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 2022  gennaio 26 Mercoledì calendario

La Baviera ha paura di un lupo

La Baviera ha paura di un lupo. Lo uccidiamo oppure no, ma il lupo cattivo forse non c’è più. L’altra settimana il tribunale dell’Alta Baviera ha emesso la sentenza capitale: il lupo che non ha un nome, solo una sigla GW2425m, doveva essere eliminato. La caccia era aperta. Hanno fatto appello il Bund Naturschutz, l’ente federale per la protezione della natura, e la Gesellschaft zum Schutz der Wölfe, la società per la difesa dei lupi.
Per il momento, i difensori della «bestia feroce» hanno vinto. Il tribunale amministrativo di Monaco ha sospeso la sentenza capitale, il lupo non rappresenta un pericolo per gli esseri umani. Ma non è detta l’ultima parola. Intanto, da oltre un mese il Wolf, il lupo, ha tagliato la corda, si è messo al sicuro altrove, oppure è deceduto per cause naturali. «Probabilmente si trova ormai in Austria», ha dichiarato l’esperto Uwe Riede. Ma fa sempre paura, e in certe zone si mettono in guardia i turisti: state attenti a non avventurarvi nei boschi, c’è il lupo in agguato.
Gli amici dei lupi ironizzano: in Germania vivono tre milioni di vitelli, tre milioni di maiali, decine di milioni di polli, 260mila pecore, destinati a morire per finire sulle nostre tavole, e i lupi hanno in un anno ucciso appena 51 animali domestici e provocato 50mila euro di danni agli allevatori, che saranno rimborsati.
Si preoccupa Frau Michaela Kaniber, 45 anni, cristianosociale, ministra regionale per l’agricoltura: il lupo è un pericolo per gli uomini, è stato visto aggirarsi vicino ai centri abitati, è meglio abbatterlo per il bene di tutti, anche se appartiene a una razza protetta. Ed è a favore anche Thorsten Grauber, ministro per l’ambiente. Per la messa a morte del lupo solitario è anche Josef Freutsmiedl, presidente dell’associazione cacciatori.
Una caccia difficile, il Wolf è stato avvistato per l’ultima volta il 19 dicembre nella zona di Berchtesgaden. Qualcuno non ha resistito alla citazione storica: qui si trovava il rifugio di Adolf Hitler, chiamato dagli amici e dai fan «Wolf», e in suo onore la cittadina creata per fabbricare la Volkswagen, fu chiamata Wolfsburg, Vero, ma di cattivo gusto ricordarlo.
L’ultimo lupo fu abbattuto in Baviera 140 anni fa. Esattamente il 21 luglio del 1882, l’oste Martin Wiesend lo uccise con due colpi di fucile nelle Fichtegebirge, la popolazione per tre giorni festeggiò l’evento: anche allora il Wolf aveva fatto strage di pecore e di capre, e terrorizzava gli abitanti. I bambini in estate non osavano più uscire di casa.
Sul luogo dell’abbattimento, è stata eretta una stele ricordo, che ancor oggi viene fotografata dai turisti.
I lupi sono ricomparsi in Germania da una ventina d’anni, e per gli amanti della natura sarebbe un buon segno. Sono un sintomo di salute per i boschi, come il ritorno dei castori, odiati dai contadini perché con le loro dighe provocano l’inondazione dei loro campi. I lupi sono stati censiti, tra i 450 e 500, divisi in una quarantina di branchi. Sono rari in Baviera, concentrati nell’ex Germania dell’Est, nella zona di Lausitz e nel Brandeburgo. Non costituiscono un pericolo per gli uomini, da cui si tengono alla larga, e i danni provocati agli allevatori sono modesti. Uccidono solo quando hanno fame. Ma in tempo di Covid, parlare del lupo solitario che si aggira famelico è un buon diversivo.
Già in passato la Baviera si è resa colpevole dell’abbattimento di un animale selvatico: nel maggio del 2006, la vittima fu il giovane orso Bruno, fuggito dal nostro Trentino che, vagando tra Svizzera e Austria, aveva avuto la sfortuna di invadere la Germania. Si scatenò una psicosi collettiva come oggi per il lupo solitario. Abbatterlo o catturarlo? Bruno, si disse, è stato educato male dalla madre, che lo aveva abituato a dare la caccia alle pecore nelle stalle e a avvicinarsi troppo ai centri abitati. Erano in corso i mondiali di calcio in Germania, e Bruno divenne motivo di polemiche tra gli italiani e i tedeschi, divisi anche dal pallone. Bruno, nonostante gli appelli degli animalisti, fu abbattuto il 26 giugno nella zona di Miesbach. Oggi, impagliato, è esporto a Monaco nel museo Menschen und Natur, la natura e gli esseri umani.