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 2022  gennaio 24 Lunedì calendario

Intervista ad Amalia Ercoli Finzi


Prima donna a laurearsi in Ingegneria aeronautica in Italia, professoressa emerita al Politecnico di Milano, Grande Ufficiale al merito della Repubblica, consulente della Nasa e dell’Agenzia spaziale europea, direttrice della missione Rosetta che ha portato una trivella progettata da lei su una cometa a 500 milioni di chilometri dalla Terra. Amalia Ercoli Finzi, classe 1937, è un gigante dentro il corpo minuto di una signora con l’entusiasmo e il sorriso di una ragazzina.
A lei è stato da poco intitolato uno dei due rover europei nell’ambito di ExoMars 2022, la missione che l’Agenzia Spaziale Europea sta mettendo a punto in collaborazione con l’agenzia russa Roscosmos per indagare tracce di vita su Marte. Il rover Amalia resterà a terra per testare le operazioni sul pianeta rosso del suo gemello, intitolato a Rosalind Franklin, chimica inglese che per prima fotografò la struttura a doppia elica del Dna. «È una notizia bellissima, che mi onora e che spero possa incoraggiare giovani scienziate».
Lei, cinque figli e una carriera luminosa, campionessa mondiale di conciliazione, sostiene che ogni donna deve avere tre vite («una professionale, una affettiva e una propria, per dedicarci a noi stesse e alle nostre passioni») e seguire la regola dei tre metalli («nervi d’acciaio, salute di ferro e marito d’oro»).
Sulla testa delle donne incombe un soffitto di cristallo. Ancor più opprimente nelle materie STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). Come fare a romperlo?
«Siamo fortunate che il soffitto sia di cristallo: è più facile da infrangere rispetto al cemento armato. Il nostro problema è la fiducia in noi stesse.
Siamo state abituate a pensare che non possiamo farcela, che siamo inferiori. Siamo vittime di stereotipi e falsi miti, come il binomio “bella e stupida”. Pensiamo invece, per esempio, a Hedy Lamarr, diva hollywoodiana degli anni ’30, autrice del brevetto che consentiva ai sommergibili di comunicare tra loro, alla base delle moderne reti wireless.
Bisogna lavorare sull’educazione delle bambine che possono giocare con le bambole se vogliono, ma anche con il meccano».
La pandemia però ci ha riportato indietro.
«Le donne hanno pagato un prezzo altissimo al Covid perché i carichi familiari, con le scuole chiuse, hanno gravato soprattutto su di loro. La convivenza obbligata ha poi esasperato i conflitti e, in certi casi, esacerbato la violenza domestica».
Come considera la scuola italiana?
«Al di là della didattica a distanza, ho fiducia nella scuola e soprattutto nelle insegnanti. La strada è ancora lunga davanti a noi ma abbiamo delle eccellenze che dobbiamo valorizzare. La nostra accademia è piena di donne che hanno ottenuto grandi risultati, ma sono stelle isolate. Abbiamo invece bisogno di costellazioni».
Lei è riuscita a tenere insieme una famiglia numerosa e un lavoro impegnativo. Come ha fatto?
«Quando siamo tutti insieme, solo i parenti stretti, siamo in diciotto. È un bel numero in effetti. Ho cercato di dare sempre il giusto peso alle cose.
Ho una scala di valori irrinunciabili che comprendono il rispetto per gli altri, la condivisione delle regole e delle decisioni, in modo democratico».
E i sensi di colpa – tara di ogni madre lavoratrice – non l’hanno mai travolta?
«Certamente. Ho incontrato anche molte persone che hanno cercato di alimentarli. Ho avuto spesso dei dubbi e mi sono domandata se stessi facendo bene. Ma sono convinta che non saremo giudicati per i nostri errori ma per il bene che non abbiamo fatto».
Oltre a famiglia e lavoro, lei riesce a conciliare anche scienza e fede?
«La scienza appartiene al mondo della logica, dell’umano. La fede è trascendente e arriva dove non arriva la scienza. Io sono molto fortunata: chi ha una fede come la mia non è mai solo».
Se rinascesse vorrebbe essere un uomo o una donna?
«Se rinascessi vorrei essere di nuovo donna e ingegnere. Perché siamo privilegiate: abbiamo una grande empatia e un interesse innato verso il prossimo. E possiamo essere madri, non necessariamente in senso biologico. La maternità è un istinto d’amore: si può essere madri anche con i figli degli altri. Io lo sono stata con molti dei miei studenti. Sono grata ai miei figli: mi hanno dato più di quanto io abbia dato loro».
Qual è il suo maggior successo?
«La mia famiglia e poi la missione Rosetta con cui nel 2014 abbiamo portato un piccolo lander su una cometa. Le comete mi piacciono moltissimo. Sono lo specchio di quello che è la nostra vita: vivono in un loro mondo freddo e buio e se ne allontanano, affascinate dal sole che la attrae verso di sé per poi lasciarle tornare indietro».
Se fosse eletta una donna alla presidenza della Repubblica, quale consiglio le darebbe?
«Mi auguro che venga eletta una donna. Le direi di utilizzare la sua intelligenza emotiva e di cercare di massimizzare la capacità, tutta femminile, di essere multitasking e di affrontare problemi complessi nella loro totalità, proprio come si fa nelle missioni spaziali».