Corriere della Sera, 22 gennaio 2022
Il ritorno di Mira Sorvino
La ragazza interrotta del grande cinema americano a ventinove anni aveva già una laurea magna cum laude a Harvard (con tesi vincitrice del premio Hoopes riservato all’assoluta élite dell’ateneo), doppia borsa di studio della Fondazione Ford, cinque lingue parlate correntemente tra le quali il cinese, un premio Oscar e un Golden Globe per La dea dell’amore di Woody Allen, registi e produttori di Hollywood che facevano la fila per convincerla a recitare nei loro film, gli stilisti che le mandavano i loro abiti. Alta, bella, poliglotta, capace di recitare in drammi e commedie illuminando ogni battuta con la sua intelligenza: Mira Sorvino aveva tutto quello che un’attrice può sognare, ma a volte i sogni si trasformano rapidamente in incubi.
Tra i produttori che la cercavano c’era anche Harvey Weinstein: per trent’anni uno degli uomini più potenti di Hollywood e anche molestatore, stalker, stupratore. Sorvino, che ne rifiutò prima le grevi avances e disse poi no all’aperto ricatto, ha avuto la carriera se non distrutta fortemente danneggiata: ostracizzata per vent’anni da un sistema pavido e omertoso, perché non solo Weinstein l’aveva cancellata dai film dei quali era responsabile direttamente, ma aveva fatto sapere a tutti gli altri produttori che Mira Sorvino non doveva più lavorare, almeno nei film di serie A, quelli che avrebbe meritato lei. Sembrava già ingaggiata per la saga cinematografica del Signore degli anelli, popolarità e milioni garantiti: al regista Peter Jackson venne ordinato dalla produzione di scegliere un’altra attrice, né lei né Ashley Judd, altra bravissima interprete che aveva detto no a Weinstein. «Mi fecero sapere che lavorare con Sorvino e Judd era un incubo, meglio perderle che trovarle, di chiamare chi volevo tranne loro due – ha spiegato di recente —. Ho sbagliato, mi dispiace moltissimo».
In realtà Mira era (e rimane) ovviamente tra le attrici più preparate e serie, mai un ritardo, zero capricci, la lezione di professionalità assoluta di papà Paul Sorvino grande interprete di teatro e cinema, Big Paulie in Goodfellas capolavoro di Martin Scorsese, il taciturno gangster shakespeariano al quale basta un’alzata di sopracciglio per condannare a morte uno dei suoi picciotti. Mira Sorvino è stata una delle prima attrici a abbattere il muro del silenzio accusando Weinstein, finito prima in disgrazia e poi direttamente in carcere, dove rimane, anche grazie alla sua denuncia. «La mia carriera si è fermata per vent’anni», aveva detto: adesso che l’orco non c’è più e nessuno ha più paura di lui e dei suoi ricatti la vita professionale di Mira Sorvino è ripartita e il pubblico ha potuto ritrovare una delle attrici più brave della sua generazione. Eccola in American Crime Story 3: Impeachment (Fox Crime), fiction ispirata allo scandalo della stagista di Bill Clinton. Sorvino interpreta la mamma di Monica Lewinsky, con la solita classe e intelligenza. E ha appena finito di girare Lamborghini, biografia romanzata del grande imprenditore.
Il suo ritorno è una buona notizia per chi ama il cinema, peccato però che Weinstein abbia cancellato i vent’anni più belli per la carriera di un’attrice di Hollywood. È significativo che, oggi, nel serial su Monica Lewinsky, interpreti la mamma di una venticinquenne. Mira Sorvino ha 54 anni, quattro meno di Brad Pitt e sei meno di George Clooney ai quali però non vengono offerti ruoli da papà ma da protagonista di commedie romantiche. E Harrison Ford a 79 anni e mezzo sta interpretando il nuovo Indiana Jones, in uscita nel 2023.