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 2022  gennaio 24 Lunedì calendario

Tutti gli infortuni di Sofia Goggia

Legamento crociato destro e sinistro, menisco mediale e laterale, malleolo peroneale, piatto tibiale, radio. La collezione di infortuni di Sofia Goggia è un manuale di anatomia. Ogni pezzo rotto o lesionato ha richiesto interventi chirurgici, immobilizzazione, inserimento di placche, asportazione di placche, lunghe rieducazioni. C’è tutto il peggio che può capitare a un’atleta professionista, eppure Sofia ha trovato anche il tempo per vincere e diventare una delle più forti discesiste di sempre.
Non c’è un periodo peggiore nella sua storia agonistica: la campionessa azzurra si fa male di continuo. Comincia nel 2007 in una gara del circuito Fis, assai prima di finire sotto i riflettori: lesione al legamento crociato del ginocchio destro, che sarà sempre martoriato. Passa un anno ed è il menisco a fare crac. Altro giro in ospedale, altra rieducazione. A 16 anni, dopo due incidenti del genere, ci sarebbe da rivedere il proprio programma.
Niente da fare: il talento già si vede e reclama ogni volta il ritorno in pista il più presto possibile. Arriviamo al febbraio 2011: il destino, l’errore, la foga, la sfortuna, chiamatelo come vi pare, la costringono a un altro lungo stop dopo una caduta nella discesa di Altenmarkt con trauma cranico e lesione muscolare. Un anno dopo, nel gigante di Coppa Europa ad Andalo, vigilia dei Mondiali juniores, si rompono di nuovo crociato e menisco del ginocchio destro. L’infortunio alla vigilia del grande evento, Mondiale o Giochi olimpici, diventeranno una costante.
Sofia ha un anno scarso di tregua. Il 7 dicembre a Lake Louise, nella terza discesa di Coppa del Mondo in tre giorni, vola nelle reti, si rialza dolorante, rimette gli sci e arriva in fondo sulle proprie gambe (sembra ieri), ma l’esperienza in traumatologia la mette subito in allarme: il ginocchio sinistro, che fino a quel momento aveva retto, è andato. La prognosi ufficiale conferma sensazioni e paure: lesione al crociato, due menischi rotti e addio Olimpiadi di Sochi.
Lacrime e riabilitazione ormai sono diventati una costante di vita. Sofia conosce i terapisti, gli esercizi, i rituali, la stupenda sensazione di sentirsi guarita e di poter scendere di nuovo in pista. La sorte le regala un periodo di maturazione senza traumi, e i risultati arrivano. Il premio al coraggio, alla grinta e al talento è la medaglia d’oro in discesa ai Giochi di PyeongChang, seguita dalla Coppa del mondo di specialità.
La tregua dura fino all’ottobre del 2018, quando si rompe il malleolo peroneale ed è costretta a saltare la prima parte della stagione. Anche stavolta l’infortunio precede un evento: i Mondiali di Are di inizio 2019. La sciatrice bergamasca recupera in fretta e si presenta in buone condizioni all’evento: vincerà una medaglia d’argento che le regalerà grande gioia e qualche rammarico: come sarebbe andata se non si fosse fratturata quattro mesi prima? Il trauma successivo le risparmierà le gambe: sarà il radio del braccio sinistro a rompersi e a richiedere un intervento per inserire una placca. È il febbraio del 2020, sulle nevi di Garmisch. Le stesse dove un anno dopo si fratturerà il piatto tibiale e sarà costretta a saltare i Mondiali di Cortina. Stavolta – promette – avrà la forza di rialzarsi.