia a pianificare la circumnavigazione aerea della Terra. Vuole seguire la rotta più lunga, equatoriale. Utilizza un bimotore Lockheed Modello 10 Electra, il suo co-pilota è Fred Noonan. I due decollano da Miami il 1 giugno 1937, li aspetta un viaggio di quarantasettemila chilometri. Effettuano scali in Sud America, Africa, India e giungono il 29 a Lae, Nuova Guinea. Il 2 luglio, partono per l’ultima fase. Dovrebbero fare una tappa a Howland Island, ma i contatti con il loro aereo si perdono. Il cutter Itasca, della Guardia costiera Usa, è a Howland per guidarli. Alle 7 e 42 del 2 luglio, la Earhart trasmette: «Dovremmo essere sopra di voi, ma non riusciamo a vedervi il carburante si sta esaurendo. Non siamo riusciti a raggiungervi via radio». Il suo ultimo messaggio è di un’ora dopo. Poi, più nulla.

IL MODELLO
La mobilitazione è immensa: quattromila persone della Marina e della Guardia costiera cercano i due aviatori, gli Usa spendono 4 milioni di dollari. Eppure, non vengono ritrovati. Molte sono le ipotesi, che scivolano persino nel complottismo. Una delle più accreditate è che siano caduti in mare, per aver finito il carburante o per un guasto. Uno studio recente sostiene che dei resti ritrovati nel 1940 sull’isola di Nikumasoro sarebbero dell’aviatrice, che aveva fatto un atterraggio di emergenza. Quale che sia la verità, resta un modello per coraggio, fiducia in sé stessa, carisma e tempra.
Un’altra aviatrice, l’inglese Amy Johnson, che Amelia aveva ospitato, muore a sua volta nel gennaio ’41, dopo essersi lanciata con il paracadute dal suo aereo. Ad Amelia sono dedicati libri, articoli, piazze, francobolli, statue, serie televisive, canzoni, film (uno con Hilary Swank), videogiochi. La Lego ha fatto un modellino del suo aereo rosso, Amelia Earhart Tribute. Come aveva detto lei: «La cosa più difficile è la decisione di agire, il resto è pura tenacia. Le paure sono tigri di carta».