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 2022  gennaio 26 Mercoledì calendario

Il metodo Pannella

È tardi, tardissimo, per fare quello che si doveva fare fin dall’inizio. Almeno da parte dei leader che hanno un rapporto cordiale con la nostra Costituzione, anche se non proprio praticanti. Enrico Letta, ad esempio, e quelli alla sua sinistra, collaudata però, e non populista. O, guardando verso il centro, chi ci sta, attenti a fermarsi prima dell’ultima fermata, il sovranismo. Partire dai requisiti, e ai requisiti appiccicare i nomi, uno o più. Se il capo dello Stato deve difendere la Costituzione, inutile scomodare chi la Costituzione la conosce poco, oppure la conosce dall’Università. Quella viva, che scorre ogni giorno dentro le principali istituzioni. Esperienza politica, tanta, ovviamente di parte, in origine. Sennò non è passione politica.
Inutile poi cercare un arbitro tra quelli che non hanno mai giocato, e nemmeno visto una partita. Quella di parte, in chi ama la politica e ha una buona base di onestà intellettuale, diventa facilmente terzietà. Vedasi Sergio Mattarella, e non solo. Evitare i fissati del potere personale, non saranno mai utili alla bisogna. Pieni poteri, no davvero, neanche per scherzo. Che poi scherzo non è. Cercare tra le persone serie e per bene. Poi fare i nomi, e proporli ai colleghi di buona volontà, corredati dei requisiti. Non è difficile. Alla luce del sole. Magari ricordando che Marco Pannella, decenni fa, quando peraltro tra i partiti la Costituzione era assai più popolare, conosciuta, chiedeva in aula che il voto fosse preceduto da un dibattito in Parlamento, alla luce del sole, per fare emergere requisiti e nomi. Lo chiedeva con forza, con veemenza, con tutte le provocazioni possibili. Un dibattito in cui ciascuno si prendesse le proprie responsabilità, davanti agli elettori, in piena trasparenza. I partiti di allora trattavano Pannella come un pericoloso nemico del sistema. Oggi, quando il sistema è in agonia, ripensiamo anche a lui.